Seimila voci; «Difendete le arance»

Seimila voci; «Difendete le arance» Contro la crisi del settore, si chiedono più controlli contro le truffe e il blocco delle importazioni dai Paesi extra Ue Seimila voci; «Difendete le arance» Corteo a Catania, sfila anche l'arcivescovo CATANIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Polizia e carabinieri si aspettavano un'invasione di trattori e avevano messo sotto controllo gli ingressi della città. Ma gli agrumicoltori siciliani che ieri mattina hanno affollato il centro di Catania hanno portato con loro solo uno slogan: «Non trattori ma idee». Circa 6000, dicono le forze dell'ordine, più di 10 mila secondo gli organizzatori. Non soltanto braccianti agricoli, nel corteo, ma anche i produttori e perfino gli addetti alla lavorazione degli agrumi, un settore che in Sicilia significa lavoro per 40 mila persone e il 62 per cento dei 3 milioni e mezzo di tonnellate di agrumi italiani. Niente trattori, ma ugualmente tanta rabbia. La grave crisi degli ultimi tempi è stata accentuata da una ondata di maltempo, da una serie di accordi commerciali che l'Italia ha stipulato con i Paesi dell'altra sponda del Mediterraneo, e dalle truffe che, stando a quanto dicono i produttori siciliani, altri Paesi dell'Ue fanno pur di immettere a basso costo le loro arance sul mercato europeo, compreso quello italiano. Quest'anno, dalla Sicilia partirà per l'estero meno del 10 per cento della produzione; otto anni fa era oltre la metà. Il resto finirà sulle tavole dei siciliani o rimarrà a marcire sugli alberi. Secondo Cia, Coldiretti e Confagricoltura, le associazioni sindacali dei produttori che hanno organizzato la grande protesta di ieri, un chilo di arance costa alla produzione 350 lire. La scorsa stagione, il prezzo di vendita raggiungeva al massimo le 400 lire. Un guadagno troppo esiguo che, secondo le stime, quest'anno si ridurrà ulteriormente. Come se non bastasse, le industrie conserviere hanno imposto un prezzo di acquisto di 10 lire al chilo. Per questo, la protesta ha visto scendere in piazza anche i sindaci dei Comuni del comprensorio, con tanto di gonfaloni, i presidenti delle Province e perfino l'arcivescovo di Catania Luigi Bommarito che si è messo alla testa del corteo. Gli agrumicoltori chiedono «di poter sedere al tavolo delle trattative per l'agricoltura, per ragionare e trovare insieme soluzioni, non per fare guerre tra poveri; chiediamo soluzioni». Rifiutano, invece, assi¬ stenzialismo e contributi: «Vogliamo il blocco temporaneo delle importazioni extra Ue, la riforma dell'Aima, la stipula di un contratto interprofessionale, e che vengano individuate le aree colpite da calamità naturali». Insomma, regole che servano ad evitare concorrenze sleali con gli altri Paesi del Mediterraneo, come Turchia, Tunisia e Marocco, che producono agrumi con costi di gran lunga inferiori, spesso con l'aiuto concreto dei loro Paesi. Ma sul banco degli imputati non c'è solo il governo nazionale. Anche la Regione 6 accusata di non aver fatto nulla per proteggere gli agrumi siciliani, di ottima qualità, e addirittura unici come nel caso dell'«arancia rossa», i cui benefici sono di¬ mostrati anche nella prevenzione dei tumori, e di non avere battuto i pugni a Roma e Bruxelles per salvaguardare le quote di mercato. Dopo 5 corteo, il sindaco di Catania Enzo Bianco ha fatto sapere di avere avuto rassicurazioni dal ministro delle Risorse agricole Michele Pinto che già domani ci sarà una riunione tecnica, mentre del caso Sicilia si occuperà il Consiglio dei ministri fissato per venerdì. Il 9 febbraio, Pinto dovrebbe poi incontrare gli agrumicoltori. Proprio ieri il presidente della Provincia di Catania, l'eurodeputato di An Nello Musumeci, che ha partecipato al corteo, ha scritto un'interrogazione al commissario Ue per l'agricoltura nella quale chiede di «impedire la massiccia importazione di agrumi dalla Spagna, perché le arance sono trattate con sostanze tossiche». Quella di ieri è stata la prima di una serie di manifestazioni che dureranno un intoro mese. Il 30 gennaio scenderanno in piazza nuovamente i braccianti agricoli, con una fiaccolata organizzata dai sindacati. Dalla manifestazione di ieri si è invece dissociato il Coordinamento dei produttori agricoli siciliani, una sorta di Cobas delle arance. Giudica le altre associazioni delle agrumicoltori responsabili, assieme ai politici, della grave crisi. Per questo, ha istituito un presidio di trattori a Serro, 20 chilometri da Catania. Fabio Albanese L'arcivescovo di Catania monsignor Luigi Bommarito in testa al corteo degli agrumicoltori siciliani che protestano per la crisi del settore MZ # ITALIA PREVISIONE EXPORT PER NAZIONE €; GRECIA ISRAELE 6,6% #TURCHIA 5,3% MAR0CC0 13,0% ® EGITT0 5,1% C spagna 53,6% NEL '90, EXPORT ARANCE DA SICILIA: IL 60% DELLA PRODUZIONE. OGGI: MENO DEL 10%. VALORE: 200 MILIARDI. PRODUZIONE AGRUMI ITALIA: 3.448.000 TONNELLATE SICILIA: 2.168.000 TONNELLATE (62% DELLA QUOTA NAZIONALE) ARANCE ROSSE (PRODOTTO TIPICO DELLA ZONA): SE NE PRODUCONO 76.000 TONNELLATE, QUASI IL 40% DELL'EXPORT TOTALE DI AGRUMI SUPERFICIE COLTIVATA AD AGRUMI: ITALIA: 180.000 ETTARI SICILIA: 115.000 ETTARI (IL 63%) SICILIA ORIENTALE (PROV. DI CT, SR, RG, EN): 55.000 ETTARI (IL 35% DEL TOTALE ITALIANO, IL 48% DEL TOTALE SICILIANO). ADDETTI: 40 MILA COSTO PRODUZIONE: 350 LIRE AL CHILO PREZZO DI VENDITA NEL '96-'97:380-400 LIRE AL CHILO ALTRI PAESI VENDONO AD ALMENO CENTO LIRE MENO AL CHILO GIORNATE LAVORATE: 10 MILIONI L'ANNO NELL'ULTIMO ANNO SONO DIMINUITE DEL 40%

Persone citate: Enzo Bianco, Fabio Albanese, Luigi Bommarito, Michele Pinto, Nello Musumeci