Dall'alcova di Clinton spunta Monica

Dall'alcova di Clinton spunta Monica Lei lavorava alla Casa Bianca. La confessione in un nastro carpito da un'amica Dall'alcova di Clinton spunta Monica «Una relazione di 18 mesi» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Per una Paula Jones che va, una Monica Levinsky che viene. Non c'è pace per Bill Clinton sul fronte femminile. Appena archiviate le sei ore passate sotto torchio sabato scorso, ecco un'altra fanciulla che fa tremare la Casa Bianca. Monica Levinsky è una ragazza di 24 anni che ha lavorato nell'amministrazione dal 1995 fino a un po' di tempo fa. Gli avvocati di Paula Jones l'avevano già individuata come una delle possibili donne con «cose» da raccontare a sostegno della tesi che in Clinton quella di saltare addosso a tutte le donne che gli capitano a tiro è un'abitudine inveterata, ma lei li aveva delusi. «Fra il Presidente e me non c'è mai stato nulla di men che corretto», dice una sua dichiarazione scritta con cui lei rispose al tentativo di coinvolgerla. Gli avvocati della Jones lasciarono perdere, almeno per quel che se ne sa, ma adesso a loro si è sovrapposto Kenneth Starr, l'investigatore indipendente incaricato di indagare sulla faccenda Whitewater. Da quella storia confusa, noiosissima e - dicevano i sondaggi - del tutto trascurata dal grosso pubblico, Starr non è riuscito a cavare nulla, né che Clinton o sua moglie Hillary avessero davvero fatto qualcosa di illegale, né che la Casa Bianca avesse cercato di ostacolare le sue indagini. Ma ora dice di essersi imbattuto in «qualcosa» suscettibile di non far rimpiangere i soldi spesi nei suoi tre anni e mezzo di indagini: la scoperta che Monica Levinsky ha mentito, che lei con Clinton ha avuto una relazione di almeno un anno e mezzo e che alla dichiarazione scritta in cui la negava era stata indotta da Vernon Jordan, un facoltoso avvocato amico di Clinton che le aveva anche promesso una buona sistemazione a New York. Poiché si trattava di una cosa che con Whitewater non c'entrava nulla, Starr ha chiesto un «ampliamento» del suo raggio d'azione e - questa è in sostanza la notizia di ieri che ha fatto scoppiare il nuovo scandalo - ha ottenuto sia il «sì» del dipartimento della Giustizia sia quello della Corte d'appello. In che consiste la sua scoperta? In alcuni nastri registrati consegnatigli da Linda Tripp, un'altra ex impiegata della Casa Bianca. La Tripp, assunta a suo tempo da George Bush, non pare proprio subire il fascino di Clinton. Mesi fa rivelò la storia di Kathleen Willey, palpeggiata da Clinton in un angolo della Casa Bianca. Ora ha dato a Starr le registrazioni delle conversazioni da lei avute con Monica Levinsky, in cui la ragazza racconta la sua storia con Clinton e i «buoni uffici» dell'avvocato Jordan. Sarebbe stato proprio Starr a dare alla Tripp il microfonino per carpire a Monica la confessione. «Per ora la mia cliente conferma il contenuto della sua dichiarazione», ha detto l'avvocato della ragazza. Ma se davvero sui nastri c'è quello che è stato detto, quella dichiarazione varrà meno della carta su cui è stata scritta e lei rischia una condanna per avere mentito. E Clinton cosa rischia? Di avere mentito anche lui, perché nelle sei ore di interrogatorio di sabato scorso alcune domande hanno riguardato anche Monica e lui ha risposto che fra loro non c'è mai stato nulla. Una bugia, se di questo si tratta, che Clinton ha ripetuto anche ieri, quando lo scandalo è scoppiato. «Il Presidente è oltraggiato da queste accuse. Fra lui e quella donna non c'è mai stato nulla», ha fatto dire al suo portavoce. Franco Pantarelli Monica Levinsky, l'ex stagista che avrebbe avuto una storia con Clinton

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