Gli applausi di Storace

Gli applausi di Storace Gli applausi di Storace «E' la dimostrazione che il Polo quando combatte ce la può fare» ROMA. Francesco Storace non vorrebbe dirlo, ma è contento come un bambino. «Non so se si può davvero parlare di soddisfazione personale - dice il presidente della Commissione di Vigilanza della Rai certo che questa storia rinforza la ragion d'essere del Polo. Ha dimostrato che se l'opposizione combatte davvero la sua battaglia, alla fine la può anche vincere». Detta così, sembra che Siciliano sia una sua vittima personale. Sbaglio? «Sì. E' stata una battaglia di gruppo, condotta da me insieme con Landolfi, Follini, Romani e Costa. E' stata una vittoria collettiva». Oggi lei avrebbe dovuto ricevere Siciliano e i consiglieri... «Visto che Siciliano se n'è andato, vorrà dire che io riceverò i resti. Bisogna procedere con piena trasparenza: l'ho appena comunicato al direttore generale Iseppi». E lui come ha reagito? «Ha sospirato...». Che cosa avrebbe detto a Sici¬ liano, se fosse rimasto? «Quello che gli ho detto martedì al telefono: che le nomine che aveva intenzione di fare non potevano essere fatte, perché nessuno avrebbe più creduto che non fossero fighe della politica. Di una certa politica, almeno: quella a cui lui non ha mai chiesto di fare un passo indietro. Il professore faceva la voce grossa soltanto con il Polo...». In quella telefonata, il presidente ha parlato di dimissioni? «Macché. E' stato uno scambio di opinioni piuttosto duro. Diciamo che siamo arrivato a un passo dal reciproco che». Che cosa può essere successo, tra martedì e ieri? «In azienda mi hanno detto che l'addio di Siciliano ha colto tutti di sorpresa. Appena qualche giorno fa aveva detto che la Rai è come la Juventus: fa notizia solo quando perde. E invece guardi che cosa è successo: ha fatto la fine del Napoli...». Lasci stare le metafore. Che

Persone citate: Follini, Francesco Storace, Iseppi, Landolfi, Siciliano, Storace

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