Il Papa bacia la terra di Fidel

Il Papa bacia la terra di Fidel Ai piedi della scaletta dell'aereo il Comandante accoglie in doppiopetto scuro Il Papa bacia la terra di Fidel «Voglio che mi dica tutta la verità sul suo Paese>\ L'AVANA DAL NOSTRO INVIATO Il Papa sbarca a Cuba e saluta con un invito ad aprirsi al mondo, un appello alla fine dell'embargo e una pesante condanna delle rivoluzioni comuniste. Giovanni Paolo II è arrivato alle 22, ora italiana nella terra «la più bella che occhi umani abbiano mai visto», citando Cristoforo Colombo, e ricordando la croce che il navigatore genovese piantò su questi lidi; una croce ancora gelosamente custodita a Cuba. Papa Wojtyla era allegro, in buona forma e ha risposto a lunr\. alle domande dei giornalisti. Ha esordito con un cordiale: «Buon mezzogiorno, almeno qui». Rifacendosi alla frase di Castro, «non sarà un incontro fra un angelo e un diavolo, ma fra due angeli al servizio dei poveri», il Papa ha commentato: «Noi altri non siamo due angeli, siamo due uomini. Si può dire angelo di un uomo, di una donna, di un Fidel Castro, di un Papa; ma è un incontro fra due uomini e uno è Fidel Castro, presidente di Cuba, e l'altro è il papa Giovanni Paolo II, vescovo di Roma. Questi due uomini devono trovarsi nel contesto della visita che è la prima visita a Cuba del Papa, il Papa che visita la Chiesa cubana. Certamente un fatto storico perché la mia possibilità di visitare anteriormente non c'era, prima ho potuto visitare tutti i Paesi del Nord America e America Ladina, ma mancavano Cuba e alcune piccole isole e le tre Guyane». Alla inevitabile domanda sui diritti umani, il Pontefice ha detto: «Ah, sapete, sapete quello che penso dei diritti umani. Posso dire loro sui diritti umani lo stesso che ho detto in Polonia e Messico nel 1979. I diritti umani sono il fondamento di ogni civilizzazione e di ogni regolare comunità sociale. Ho portato questa convinzione con me dalla Polonia, questo impegno per i diritti umani nel confronto con il sistema sovietico, un sistema comunista totalitario. E' una lunga storia quella dei diritti umani, da me non potete aspettarvi altro». E' stato poi chiesto: che cosa vuole ascoltare da Fidel Castro? «Voglio ascoltare sempre e dappertutto la verità, voglio che lui mi dica la verità, questa verità che è propria a lui, come uomo, come Presidente e come comandante - così si dice - della rivoluzione. E poi voglio che mi dica la verità sul suo Paese e sulle relazioni fra la Chiesa e 10 Stato, tutto quello che è importante per noi. E per cui già l'invito qua è un preannuncio. 11 Presidente cubano sa bene chi è il Papa e se lo invita e lo fa dopo una visita al Vaticano, se lo invita dunque, vuoi dire che ha pensato prima chi viene in- vitato, e che cosa può dire». Giovanni Paolo II ha detto di provare sentimenti di speranza «e di gratitudine perché questa visita è stata possibile. E poi ci sono sentimenti di amore per il popolo cubano, ma non solo per i cattolici, ma per un popolo che si è aperto per accogliere il Papa». Poche parole anche su Che Guevara: «Si trova di fronte al tribunale del Signore. Lasciamo a Lui il giudizio sui suoi meriti. Certamente sono convinto che voleva servire i poveri». Il Papa ha fatto sapere che chiederà a Castro un gesto di buona volontà nei confronti dell'opposizione: «Questo tema fa parte dei diritti umani. L'impossibilità di celebrare il Natale in un Paese tradizionalmente cattolico è un paradosso profondo perché è una festa che tocca talmente i cuori dei credenti e anche dei non credenti. Speriamo che si mantenga e che non sia stata un'eccezione, che si manterrà nel futuro». Poi un messaggio per gli Stati Uniti: «Che cambino. Che cambino. Mi sembra che la visita del Papa a Cuba sia molto interessante per gli Stati Uniti, per molte persone. Forse Cuba e Stati Uniti cercano un futuro migliore». A chi gli chiedeva se non fosse stanco del lungo viaggio, il Ponefice ha risposto: «Ma certamente ho più anni che nel 1979, ma finora la Provvidenza mi mantiene. Comunque se voglio sapere qualche cosa sulla mia salute e soprattutto sulle mie defezioni, devo seguire la stampa». Il Papa ha ammesso di non conoscere a fondo gli ultimi quarant'anni di storia cubana, «Sto studiando - ha detto -. Secondo le notizie che mi vengono e anche le notizie che mi danno i vescovi parecchie cose sono andate avanti: per esempio, scolarizzazione e Stato sanitario. Perché lo facevano dappertutto i figli di Marx, anche nel blocco sovietico. Forse ci sono meno progressi nell'ordine dell'essere umano, nei diritti della persona. Qui è un progresso da fare. Siamo fra due ideologie opposte, una marxista-comunista e una liberale-individualista. Bisogna cercare sempre, trovare sempre una soluzione giusta». Gli è stato poi chiesto se la visita a Cuba potrebbe avere lo stesso effetto di quella in Polonia: «Non sono un profeta - ha detto il Papa - gli italiani hanno il modo di dire migliore, chi vivrà vedrà». A chi chiedeva se le rivoluzioni di Cristo e di Castro avessero qualcosa in comune, ha risposto: «Si vede bene che si deve cominciare dalla parola rivoluzione, perché si vede che la parola è molto analogica. Può essere rivoluzione di Cristo ma può essere rivoluzione di Castro, non solamente, ma una rivoluzione come quella di Lenin. Allora sono due significati. Quella di Cristo vuol dire rivoluzione dell'amore, l'altra è quella dell'odio, della vendetta, delle vittime». E ha concluso, ridendo: «Buona prosecuzione del viaggio». Rivolgendosi ai giornalisti: «Coraggio, coraggio, bambini». L'EX CAPO DEL CREMLINO «Giovanni Paolo II vero vincitore del comunismo? No, ne ha capito le degenerazioni e le tragedie ma ha combattuto allo stesso modo il materialismo e la brutalità del capitalismo» Il Pontefice: sapete quanto ho aspettato «Cuba si apra al mondo con tutte le sue questa visita e so quanto l'avete aspettata voi potenzialità e che il mondo si apra a Cuba «I diritti umani sono un bene irrinunciabile» perché possa guardare al futuro con speranza» Qui sopra, il saluto di Fidel Castro rivolto al Papa che si è appena affacciato dalla scalena Nella foto grande a sinistra, Wojtyla riceve dai bambini qualche zolla della terra di Cuba Sotto, Giovanni Paolo II con Mikhail Gorbaciov