«Parole sorprendenti»
«Parole sorprendenti» «Parole sorprendenti» Vigna: forse lo spunto è arrivato dai giornali PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sorprendenti. Così sono state giudicate negli uffici della procura della Repubblica di Palermo le cose che Giovanni Brusca ha detto sulle modalità della cattura di Totò Riina, avvenuta il 15 gennaio 1993, dopo 23 anni di latitanza. Che vi fosse più di una ragione per veder chiaro ma proprio fino in fondo sulle autentiche modalità del clamoroso arresto, in effetti la procura palermitana l'aveva già intuito nello scorso autunno. Infatti aveva formalmente avviato su di esso un'inchiesta come «atti relativi». C'erano evidentemente punti rimasti oscuri non soltanto sull'arresto del grande capo corleonese di Cosa Nostra, ma pure sull'irruzione nell'elegante villa-covo avvenuta soltanto dopo che era stata sgombrata dalla famiglia del boss e a quanto pare ripulita e svuotata da incaricati dalla mafia. Le affermazioni del dichiarante Brusca hanno spinto in procura a una constatazione corredata da un interrogativo: perché, finora, il capomafia di San Giuseppe Jato che aspira al «ruolo ufficiale» di pentito aveva sostenuto di ignorare i vari particolari relativi all'arresto di Riina che era stato suo padrino di battesimo e invece ne ha parlato ieri nell'aula bunker di Firenze? Non ci vuol molto, allora, per concludere che tutto quel che Giovanni Brusca ha detto ieri viene ora vagliato al microscopio negli uffici della procura palermitana così come in altri uffici «che contano», come quelli del comando generale dei carabinieri a Roma o ancora nella capitale quelli della procura nazionale antimafia il cui titolare, Piero Luigi Vigna, per l'occasione ha cornato un fascinoso «affermazioni suppositive». Più esplicitamente ciò dovrebbe significare che Brusca ha prospettato più che altro sue supposizioni. Vigna tuttavia ha scelto la cautela e, bollando con un «del tutto improprie» appunto rivelazioni di questo tipo fatte da un dichiarante, ha detto di non voler minimamente entrare nel merito del processo. Vigna non ha neppure escluso che possa trattarsi di dichiarazioni rese «traendo spunto anche da notizie che sono apparse sui giornali, non so con quale fondamento» e ha tenuto a far sapere di aver parlato ieri stesso con il comandante generale dei carabinieri, Siracusa, esprimendo stima all'Arma e a quanti altri lottano contro la mafia. Sui temi della lotta alla criminalità è intervenuto anche Luciano Violante, presidente della Camera. «Isolamento per i capi delle organizzazioni criminali e ricerca dei loro capitali soprattutto nell'utilizzo dei collaboratori di giustizia». Sono due delle misure indicate da Violante per una maggiore efficacia nella lotta alla mafia, nell' incontro con gli studenti napoletani. E rispondendo alla domanda di uno di loro ha affrontato il tema della lotta alla mafia: «Dobbiano togliere loro i soldi - ha esordito -, dobbiamo renderli pezzenti». «La magistratura e le forze di polizia - ha detto - stanno facendo un'opera meritoria che consiste nel porre la questione dei soldi come determinante per le collaborazioni: non veniteci a raccontare chi ha ammazzato tizio 15 anni fa; ci interesserà pure ma diteci dove sono i soldi adesso. E' queste il senso vero della rottura con il passato: se non si consegnano i soldi - ha aggiunto - tutto finisce in una sorta di aggiustamento interno nel senso che si parla di qualcuno, si fa qualche anno di galera e quando si esce ci si godono i soldi». Antonio Ravtdà
Persone citate: Antonio Ravtdà, Giovanni Brusca, Luciano Violante, Piero Luigi Vigna, Riina, Totò Riina
Luoghi citati: Firenze, Palermo, Roma, San Giuseppe Jato, Siracusa
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