«Cristo vince ogni ideologia»

«Cristo vince ogni ideologia» Ieri sera faccia a faccia di 45 minuti con Fidel, che confida: «Anch'io ho i miei acciacchi» «Cristo vince ogni ideologia» In 100 mila dal Papa nella città del Che SANTA CLARA DAL NOSTRO INVIATO «Anch'io ho i miei acciacchi», ha sussurrato Fidel Castro a Giovanni Paolo II, che gli parlava della sua salute. Come due vecchi conoscenti, il presidente cubano e il Papa si sono salutati e si sono scambiati alcune parole pubblicamente, prima di isolarsi per un colloquio di quarantacinque minuti. E' andato così l'atteso faccia a faccia di ieri sera tra Castro e Wojtyla, al termine di un giorrnata aperta dalla messa di Santa Clara. «Nessuna ideologia può sostituire la sapienza e il potere di Cristo»: Giovanni Paolo II sbarca a Santa Clara, la prima città conquistata dai guerriglieri castristi, e ora tempio del mito di Ernesto Che Guevara, e in attesa di incontrare il «Lider màximo» in privato questa sera (a mezzanotte in Italia) si dedica a smontare pezzo per pezzo l'archetipo della famiglia rivoluzionaria. La ruspa pontificia parte dai fondamentali. I diritti umani: «Lavoro, alimentazione, abitazione, sicurezza sociale, partecipazione sociale, libertà di associazione e di scelta della propria vocazione». Papa Wojtyla parla sotto un manto di nuvole e di vento in un grande campo di fronte a più di centomila persone. La fami¬ glia è in crisi, accusa Papa Wojtyla, «e ciò accade quando le famiglie in vivono in sistemi economici e culturali che sotto la falsa apparenza di libertà e di progresso promuovono, addirittura difendono, una mentalità antinatalista. Si arriva persino all'aborto, che è sempre un crimine abominevole». Secondo un rapporto di Pax Christi, la società cubana presenta valori record (per l'America Latina) in suicidi, divorzi e aborti. Dall'aeroporto al campo della messa siepi rade di persone sventolano bandierine e applaudono il Papa sotto i simboli del mito: grandi cartelloni del Che, «Intrasingencia, energia, valor». «Che comandante amigo». E richiami nazionalisti: «Quello che è nostro è nostro» proclama un allegro coccodrillo alto quattro metri sventolante la bandiera sul pennone della coda. Giovanni Paolo II parla di una realtà al di là degli slogan: «La situazione sociale vissuta in questo amato Paese ha anche causato non poche difficoltà della famiglia: le carenze materiali, quando gli stipendi non sono sufficienti o hanno un potere d'acquisto molto limitato, le insoddisfazioni per motivi ideologici, l'attrazione esercitata dalle società consumistiche». «Voglio che Castro mi dica la verità», diceva Giovanni Paolo II sull'aereo, e Castro ha risposto, all'arrivo, ribaltando sull'embargo Usa tutte le responsabilità di una situazione economica e sociale disastrosa. «Queste difficoltà, insieme ad alcune misure relative all'occupazione - ha proseguito impietoso il Pontefice - o di altro genere, hanno generato un problema che si trascina da anni a Cuba: la separazione forzata delle famiglie all'interno del Paese e l'emigrazione che ha lacerato intere famiglie, che ha seminato dolore in una parte considerevole della popolazione». Verissimo; ma è anche vero che sono in gran parte le rimesse degli emigranti, i cubani fuggiti negli Stati Uniti, a garantire a centinaia di migliaia di isolani l'accesso all'«area del dollaro». Il Papa celebrava sotto un rustico tetto, coperto con le foglie di palma, come erano una volta tutte le case in questa zona, prima che il cemento armato e l'architettura del realismo socialista si insinuasse tra le palme simbolo della perla dei Caribi. «Occorre offrire alle famiglie una casa dignitosa e un focolare unito», ha detto ancora il Papa girando il coltello su una delle piaghe più dolorose del Paese, la mancanza di alloggi. E poi ha lanciato un messaggio-chiave della sua presenza qui: «Non abbiate paura, aprite le famiglie e le scuole al Vangelo di Gesù Cristo, che non costituisce un pericolo per nessun progetto sociale. Cristo, è la risposta: Nessuna ideologia può sostituire la sua infinita sapienza, il suo potere. Per questo è necessario recuperare i valori religiosi nell'ambito famigliare e sociale, promuovendo la pratica delle virtù». A Cuba è battezzato circa il 46 per cento della popolazione; e nel 1996 ci sono stati 1513 matrimoni religiosi (su una popolazione di oltre 11 milioni). Pochissimi. Anche perché comunque non sono riconosciuti dallo Stato, ed è necessario risposarsi anche civilmente. Ultimo mattone che Giovanni Paolo stacca dal muro dalla società rivoluzionaria, quello della educazione: «All'autorità pubblica spettano diritti e doveri, tuttavia questo non le dà il diritto di sostituirsi ai genitori». Tutto questo ha un'aria di «déjà-vu» impressionante; la Polonia del 1979 e del 1983, ma non solo; il Nicaragua sandinista, e qualche regime minore del marxismo africano. Simpatia personale per Castro a parte, Papa Wojtyla non fa sconti. Chissà che cosa si diranno questi due vecchi giganti stanotte da uomo a uomo, senza testimoni, nel Palacio della Revolución. Marco Tosatti José, il giovane guardiano del mausoleo: «Questa resterà per sempre la gente del Che E' il suo popolo» Tra la folla dei fedeli tante magliette con Wojtyla ma anche molte con l'idolo locale del baseball Una famiglia di campesinos «Non siamo cattolici, ma è una occasione unica per vedere Pontefice e tomba dell'eroe» 5 - L'incontro di ieri sera all'Avana tra Giovanni Psolo II e Fidel Castro è durato 45 minuti. Qui sotto Che Guevara

Luoghi citati: America Latina, Avana, Cuba, Italia, Nicaragua, Polonia, Stati Uniti, Usa