«lo, Fidel, e la fede» di Gian Antonio Orighi
«lo, Fidel, e la fede» «lo, Fidel, e la fede» Da un libro, intervista rivelatrice DALLA RELIGIONE AL MARXISMO MADRID NOSTRO SERVIZIO Dodici anni fa la nota scrittrice e giornalista catalana Margarita Rivière ricevette, durante la sua visita ufficiale organizzata dalla Oficina Nacional de Diseno Industriai di Cuba (che è diretta dal cognato di Raul Castro), un regalo più che insolito: il libro «Fidel y la religión», un'ampia intervista tra il padre domenicano brasiliano Frei Betto ed il Lider Maximo. L'altro giorno, pubblicandone i passi salienti sul quotidiano di Barcellona «La Vanguardia», la Rivière sottolineava: «Nel sorprendente libro, Fidel rivelava momenti cruciali della sua educazione religiosa che oggi acquisiscono un valore peculiare e pongono la figura di Castro in un contesto insolito». Eccone alcuni estratti. Cuba e la religione. «Provengo da una nazione, Cuba, e da una famiglia religiose. Mia madre, più che mio padre, era profondamente credente. Durante la mia infanzia, tutti a Cuba veneravano la Madonna, specialmente la "Virgen de la Caridad del Cobre", patrona dell'isola. Non c'era una sola chiesa nelle campagne. Il nucleo fondamentale della Chiesa cattolica era formato dai quartieri dei ricchi. Le tensioni con la Chiesa cominciarono quando la rivoluzione si scontrò con quei settori privilegiati». La famiglia. «Io ero molto ri- spettoso della sua fede religiosa. Benché avessi un'altra concezione del mondo, non discuevo mai con loro di problemi religiosi perché mi rendevo conto della forza d'animo e della consolazione che dava loro il sentimento religioso». I salesiani. «Entrai dai salesiani a sei anni e mezzo. Per quattro anni fui interno. Mi nsegnarono, sistematicamente, il catechismo, la religione e la storia sacra». I gesuiti. «A 16 anni decisi di andare al Colegio de Belén all'Avana, che apparteneva ai gesuiti. Lì mi fecero capo degli esploratori, una specie di boy scout. Non ero un alunno mo- dello a causa del mio interesse per lo sport». La fede. «Alcuni possiedono la fede religiosa e altri no. Io sono stato un uomo di fede, fiducia ed ottimismo. Mi misero il nome di Fidel (in spagnolo nome proprio che significa appunto "fedele", ndr) in omaggio al mio padrino, che era credente». Fede e ragione. «La fede religiosa, come la fede politica, deve basarsi sul ragionamento, sullo sviluppo del pensiero e del sentimento: sono due cose inseparabili. Non fu possibile, tuttavia, inculcarmi una fede religiosa solida poiché tutto era dogma, invece di comportare una spiegazione alle cose. Bisognava credere nei dogmi perché se non ci credevi commettevi un grande peccato». La croce sull'uniforme. «Una bambina di Santiago mi mandò una catenina con una croce e me la misi addosso. Non fu una questione di fede bensì un gesto verso quella bimba». Gesù Cristo. «Il nome di Gesù Cristo fu uno dei nomi più familiari per me da quando ebbi l'uso della ragione. Molte volte ho usato la frase: "E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago...". Cristo moltiplicò i pani e i pesci per alimentare il suo popolo, la rivo- luzione vuole dare da mangiare al popolo. Il Sermone della Montagna lo avrebbe potuto sottoscrivere Carlo Marx». L'utopia. «L'ideale rivoluzionario ha una percentuale di utopia, come il cristianesimo». La teologia della liberazione. «E' logico che una teoria o un progetto religioso che si coniughino con il meglio della storia del cristianesimo siano in assoluta contraddizione con gli interessi dell'imperialismo» . La religione. «La religione, in se stessa, non è dal punto di vista politico "l'oppio dei popoli" o un rimedio miracoloso. Può essere "oppio" nella misura in cui si utilizzi o si applichi per difendere gli oppressori e gli sfruttatori, o per difendere oppressi e sfruttati». Il Papa a Cuba. «Non c'è un capo di Stato che osi visitare Cuba. Venire qui è una decisione quasi eroica e una manifestazione di indipendenza rispetto agli Stati Uniti. Una visita del Papa a Cuba non sarebbe meramente protocollare». Gian Antonio Orighi «Ho studiato dai gesuiti e dai salesiani Quello che non sono mai riuscito ad accettare è il dogma» «La religione in sé non è l'oppio dei popoli. Può diventare tale per l'uso che ne viene fatto»
Persone citate: Carlo Marx, Frei Betto, Gesù, Margarita Rivière, Raul Castro
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