La base obbedisce al leader Ma il vero incubo è Papalia di Cesare Martinetti
La base obbedisce al leader Ma il vero incubo è Papalia La base obbedisce al leader Ma il vero incubo è Papalia LA REAZIONE DEL NORD-EST MONTECCHIO (Vicenza] DAL NOSTRO INVIATO Guardiamo l'affare Previti qui dal confessionale di via Edison 10, Monteccnio Maggiore, il Comune a più alta industrializzazione d'Europa, un abitante su due elettore della Lega. E' qui che, casa e bottega, ufficio da fiscalista e sezione del partito a distanza di un piano, il Mondardo ragionier Antonio riceve il popolo delle partite Iva e insieme i suoi fedeli leghisti. E' qui che ribolle quella secessione mentale e sentimentale fotografata dai sondaggi. «Previti? La verità - ci dice Mondardo - è che non gliene frega niente a nessuno». L'ordine di Bossi, come sempre, è stato raccolto ed eseguito: negare, minimizzare, negare. Sì, qualche telefonata di protesta, qualche fax contro la decisione di risparmiare le manette all'avvocato di Berlusconi. Ma la settimana scorsa. Oggi? Niente. Naturalmente il popolo leghista vorrebbe Previti in galera. Ma non è questo il punto. La verità, ci spiega il sociologo Ilvo Diamanti che da anni studia la Lega, è che chi si aspetta la rivolta contro il voto salva-Previti «continua a non capùe niente del Nord-Est». La bussola di Bossi era già orientata contro i giudici e da tempo un sismografo dell'opinione pubblica come l'osservatorio del Nord-Est del Gazzettino aveva segnalato che l'indice di fiducia nella magistratura stava precipitando: dal 48 al 24 per cento tra la «gente», a meno della metà tra gli elettori della Lega. Un sentimento che Fabrizio Comencini, federale di Bossi, ci ha sintetizzato così: «Di questi magistrati al servizio dei giochi politici ne abbiamo le balle piene». C'è da dire che la bomba ad orologeria deli'inchiestona del pm di Verona Guido Papalia sulla «Guardia Padana» sta per esplodere. Indiziato (per «attentate all'integrità dello Stato», reato da corte d'assise) Umberto Bossi; ma ancì.e Maroni, Gnutti, Pagliarini. E con loro i decurioni veneti. E infine una quarantina di militanti, camicie verdi, disseminati tra Pedemontana e Bassa Padovana. Avvisi di garanzia recapitati a casa, con dispiegamento di polizia, con perquisizioni delle abitazioni in cerca di armi. Una sarabanda che ha portato acqua al mulino della Lega- E poi ci sono state le cariche della polizia contro gli allevatori multati per il latte. E le inchieste contro i Cobas che nel giro di due mesi si sono trasformati nei nuovi «eroi» del conflitto contro lo Stato. E infatti, ieri mattina, al presidio permanente di Vancimuglio, a pochi chilometri da qui, interrogati sul caso Previti, le avanguardie degù allevatori rispondevano: «Ghissenefrega». Il livello di sensibilità su storie di tangenti e dintorni, ci dicono alla Lega, è però sempre molto alto. E difatti la vera rivolta (ma siamo anche qui a fax e telefonate) c'è stata qualche settimana fa quando il Gazzettino ha scritto che i processi contro Bernini e i vecchi faraoni dorotei della de rischiavano di andare oltre i termini della prescrizione. Indignazione e pro¬ teste. Contro chi? Contro i giudici che non erano capaci di fare i processi. Detto questo il sùidaco di Oderzo, Giuseppe Covre, leghista un po' anomalo, ha pronunciato un «mi faccio schifo» pochi ininuti dopo il voto di Montecitorio. Ma gli altri, meno anomali, come il deputato di Venezia Enrico Cavaliere, che dieci giorni fa aveva preannunciato una crisi di vomito nel caso l'avessero fatto votare contro le manette per Previti, subito rialhneato, ieri diceva di non aver provato nemmeno «mal di stomaco». L'arresto del senatore, ci spiega Manuela Dal Lago, presidente della Provincia di Vicenza, eletta col 60 per cento, «sarebbe stata una scelta emotiva. A noi interessa un'emozione più grande». Dunque il ragionier Mondardo, dal suo ufficio di fiscalista e leghista, ci dice di aver ricevuto molte telefonate, di clienti ed elettori. Chi chiedeva della sua partita Iva, chi quanto avrebbe pesato l'Irap sui conti dell'azienda nel '98. E Previti? «Ormai - dice - per tutto quello che riguarda il Parlamento e il governo, il distacco è totale. E nemmeno la Lega può più rispondere di quello che farà la gente. Fanno da soli. Le proteste sono spontanee, sono nati i Cobas del latte, presto ci saranno quelli del vino. E con tutti i problemi che ci sono, cosa fa la magistratura? Mette sotto inchiesta quelli della Lega. Tra un po' saremo tutti a processo». Ma lei le armi le ha? «Sì, quattro fucili e due pistole, vado a caccia e al poligono. E' regolare, ho il permesso. Come tutti, qui». Cesare Martinetti
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