Craxi, altro intervento alla gamba sinistra di Boris Biancheri

Craxi, altro intervento alla gamba sinistra DALIA PRIMA RIMA PAGINA LE REGOLE DEL GIOCO di i e udo e i a] dea europea con l'idea atlantica. Né noi né i tedeschi abbiamo mai voluto che l'attaccamento all'ideale europeo si traducesse in ostilità all'America né che l'esigenza di un forte legame atlantico andasse a scapito della costruzione europea. Su questa base i due Paesi hanno avuto un lungo rapporto di stretta collaborazione. Su alcune cose - poche - invece dissentono. Ma in politica estera, e soprattutto all'interno dell'Unione europea, un dissenso pesa di più di dieci consensi. In qualche modo si ha l'impressione che quel rapporto si sia incrinato. Anche per questo Kohl è veuto a Roma. Il punto principale è naturalmente quello della partecipazione dell'Italia all'euro fin dall'inizio. Su questo punto Kohl non ha fatto promesse esplicite e non ha dato in anticipo un giudizio definitivo. C'è da stupirsene? Un anno fa si dava per scontato che l'Italia sarebbe rimasta fuori dalla prima fase dell'Unione economica e monetaria e si congetturava piuttosto su possibili rinvìi del calendario fissato a Maastricht. L'opinione pubblica tedesca non è tenuta a seguire giorno per giorno le vicende italiane e diffida della nostra coerenza e della nostra stabilità. A ottobre vi saranno le elezioni in Germania, Kohl, da quattordici anni al potere, è ancora una volta candidato, i sondaggi non gli sono favorevoli e non è nel suo interesse - e neppure nel nostro - erigersi a non richiesto paladino dell'Italia col rischio di compromettere le sue probabilità di vittoria. Si è stabilito che il giudizio dei Paesi candidati verrà dato a primavera: aspettiamo la primavera e teniamo la bocca chiusa nel frattempo. Ma, si dirà, e le insinuazioni di Tietmeyer? E le maldicenze olandesi? Ognuno in questo gioco fa il ruolo che gli è stato assegnato. La Bundesbank ha quello di difendere il marco. Non fa lo stesso Bankitalia? Avete mai sentito un banchiere centrale abbandonarsi a previsioni, anticipare promozioni o bocciature a rischio, oltretutto, di dar esca alla speculazione? Gli olandesi, per parte loro, hanno un'opinione pubblica ancor più parrocchiale di quella tedesca e hanno le elezioni addirittura a maggio. Che il presidente della Bundesbank ricordi che c'è anche un problema di debito pubblico è ammissibile. Prima di lui lo aveva ricordato lo stesso ministro Ciampi quando ha disegnato il programma di rientro del debito nei parametri di tendenza che sono stati convenuti. Tutto questo va bene a patto che si stia alle regole del gioco, a patto che non si adducano inaffidabilità caratteriali del popolo italiano. Perché se si dovesse guardare, anziché a ciò che mi Paese e il suo governo fanno oggi, a ciò che quel Paese ha fatto ieri o l'altro ieri, allora non so chi dei due, se l'Italia o la Germania, sia da considerarsi più affidabile. Il male è che il problema non è l'Italia ma è l'Europa. I tedeschi hanno perseguito l'idea di un'Europa unita con la stessa convinzione, e talvolta con più coerenza, di noi. A partire dalla riunificazione, dapprima insensibilmente, poi con maggior chiarezza e da ultimo in modo visibile come dimostrano i sondaggi, se ne stanno allontanando. A cosa dobbiamo attribuire questo fenomeno? Stanchezza nei confronti di Kohl, da troppo tempo al potere, che impersorufica l'idea stessa di Europa? Incertezze sul futuro dell'economia che mostra segni di inattese tensioni? 0, al contrario, timore che l'Europa, una volta che il traguardo dell'integrazione è stato grazie ad essa raggiunto, sarà di impaccio e non di aiuto al futuro della Germania? Spetta ai tedeschi, non a noi, rispondere a queste domande. Una cosa è certa: se l'opinione pubblica tedesca non riprenderà fiducia nella costruzione europea, la costruzione europea non si farà. Un'Europa senza l'Italia è pensabile; un'Europa senza la Germania non lo è. Chi crede che il processo di integrazione non sia finito, che il «sistema Europa» debba ancora progredire, che le istituzioni comuni debbano essere rafforzate per evitarne la ri-nazionalizzazione, chi attribuisce a tutto questo un carattere di priorità deve rassegnarsi a un'opera di rassicurazione nei confronti dell'opinione pubblica tedesca. I politici tedeschi non agitino vecchi luoghi comuni se non vogliono che altri facciano altrettanto. L'Italia dovrà evitare che i ritardi nel recepimento della legislazione europea, le quote latte o la concessione di asilo politico a un intero popolo che vuole andare in Germania, diano un'immagine di inaffidabilità che invece la serietà della sua politica estera e finanziaria contraddice. Questo è quello che Kohl ha detto e si è sentito dire a Roma. Boris Biancheri

Persone citate: Ciampi, Kohl, Tietmeyer