Clinton: ma l'embargo resta di Franco Pantarelli

Clinton: ma l'embargo resta Clinton: ma l'embargo resta «E' una legge americana, non si tocca» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Presidente, che cosa ci guadagnano gli Stati Uniti a mantenere l'embargo economico contro Cuba? Bill Clinton, quasi grato per la domanda che per un momento, ieri, lo ha distolto dall'ultima faccenda di donne che lo ha investito, ha assunto immediatamente un'aria seriosa e ha ripetuto la tiritera di sempre. «Noi voghamo che Cuba si muova verso la libertà e l'apertura. Se lo farà, noi siamo pronti a rispondere. Questa è da sempre la nostra posizione e alla fine credo che prevarrà». In pratica, quella è stata la risposta americana all'appello contro l'embargo che il Papa ha lanciato mentre era in viaggio verso Cuba. Ed è stata una risposta quasi estorta. Washington, infatti, si è sforzata di far finta che quella di ieri fosse una giornata come tutte le altre, ignorando l'imperversare del viaggio papale su tutti i «media» sin dalle prime ore del mattino e tutto il fiorire di «coperture speciali dello storico evento» organizzate dai grandi network, confortati da una previsione di «audience» da Guerra del Golfo, con la differenza aggiungevano i battutisti - che in quel caso non si vedeva nulla mentre stavolta si vedrà tutto. Ma non era facile, far finta di nulla, anche perché qualunque «rappresentante ufficiale» dell'amministrazione si azzardasse a uscire allo scoperto, ieri, veniva bersagliato dai gornalisti. ((Ave¬ te almeno mandato un messaggio al Papa»?, è stato chiesto a Mike McCurry, il portavoce di Clinton. «Non un messaggio diretto del Presidente - ha risposto - ma il nostro ambasciatore presso la Santa Sede è stato incaricato di fargli i migliori auguri». «Pensate di rispondere in qualche modo all'appello del Papa contro l'embargo?», è stato chiesto (ancora) al portavoce del dipartimento di Stato James Foley. «Rispettiamo la sua opinione, ma l'embargo è una legge americana che gode di un forte sostegno in entrambi i partiti». «Ma in sostanza, che vi aspettate»?, è stato chiesto a James Rubm, un altro portavoce del dipartimento di Stato. «Per quel che ci riguarda, questa visita più potrà fare per portare almeno la libertà religiosa a gente che di libertà ne ha così poca, meglio sarà». Cuba, e l'embargo contro di essa, «business as usuai», insomma. Ma qualcosa di insolito in questo senso è comunque accaduto ieri. Il «Wall Street Journal», da sempre feroce sostenitore dell'embargo, ha operato una specie di «svolta» pubblicando un articolo di due noti operatori nel campo dei diritti umani secondo i quali «è arrivato il momento di riconoscere che l'embargo contro Cuba non ha funzionato». Le grandi compagnie stufe di non poter fare affari con Cuba aumentano praticamente ogni giorno, e il «loro» giornale ha finito per prenderne atto. Franco Pantarelli

Persone citate: Bill Clinton, Clinton, James Foley, James Rubm, Mike Mccurry

Luoghi citati: Cuba, New York, Stati Uniti, Washington