«Pentiti, revisione rapida» di Francesco Grignetti
«Pentiti, revisione rapida» Dopo il caso Brusca, Napolitano invita alla massima vigilanza «Pentiti, revisione rapida» Flick: le supposizioni non bastano ROMA. «Massima vigilanza». Il ministro dell'Interno, Giorgio Napolitano, usa termini antichi della tradizione di Botteghe Oscure quando si tratta di affrontare il caso-Brusca. Scandisce le parole, il ministro, davanti ai commissari dell'Antimafia, e si schiera decisamente dalla parte dell'Arma. Gli accenni di Brusca a una presunta strategia dei carabinieri per «pilotare» le cose di mafia sono «ricorsi abbastanza scontati alle antiche arti dell'insinuazione calunniosa a fini destabilizzanti». Poi, uscendo, aggiunge: «Mi riservo di indagare su ciò che concerne la responsabilità delle fra ze dell'ordine. Ma non sulla base di pure supposizioni, di insinuazioni, o illazioni che non possono essere considerate testimonianze». Gli fa eco il ministro di Grazia e Giustizia, Giovanni Maria Flick, seduto lì accanto: «I collaboratori nelle aule di giustizia non devono riferire le loro supposizioni, ma solo i fatti o le circostanze di cui siano a conoscenza perché vissuti personalmente». Entrambi i ministri hanno sposato la linea indicata da Vigna: il pentito deve dire quello che sa, non quello che immagina. La bomba-Brusca esplode nel pieno di una seduta importante dell'Antimafia. Sono stati convocati due ministri che devono dare conto dell'attività del governo nella lotta alla mafia. Dovrebbero parlare di commissariati e sedi giudiziarie. Ma ovviamente l'attualità irrompe. Inevitabili le domande su quanto Brusca ha dichiarato a Firenze. Napolitano è ormai convinto che Cosa nostra stia cercando di terremotare il fronte antimafia. «Siamo di fronte - dice - a un uso sapiente da parte delle organizzazioni criminali dei collaboratori. E' possibile che ci troviamo di fronte a tecniche destabilizzanti, che mirano alla rottura della coesione indispensabile tra tutte le forze dello Stato impegnate nella lotta contro la criminalità organizzata». Brusca ha cercato, in maniera abbastanza evidente, di inserirsi in imo scontro tra procura di Palermo e carabinieri. I ministri cercano preventivamente di spegnere l'incendio. «Non mi risultano conflitti di competenza», dice Flick. «Non c'è nessuna guerra. Si può essere preoccupati, ma certo non si può parlare di scontro. C'è stata una ten¬ sione grave ma circoscritta». Ma le ultime dichiarazioni di Brusca, specie dove insinua di trattative e accordi tra Cosa nostra e il Ros dei carabinieri, si saldano in maniera inestricabile con la discussione sul futuro delle forze di polizia. Sul destino del Ros, appunto. Dice il ministro dell'Intento: «Il governo non intende mettere in discussione o liquidare strumenti specializzati e l'esperienza professionale acquisita da organi investigativi quali la Dia, lo Sco, il Ros, il Gico». Questo non significa che la riforma degli apparati sia rinviata o addirittura annullata. «Intendiamo meglio regolamentare - precisa Napolitano - il rapporto tra questi organismi e le strutture ordinarie delle forze di polizia». E' d'accordo anche Flick: «Non intendiamo svuotare o diminuire la professionalità specifica in materia di lotta alla criminalità». Flick ha anche annunciato che si appresta a integrare il disegno di legge sui pentiti. Un progetto che giace hi Parlamento da un anno e che nel frattempo è già invecchiato. «Mi auguro che anche gli ultimi episodi sottolineino la necessità di una revisione rapida della disciplina dei collaboratori di giustizia; questi non devono parlare sulla base di supposizioni e valutazioni». Il caso-Shno, però, ha fatto venire fuori un problema finora mai affrontato: i collaboratori di giustizia che siano stati anche confidenti di polizia. «Una circostanza che non può essere ignorata in sede istruttoria e processuale». Al ministero di Grazia e Giustizia stanno già studiando gli emendamenti. Francesco Grignetti A fianco da destra i ministri Napolitano e Flick. In alto Giovanni Brusca
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