Jospin apre le casse per placare i disoccupati di Enrico Benedetto
Jospin apre le casse per placare i disoccupati Il premier in tv: ritoccherò i sussidi Jospin apre le casse per placare i disoccupati E sull'euro rivela: «Sono stato io a ottenere l'ammissione dell'Italia» PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Con un «vi ho compresi» dal sapore gollista, Lionel Jospin incrina la politica di rigore economico lasciando intendere che i senzalavoro otterranno nuove misure assistenziali. Non i 70 miliardi - in franchi - che la loro piattaforma esigeva. Ma il premier annuncia 5 «eccezioni» in cui il governo interverrà sovvenzionando con mezzi supplementari i disoccupati. «Bisogna indicizzare i sussidi» spiega. E promette che il governo farà sforzi ulteriori per gli «chòmeurs» da aimi alla disoccupazione - i casi più difficili. Ma, per ora, non vuole quantificare la spesa. Parecchi miliardi, in ogni caso. «Un semplice contentino» osservano, delusi, i disoccupati. E' vero. Matignon non ritocca in maniera sistematica i «minimi sociali» come gli si chiedeva. E tuttavia le tiepide concessioni governative potrebbero indebolire la protesta. Non ve ne saranno altre: perché insistere? E poi, sia pure con garbo, il primo ministro stuzzica i protestatari. «La disoccupazione è di massa, il movimento sceso in piazza da dicembre no». L'attesa era grande, per il Jospin catodico. Dopo lunghe esitazioni il premier si era risolto a un'apparizione televisiva, esercizio nel quale amava prodursi - senza troppo successo - il suo predecessore Juppé. Obiettivo: invertire la tendenza. I sondaggi denunciano in chiara flessione la sua popolarità, la gaffe parlamentare sul caso Dreyfus è ancora fresca, nella maggioranza cova il dissidio tra ps, pcf e Verdi. Sui teleschermi di «Tf 1 », Lionel Jospin vorrebbe suonare la riscossa. Eccolo dunque battagliero al rendez-vous televisivo. «Mi rifiuto di mettere l'uno contro l'altro cuore e ragione, malessere sociale ed economia. Bisogna, semmai, riconciliarli» è il suo esordio. «So che cos'è la di¬ soccupazione, per esperienza familiare», dice. «E i senzalavoro sappiano che siamo al fianco». Richiama la gauche e i suoi valori. Prova a convincere i telespettatori che il governo non è virtuale - come sostiene da giorni il suo avversario N° 1 Philippe Séguin - ma al contrario brilla per iniziativa e tenacia. «L'impiego è il centro della nostra politica» azzarda. Bacchettando en passant i suoi indocili alleati - «il pluralismo non deve far dimenticare che la linea governativa è unitaria» - se la prende (un classico) con gli imprenditori transalpini, tuttora ostili alle 35 ore. L'Assemblée Nationale ne dibatterà sin da fine mese, e Jospin apprezzerebbe che i senzalavoro vedessero nella sua offensiva la loro battaglia. Segue l'abituale balletto di cifre sugli impieghi che le 35 ore dischiuderebbero. Fra quattro e settecentomila, afferma il premier. Ma gli stessi ministri azzardano cifre diverse, e «Le Monde» s'interroga dubitativo in prima pagina sui vantaggi reali dell'iniziativa-simbolo jospiniana. Il terreno è dunque minato per il premier. Che cerca di allentare la morsa delle domande. L'occasione arriverà con l'inevitabile quesito sull'euro. Jospin si illumina. «Ho ottenuto io che Italia e Spagna vi accedessero» proclama, oscurando Chirac. E prosegue, con uno stile ditirambico che non gli conoscevamo: «Gli italiani per noi sono come fratelli. E ne ammiriamo l'intelligenza. Ebbene: l'Ulivo e in particolare l'ex pei, la cui metamorfosi ormai è completa, la spuntano alla grande sull'ingresso nell'euro. Che l'Italia ci creda e tolleri sacrifici per non venirne estromessa, costituisce la miglior prova. Ergo, la moneta unica europea è una chance anche per il nostro Paese». Non vaneggia, Jospin: è solo reduce da un incontro con Massimo D'Alema. Enrico Benedetto
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