Ore 22, all'Avana atterra la storia di Marco Tosatti

Ore 22, all'Avana atterra la storia Domani a Santa Clara, la città del Che, domenica la storica messa in piazza della Rivoluzione Ore 22, all'Avana atterra la storia Oggi l'arrivo del Papa: «Sarà una prova di Dio» CITTA' DEL VATICANO. Più che un viaggio, è una sfida, una prova di forza, una «prova di Dio». Papa Wojtyla inizia stasera alle 22 la sua maratona cubana. Cinque giorni, di cui uno dedicato interamente al viaggio aereo da Roma all'Avana e ritorno. Ma non bisogna pensare che giovedì, venerdì e sabato il Pontefice si accontenti di stare tranquillo nella capitale della «Perla dei Caraibi», obiettivo tanto desiderato dal suo spirito itinerante. Il «Trotamundo de la Iglesia», come lo chiamano in America Latina visiterà giovedì Santa Clara, prima città conquistata da Ernesto «Che» Guevara, e testimone poco tempo fa del ritorno delle spoglie dell'Eroe della Rivoluzione dalla tomba boliviana; venerdì sarà la volta di Camaguey, città nel centro della lunga isola; e infine per sabato lo attende Santiago de Cuba, a 750 km di distanza. Domenica il Pontefice celebra la messa, alla presenza del comandante Fidel, in Plaza de la Revolución, teatro trentennale delle maxi-orazioni di quello che i suoi fedehssimi chiamavano «Caballo» (ma a lui non piace, e ormai sono in pochissimi a permettersi questa lussuosa confidenza), e delle moltitudinarie sfilate e parate. Domenica il Pontefice resta all'Avana tutto il giorno; ma solo perché al calar della notte salirà la scaletta dell'aereo Alitaha (metà passeggeri e metà cargo). Che cosa dirà il Papa? Secondo chi gli è vicino, chiederà certamente che l'isola inizi a respirare in una nuovo clima di libertà, di maggiore fiducia reciproca, di giustizia sociale e di pace durevole; temi generali, certamente, che il Pontefice probabilmente toccherà sin dal suo arrivo all'Avana, uniti a una precisa esortazione affinché cadano le barriere che isolano questa «prigione di zucchero» dal resto del mondo, in modo che Cuba si apra al mondo, e il mondo si apra a Cuba. Un riferimento preciso sarà fatto all'embargo proclamato dagli Usa, e il cui risultato più efficace è quello di fornire al regime un alibi utile a mascherare incapacità e corruzione. «Posso capire l'amarezza e il pessimismo di alcuni - ha detto il cardinale di New York John O'Connor in arrivo a Cuba -, ma non sono d'accordo con chi pensa che il Papa si farà strumentalizzare». E in effetti l'esperienza insegna - con l'eccezione forse di Pinochet - che la stretta di mano del Papa ai dittatori a breve o medio termine si rivela pericolosa. Il cardinale Jaime Lucas Ortega, arcivescovo dell'Avana, ha escluso che la visita possa avere immediate conseguenze sull'assetto politico di Cuba; ed è giusto e logico che parli così. Ma monsignor José Siro Gonzàlez, vescovo di Pinar del Rio, dice: «Senza dubbio, un pellegrino che viene come messaggero della verità e della speranza farà sì che gli uomini e le cose nella nazione cubana non saranno più come prima». Comunque la Chiesa sta incassando vittorie non da poco: oltre alla mossa di domenica in «Plaza de la Revolución» all'Avana, la radiotelevisione di Stato cubana trasmetterà dal vivo anche l'arrivo a Cuba del Papa. Lo ha annunciato il «Granma», organo del partito comunista cubano, sottolineando che si tratta di un'altra concessione delle autorità castriste alla Chiesa cattolica. Il cardinale Jaime Ortega aveva lamentato lo «scarso spazio» concesso dai media cubani alla visita. L'ufficialità è tutta pro-Papa: «Dobbiamo riceverlo come un uomo che si preoccupa di tanti importanti problemi del mondo - traccia la linea il Granma -. Il popolo deh'Avana offrirà una calda, rispettosa e massiccia accoglienza all' eminente visitatore». Tremila giornalisti sono pronti a testimoniare l'incontro fra questi due grandi vecchi della storia del secolo, accomunati, fra l'altro da «boatos» ricorrenti di infermità gravissime, così commentate da Fidel: «Per ora sono vivo, ma è certo che quando morirò sarà ben difficile convincere la gente». Marco Tosatti Previsti appelli per la libertà ma anche per la fine dell'embargo Fidel e le voci della sua malattia «Quando morirò nessuno ci crederà» Un manifesto di benvenuto al Papa e, in basso il giovane Fidel Castro

Persone citate: Caballo, Fidel Castro, Guevara, Jaime Lucas Ortega, Jaime Ortega, John O'connor, José Siro Gonzàlez, Papa Wojtyla, Pinochet