Riforma negozi, ora si tratta

Riforma negozi, ora si tratta La Confcommercio si mobilita. Anche i professionisti sono sul piede di guerra Riforma negozi, ora si tratta E la rivoluzione investe anche le bancarelle ROMA. Le liberalizzazioni viaggiano chiaramente su binari preferenziali. Così ieri, tra la sorpresa generale, a tempo di record è giunto in Parlamento il decreto legislativo sulla riforma del commercio approvato dal Consiglio dei ministri appena quattro giorni fa. E con la stessa fulmineità già si parla di «possibili aggiustamenti» che tengano conto dei più fondati (e meno corporativi) rilievi espressi dalle associazioni dei commercianti a tutela di comprensibili interessi. Nel mirino degli esperti essenzialmente tre punti: 1) Superficie dei nuovi negozi: si pensa di abbassare da 300 a 250 o 200 mq la superficie dei negozi, soprattutto nei piccoli centri, svincolati dall'attuale regime di autorizzazioni e licenze; 2) Indennizzi: si sta studiando la possibilità di istituire un fondo speciale da utilizzare per i negozi destinati alla chiusura, in particolare quelli di modeste dimensioni. Si utilizzerebbe in pratica il j meccanismo già previsto nel caso delle recente ristrutturazione della rete di vendita dei carburanti; 3) Tempi di attuazione: la fa- se transitoria, prima dell'entrata in vigore delle nuove norme, potrebbe essere allungata, senza peraltro bloccare per troppo tempo la grande distribuzione. Su questi tre aspetti insistono non solo le organizzazioni dei commercianti (Confesercenti in testa), ma anche - al di là delle sterili polemiche in chiave propagandistica - rappresentanti dell'Ulivo e del Polo, nonché esponenti sindacali dei lavoratori. Dopo la virata di Berlusconi pro-riforma, due «pezzi grossi» di Forza Italia Antonio Martino (favorevole) e Giulio Tremonti (animosamente contrario) si sono abbracciati nel «transatlantico» di Montecitorio tra gli applausi di alcuni azzurri, ma subito dopo Martino si è affrettato a dichiarare: «Si è trattato di una riconciliazione, c'era stata un po' di polemica eccessiva. Però, nella sostanza, restiamo sempre in disaccordo». Scende in campo perfino Antonio Di Pietro «dalla parte del governo, ovviamente, e non per partito preso, ma per sincera convinzione: anch'io sono un deciso assertore della liberalizzazione delle attività economiche, della concorrenza e della trasparenza». E il ministro delle Finanze Visco precisa che la deregulation del commercio non aiuterà la criminalità organizzata nel riciclare il denaro sporco, mentre eliminerà una fetta di corruzione «non da poco». Dal fronte sindacale il leader della Cgil Cofferati osserva che la riforma servirà ad ammodernare il settore e a dare una spinta a chi vuole intraprendere questa attività, mentre il segretario generale della Cisl D'Antoni sottolinea la necessità di ricercare un consenso vasto. In polemica con la Confcommercio, il segretario generale della Uil-pensionati Miniati rileva che «il presidente Bilie rappresenta oggi il prototipo del leader incapace di guardare al futuro e non è in grado di darsi e dare ragione del perché i consumi crescono, ma migliaia di esercizi commerciali chiudono». Mentre la Confesercenti insiste sull'esigenza di modifiche, il consiglio generale della Confcommercio deciderà oggi «alcune contromosse», ma l'Ascom di Torino avverte: i commercianti della provincia non faranno né serrate, né barricate per ostacolare l'avvio della riforma, accettando «la sfida della modernizzazione» purché si concordino ragionevoli aggiustamenti. D'altra parte, già i 30 articoli del decreto legislativo arrivato in Parlamento rispondono a molti dubbi emersi in questi giorni e rivelano una serie di novità, fra cui l'equiparazione dei venditori ambulanti ai commercianti con sede fissa. Il commercio sulle aree pubbliche potrà d'ora in avanti essere svolto su posteggi dati in concessione per 10 anni o anche su qual- siasi area purché in forma itinerante. Per i venditori ambulanti cadrà anche il divieto di vendere pane nei mercati scoperti, sempre che si rispettino le norme igienico-sanitarie. Esclusi dalla riforma artisti e artigiani che vendono le proprie opere, i partecipanti alle fiere campionarie, i negozi sorti all'interno dei campeggi, alberghi e villaggi turistici o anche in stazioni, porti e aeroporti, autogrill, nonché gli esercizi che vendono in modo esclusivo bevande, fiori, piante, mobili, libri, dischi, antiquariato, stampe cartoline, souvenir o artigianato locale. Le norme più importanti del decreto riguardano, come viene illustrato a parte, i requisiti necessari per aprire un negozio, la secca riduzione delle tabelle merceologiche da 14 a 2, la presentazione delle domande a seconda della superficie, le grandi strutture di vendita, gli orari di apertura, l'esposizione dei prezzi, le vendite per corrispondenza e in televisione (vietate le aste televisive) e così via. Gian Carlo Fossi ft^flMì^^i^? W PROFESSIONI. Gli ordini in Italia sono 26, con un totale di 1.452.340 iscritti # STUDI. Via libera agli studi ' legali associati - # TARIFFARIO. Si romperà il monopolio vi SANZIONI. Azione obbligatoria in caso di denuncia del cittadino # TANTI SPOT. Avvocati e medici • potranno farsi pubblicità

Persone citate: Antonio Di Pietro, Antonio Martino, Berlusconi, Gian Carlo Fossi, Giulio Tremonti, Visco

Luoghi citati: Italia, Roma, Torino