Il rammarico della Melandri

Il rammarico della Melandri Il rammarico della Melandri «Un atto di accusa che rilancia la palla verso il Parlamento» ROMA. Il presidente della Rai ulivista si è dimesso. Cosa ne dice la responsabile Comunicazione del pds Giovanna Melandri? «Ne prendo atto con rammarico. Ma mi sembra di poter capire le sue ragioni». Quali sono? Si dice che ci sia stato l'ennesimo scontro nel consiglio. E che Siciliano sia rimasto isolato. «Credo che Siciliano abbia sollevato un atto d'accusa e rigettato la palla nel campo della responsabilità politica». Accusa contro chi? «Accusa nei confronti di un meccanismo di nomina e di gestione dei vertici del servizio pubblico che non permette all'azienda di essere governata. E infatti la Rai è paralizzata da mesi. Ma non potrebbe essere altrimenti, con la diarchia che esiste fra consiglio d'amministrazione e direttore generale, e con l'intreccio, all'interno dello stesso cda, fra funzioni di gestione e di indirizzo. Alla Rai non si sa chi co¬ manda. Per questo non vedo alternative alla riforma. E non c'è tempo da perdere». La Rai sarà stata pure paralizzata per mesi. Ma all'origine delle dimissioni pare ci sia uno scontro sulla sostituzione di Tantillo e di Minoli, che il direttore generale Iseppi voleva fare e Siciliano no. «Queste sono vicende interne che non sta a me giudicare. Quel che posso dire è che in un momento di difficoltà dell'azienda - che non si può negare - con la minaccia di una mozione di sfiducia presentata dai verdi alla commissione di vigilanza, Siciliano, anziché scaricare su altri delle responsabilità che sono principalmente del consiglio e del direttore generale, ha preferito assumersi le responsabilità proprie. D'altra parte, se l'errore sta nel manico...». Non resta che cambiare le regole. Lei continua a battere su questo tasto. «Perché l'errore sta in questo sistema pazzo che fa sì che si assista a

Persone citate: Giovanna Melandri, Iseppi, Melandri, Minoli, Siciliano, Tantillo

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