«Vedrete, lui cambierà Castro»

«Vedrete, lui cambierà Castro» «Vedrete, lui cambierà Castro» Gorbaciov. e Washington imparerà qualcosa LMOSCA E immagini della partenza del Papa verso Cuba sfilano sullo schermo tv mentre Mikhail Gorbaciov risponde alle nostre domande. A Mosca l'attenzione sull'evento è certo più tenue che non altrove, ma l'ex presidente sovietico è sintonizzato come sempre sulle onde del mondo. Mikhail Sergeevic, molti guardano a Giovanni Paolo II come a colui che ha dato un contributo decisivo all'abbattimento del comunismo. E c'è chi vede questo suo viaggio a Cuba come il suggello finale, che concluder opera. Insomma il segno che Fidel è ormai alla fine. Lei che ne pensa di questa interpretazione? «Penso che non si debba addebitare a Sua Santità questo tipo di meriti. I quali, invece che esaltarne la figura, a ben vedere lo sminuiscono. Io vedo in lui un umanista, che ha compreso a fondo, molto a fondo, le tragedie del comunismo, le ragioni della sua degenerazione. Ma anche un uomo che ha capito molto bene la realtà di un certo capitalismo, la sua brutalità, la sua vuotezza, il cui materialismo pratico non è affatto migliore del materialismo filosofico di una certa interpretazione del marxismo. Semmai è soltanto molto più volgare. Io vedo in lui un uomo che difende i diritti dell'individuo, i diritti della vita umana. Che vorrebbe ci fossero meno poveri, meno affamati, meno malattie, meno ingiustizie nel mondo». Corre, in parallelo, l'interpretazione opposta: che sarà Fidel Castro a trarre profitto da questa visita pastorale del Papa a Cuba. Nel senso che il «lider màximo» potrà vantare di non aver avuto paura, anzi di avere aperto lui le por¬ te, di avere dato le chiavi di casa. E potrà anche dire che non è vero che a Cuba non ci sono le libertà fondamentali, inclusa quella religiosa. E l'arrivo in massa dei media americani renderà difficile continuare a sostenere che il Paese è chiuso perché vuole essere chiuso e non perché c'è l'embargo che lo soffoca. Insomma: un buon risultato interno e un buon effetto esterno. «Mi sembrano vecchie chiacchiere del passato, tipo quelle della guerra fredda. Roba da esumazioni di scheletri. Si misura tutto in termini di chi ci guadagna e quanto ci guadagna, di chi vuole giocare chi, di chi deve vincere e chi deve perdere. Io invece penso che, non appena si guardino le cose con occhi sgombri dalle ragnatele del passato, si possa vedere un grande avvenimento...». ...Un grande evento storico, come scrivono quasi tutti? «Proprio così! Dobbiamo pensare che non tutti si occupano di politica e non tutti, anzi solo una infima minoranza, misureranno questo evento in termini politici, addirittura tecnici. Il resto del mondo, centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, lo vivrà come un evento etico, oltre che come un evento politico. Centinaia di milioni di persone capiranno che Giovanni Paole II è andato a Cuba per dire al mondo che bisogna farla finita con l'isolamento di quel Paese, con l'embargo, con le sanzioni. Questo è l'evento che resterà nella storia. Le elucubrazioni dei politologi sono pagliuzze marginali. Giovanni Paolo II porta la pace, bisogna inchinarsi di fronte a questo gesto, a questa scelta». E le motivazioni di Fidel Castro? Sono in sintonia con queste? «Io sono convinto che nelle teste dei cubani, e anche in quella di Fidel Castro, stanno muovendosi gli stessi pensieri che muovono ine e lei e tanti altri in questa epoca di transizione, in cui tante certezze sono svanite senza essere state sostituite da nuove certezze. E se a questa nuova atmosfera seguiranno fatti concreti di distensione, allora dovremo ringraziare chi ha avuto il coraggio di muovere questi passi». Lei pensa che questa atmosfera finirà per incidere sul comportamento dell'Amministrazione americana?

Persone citate: Fidel Castro, Giovanni Paole Ii, Giovanni Paolo Ii, Gorbaciov, Mikhail Gorbaciov, Mikhail Sergeevic

Luoghi citati: Cuba, Mosca, Washington