La maschera impassibile della rivincita

La maschera impassibile della rivincita L'ex ministro della Difesa ha seguito il dibattito e la successiva votazione al fianco di DellUtri La maschera impassibile della rivincita LROMA A faccia di Cesare Previti, oggetto di strabilianti dissertazioni lombrosiane, ha sfilato ieri apparentemente nuda davanti alla giuria di bellezza dell'harem di Montecitorio. La giuria (forse dopo aver guardato anche quella di Mussi) ha deciso di non privarsene. Alla faccia. La faccia di Previti era arrivata a Montecitorio dopo una notte complicata, che aveva depositato tracce di insonnia sulle sue rughe scarabocchiate e sotto gli occhi a forma di borsello. La faccia non era sola. Si presentava in compagnia di una giacca coi bottoni dorati e di un paio di scarpe da arresto: a doppia fibbia, come nei film sulla mala. A l'uria di guardare la faccia, nessuno si accorgeva che Previti aveva dimenticato le mani, che pure nella sua vita devono avere giocato un certo ruolo. Mani leste, da pokerista. Mani che finalmente affioravano sotto il suo banco di deputato, incrociate come in un rosario, più spesso parcheggiate sui pantaloni o in zone più scaramantiche. A tratti una mano spuntava proditoriamente allo scoperto per abbozzare disegnini su un foglietto. Una serie di figure geometriche romboidali che si incastravano l'una nell'altra come una matrioska. A sormontare l'intera opera, la ruota gigantesca di un pavone. E quando Diego Novelli si è pronunciato al microfono per il suo arresto, la mano di Previti ha cominciato a disegnare delle sbarre. Era palese il contrasto col vicino di scranno e di sorte Marcello Dell'Utri, accorso al suo fianco nell'ora della lotta: il foglio degli appunti intonso, le braccia composte. Elegante come un manichino e compassato come un bonzo. O forse semplicemente come un palermitano. Mentre i giurati e i congiurati parlavano, la faccia di Previti assumeva varie iniziative. La principale consisteva nel distendersi all'arrivo di mi deputato amico, tipo Mancuso, e di gridargli «Uece», come i soci di un circolo quando si incontrano su mi campo da tennis o al ristorante. In alternativa, la faccia di Previti si sottoponeva con l'aiuto di entrambe le mani alla pulizia della cavità nasale. Un'attività che diventava particolarmente frenetica durante l'intervento del collega di partito Frattini, che ha parlato nel cortese disinteresse generale. Come tutti, del resto. Anche la faccia di Previti ha parlato. Non tanto nei tre minuti del suo di- Ha riso souna notaannuncil Carsi schiera o quando d'agenzia ava che occio va con lui scorso ufficiale;, introdotto da uno scatto repentino verso l'alto della sua schiena storta e dinoccolata. ((Accetterò le vostre decisioni anche nella più dolorosa delle conseguenze...». Era una faccia rigida e inespressiva quella che si rimetteva al giudizio della corte come l'ultimo degli avvocati d'ufficio. Rimaneva un rebus (o un totem) anche dopo i duo baci che gli scoccava sulle guance il plurinquisito calabrese Matacena. Resisteva all'arringa difensiva di Biondi, anche se a lui ha poi detto di essersi commosso, «io che non mi commuovo mai». Superava indemie persino il latinorum di Mancuso e le parole del relatore Carmelo Carrara che lo descriveva come «il primo prigioniero politico della Seconda Repubblica». Finché sul suo banco arrivava un foglietto d'agenzia. La dichiarazione di un oscuro leghista, Fontan, che preamiunciava il voto del Carroccio a suo favore. Allora la faccia di Previti non ce l'ha fatta più. Si è distesa in una risata di stomaco, leggera o ribalda a seconda dei punti di vista, ma sicuramente sincera. Rideva con le orecchie, con le rughe, con gli occhiali. Rideva persino coi calzini, che le mani continuavano a prendere per l'elastico nel tentativo di scaricare la tensione. Il foglietto leghista del buonumore e della salvezza veniva ripiegato in dieci quadratiiu come un origami di D'Alema e nuovamente dispiegato all'arrivo di Sgarbi, che gli si appollaiava praticamente su una coscia. Dopo aver detto alla faccia di Previti che il Parlamento era il «suo preservativo», Sgarbi insisteva con il paragone proponendogli di portare in tribunale il contenuto del preservativo, per un confronto all'americana con la sorella dell'Ariosto e sua presunta amante: come Clinton e Paula Jones. Nemiche durante la votazione Previti portava le mani allo scoperto: una restava di guardia sopra i pantaloni o giù di lì. Era fatta. Matacena tentava un applauso, ma restava solo. Non sono queste le vittorie che si festeggiano. Previti stringeva qualche mano e se ne andava a piede libero. Con la sua faccia. «Non so se stanotte riuscirò a dormire». Forse tirerà l'alba a guardarsela davanti allo specchio. Quella faccia aie sembra il ritratto di Dorian Gray e che è riuscito a portare in salvo anche stavolta. Massimo Gramellini Ha riso solo quando una nota d'agenzia annunciava che il Carroccio si schierava con lui