Mariangiolo, lui e l'altro L'imbarazzo entra in aula

Mariangiolo, lui e l'altro L'imbarazzo entra in aula Giallo di Capriolo, faccia a faccia della Assoni con marito e amante Mariangiolo, lui e l'altro L'imbarazzo entra in aula BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO Lui, lei e l'altro. Dura meno di dieci minuti il triplice faccia a faccia tra Oliviero Signoroni, il marito, Maria Angiola Assoni, la moglie e l'amante Massimo Foglia, i tre protagonisti del fattaccio di Capriolo, corna e martellate. E in quei dieci minuti nell'aula del Tribunale di Brescia, l'amante abbassa gh occhi e la moglie si mette una mano sul viso, mentre Oliviero Signoroni fa i conti dei danni di quel 17 aprile nella villetta di Capriolo. «Quindici giorni in ospedale, quindici giorni a casa per le cicatrici che ho ancora adesso. E poi tutto il resto... le battute, quelle che mi infastidiscono ancora oggi», tira le somme Oliviero Signoroni. «Sono commossa», giura Maria Angiola Assoni un minuto dopo la deposizione del marito. «Mi ha fatto tenerezza», aggiunge lei, finta bionda, bugiarda almeno una volta. E pare sincera, adesso. Non come quella sera, quando giurò che erano stati gli albanesi, non Massimo Foglia, bello e improbabile, come aveva subodorato suo marito. «Avevo detto subito che quello lì che mi aveva aggredito era Massimo Foglia», conferma. «Avevo capito subito, è stata Maria Angiola a deviarmi, a dire di no, che mi sbagliavo», spiega oggi, adesso che sono passati più di otto mesi e lei fa la pentita, lontana dalle pazzie e dalle tentazioni, a casa con lui e con il bambino, come ieri sera nella villetta di Capriolo con i nani in giardino e il pozzo di cemento. Se fosse possibile, tutti e due vorrebbero rientrare nell'anonimato. Essere dimenticati e dimenticare: le botte, il ministro Napolitano che voleva mandare la task force, quelli della Lega che sognavano di arruolare i padani per difendere le proprie mogli e nessuno aveva ancora capito che si trattava solo di corna. E di martellate. «Se io e mia moglie siamo tornati insieme? Non ho nulla da dichiarare», fa muro lui. «Il primo mese non sono riuscito a dormire a casa mia, ancora oggi ho gli incubi, per quella notte», rivela Oliviero Signoroni, cappotto chiuso stretto, bavero alzato e le mani avanti: «Basta giornalisti, basta». «Sì, è tutta colpa vostra», ripete Maria Angiola mentre sorride, sorride sempre come se quella sera non fosse successo niente e questo processo che la vede imputata di tentato omicido premeditato fosse un film. «Come alla tv», specifica lei. Tocca alle amiche, ricostruire la passione all'origine della follia di quella notte. Venerdì, in aula, toccherà ai due ex amanti. Ma adesso a parlare è Luigina Belotti, commessa in un negozio di abbigliamento e alla sera inserviente in una discoteca della zona: «Massimo le telefonava sempre, la chiamava sul cellulare. Una volta, rispondendo io, ho sentito che diceva: "Ti amo". Ma più spesso stava zitto, metteva su una canzone di Whitney Houston, doveva essere la loro canzone...». Decine, centinaia di telefonate. Lui a lei. E lei a lui, ma allora la musica cambiava. E le canzoni erano quelle di Celine Dion. Come due innamorati, come se avessero quindici anni. «Io glielo dicevo, di lasciar perdere Massimo», giura la Luigina, goffa nel cappottone nero chiuso fino all'ultimo bottone. «Lui diceva che era ricco, che aveva le guardie del corpo e un'azienda di Tir. Diceva anche che sua madre lavorava con la moglie di Berlusconi...», ricorda l'amica e racconta di quel mare di balle del giovane camionista impomatato, come nella foto grande come un poster con la dedica che Maria Angiola teneva in macchina. E poi in aula arriva ancora un'altra, Matilde La Grassa, moglie di Massimo Foglia e per un periodo amica di Maria Angiola, in una sovrapposizione di ruoli e di situazioni. Ricorda, la doima: «Maria Angiola, mi diceva sempre: "Io non sono innamorata di Massimo, ma lui mi fa provare emozioni che non riesco più a provare con mio marito. Massimo dice che io sono la sua principessa e che non devo inginocchiarmi di fronte a nessuno. Mai e poi mai"». Fabio Potetti Signoroni riconosce Foglia come l'uomo che lo aggredì e dice: ancora oggi le battute mi feriscono molto E lei: sono commossa Oggi mio marito mi ha fatto tenerezza «Se io e mia moglie stiamo insieme? Non dichiaro nulla» Maria Angiola Assoni, protagonista del «giallo» di Capriolo

Luoghi citati: Brescia, Capriolo