Usa sotto choc, embrioni dagli ovuli di altre specie di F. P.
Usa sotto choc, embrioni dagli ovuli di altre specie Clonazione, nuovo passo nell'orrore Usa sotto choc, embrioni dagli ovuli di altre specie // capo dell'equipe medica: potremo salvare animali dall'estinzione NEW YORK NOSTRO SERVIZIO L'ultima sulla clonazione, in questa specie di stillicidio che ormai ha preso una cadenza quasi quotidiana, viene dal Wisconsin. Un gruppo di ricercatori dell'Università di quello Stato è riuscito a produrre embrioni di pecore, maiali, topi e scimmie usando gli ovuli di una mucca e stabilendo, in pratica, il principio che le varie specie possono essere «combinate». Gli ovuli della mucca, ha spiegato il dottor Neil First, il capo dell'equipe, sono stati fertilizzati con geni provenienti dalle cellule adulte degli altri animali e hanno tranquillamente compiuto il loro corso fino a trasformarsi in embrioni. Non solo, in questo processo ognuno dei geni ha seguito i propri tempi di «gestazione», ignorando quelli della mucca. Poi, quegli embrioni sono stati inseriti ognuno in una femmina della loro specie, per dare vita al processo di clonazione vero e proprio. Non ha funzionato, nel senso che le gravidanze non sono andate avanti e quindi nessun nuovo «mostro» è venuto a fare compagnia a «Dolly», la pecora clonata prodotta mesi fa in Scozia; ma il dottor First non dispera. ((Abbiamo ancora molto da imparare», dice modestamente, accontentandosi intanto che questo esperimento sembra dimostrare che il «sistema» con cui l'organismo programma la produzione di embrioni è simile in tutti i mammiferi. La conclusione del discorso cominciato nel Wisconsin, in sostanza, potrebbe essere quella che gli ovuli di un mammifero possono essere usati come una sorta di «incubatrice universale» per produrre embrioni di tutti gli altri mammiferi, compresi ovviamente gli esseri umani. E questo, dice sempre il dottor First, apre molte prospettive: da quella di ripopolare il mondo di specie animali minacciate di estinzione (i lupi dello Yellowstone Park, invece di essere portati a coppie dal Canada con il problema che scappano per tornare a casa, potrebbero venire a centinaia dalle vacche e la stessa cosa potrebbe accadere per riportare nelle praterie del West i bisonti sterminati nel secolo scorso) a quella di produrre una grande disponibilità di tessuti umani destinati al trapianto, per i quali ora bisogna «dipendere» dalla disponibilità dei donatori. Ma questo è, per così dire, il lato «buono» della cosa. Quello «cattivo» è come al solito il punto che con questo esperimento si è compiuto un altro passo - teorico ma fino a un certo punto - verso la clonazione umana. Il coro che si mise a cantare contro questa possibilità, quando nacque «Dolly», sembrava unanime e perentorio. Ma poi è arrivato il dottor Richard Seed di Chicago con il suo progetto di «clinica» per fornire bambini clonati a coppie povere di figli ma ricche di denaro; e sono arrivati vari altri esperimenti solo apparentemente lontani (quello della «fontana della giovinezza», quello delle «cellule immortali», eccetera) dai quali sembra di poter dedurre che la cosiddetta «comunità scientifica», oltre ai suoi rappresentanti istituzionali incaricati di pronunciare nobili parole, contiene in sé anche molta gente che sotto sotto ha una gran voglia di andare avanti. E la «comunità politica», cioè quella di chi dovrebbe varare leggi capaci di frenare i possibili «pazzi»? Vernon Ehlers, un deputato repubblicano del Michigan, ammette sconsolato che il progetto per regolamentare la materia da lui presentato prima ancora della nascita di «Dolly» si è perso «nella polvere del Congresso», tutto impegnato a seguire la lotta sorda fra Bill Clinton e Newt Gingrich. Ma ora, aggiunge speranzoso, proprio grazie a gente come il dottor Seed (e adesso anche il dottor First) le possibilità di «sensibilizzare» i suoi colleghi sono aumentate. [f. p.]
Persone citate: Bill Clinton, Neil First, Newt Gingrich, Richard Seed, Vernon Ehlers
Luoghi citati: Canada, Chicago, Michigan, New York, Scozia, Usa, Wisconsin
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