I Kennedy in crisi vendono gli uffici

I Kennedy in crisi vendono gli uffici Il clan è diventato troppo numeroso. Sul mercato anche il palazzo del «capostipite» Joseph I Kennedy in crisi vendono gli uffici Serve liquidità, incasseranno 1800 miliardi NEW YORK. I Kennedy hanno deciso di disfarsi di una parte del loro vasto patrimonio immobiliare per realizzare contanti. E saranno contanti alla loro maniera: circa un miliardo di dollari, vale a dire 1800 miliardi di lire. La ragione non è chiara: qualcuno dice che con il «crescere e moltiplicarsi» del clan la necessità di denaro liquido è aumentata; altri sostengono che l'obiettivo è semplicemente quello di approfittare di un momento particolarmente favorevole, per chi vende, del mercato immobiliare. Fra i «pezzi» pregiati messi in vendita c'è anche il famoso «Merchandise Mart» di Chicago, un edificio imponente, dall'aspetto di una fortezza, a un isolato dal grattacielo della Sears, cioè quello che per decenni è stato il palazzo più alto del mondo. Distribuiti nel suo milione di metri quadrati ci sono centinaia di uffici, tutti affittati a prezzi sostenuti perché è quel che si dice un «indirizzo di prestigio». Ogni anno quegli affitti forniscono un gettito di circa 90 milioni di dollari, sette volte e mezzo la somma (12 milioni di dollari) che nel 1945 il vecchio Joseph Kennedy, il fondatore della dinastia, spese per comprare l'edificio. Ma a quell'epoca il mercato immo¬ biliare di Chicago era «giù» e le disponibilità del vecchio Joseph, reduce dai fasti del proibizionismo, erano enormi. Attualmente a gestire il Merchandise Mart c'è una società con a capo Christopher Kennedy, uno dei figli di Robert. E' subito sorto il sospetto che in qualche modo ci fosse un nesso con l'ultima tragedia della famiglia, la morte del fratello Michael l'ultimo giorno dell'anno in un incidente sciistico, ma alcune fonti vicine al clan hanno detto che di questa vendita si parlava da mesi e che non ha niente a che vedere con quell'incidente. L'offerta minima da fare, nel caso si sia interessati a partecipare alla gara per l'acquisto del Merchandise Mart, che già si preannuncia alquanto affollata, è di 400 milioni di dollari, c bisogna mettere nel conto che co¬ munque la società di Christopher ha messo in piedi un contratto che le assicurerà la gestione del palazzo ancora per anni. In vendita è stato messo anche l'Apparel Center, un palazzo simile al Merchandise e ad esso adiacente, ma più piccolo («soltanto» 300.000 metri quadrati di uffici, anch'essi affittati a compagnie e professionisti dalle larghe disponibilità) e più moderno, essendo stato costruito nel 1977. Poi c'è un «mail», uno shopping center, a Washington e un complesso immobiliare del New Jersey, chiamato Vornado Realty Trust, i cui profitti hanno consentito recentemente di compiere grandi acquisti attorno al Madison Square Garden e in altre zone di New York, per approfittare dell'opera di «bonifica» del vecchio centro della città avviata dal sindaco Rudolph Giuliani. Fra i vari immobili newyorkesi passati recentemente nel «portfolio Kennedy» ci sono un grande magazzino (chiuso da almeno cinque anni) proprio di fronte a Bloomingdale, del quale non si sa ancora che fare, e il Pennsylvania Station Hotel, proprio di fronte al Madison Square Garden, che invece è già stato rinnovato e ha cominciato a produrre denaro. Da queste vendite, si diceva, la famiglia Kennedy conta di incassare almeno un miliardo di dollari, ma c'è chi dice che alla fine dell'operazione, vista la pronta «risposta» che la messa sul mercato di quegli immobili ha suscitato, la somma potrebbe risultare molto maggiore. Servirà alle spese di matenimento del clan, così numeroso ma anche così poco parsimonioso. Franco Pantarelli John-John Kennedy: la sua famiglia ha deciso di disfarsi di una parte del vasto patrimonio immobiliare per realizzare contanti

Luoghi citati: Chicago, New Jersey, New York, Pennsylvania, Washington