L'Ulster ripiomba nella paura delle stragi: due morti di Fabio Galvano

L'Ulster ripiomba nella paura delle stragi: due morti tala politica dell'Ira conferma il no all'ipotesi di un'assemblea nordirlandese: ma non abbandoniamo il negoziato L'Ulster ripiomba nella paura delle stragi: due morti II Sinn Féin a Downing Street al capezzale della pace. Blair. «Stop al massacro» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Altri due morti in Irlanda del Nord - sesto e settimo in 23 giorni, uno protestante e uno cattolico - hanno fatto ieri da drammatico retroscena a un controverso incontro a Downing Street, il secondo in poco più di un mese, fra il primo ministro Tony Blair e la leadership del Sinn Féin. Gerry Adams e Martin McGuinness hanno illustrato il loro allarme non soltanto per il bagno di sangue che sta restituendo all'Ulster la fisionomia dei giorni peggiori, ma soprattutto per l'impasse negoziale dopo il no del Sinn Féin alle ultime proposte anglo-irlandesi, che offrendo organismi panirlandesi escludono l'unificazione dell'isola caldeggiata dai nazionalisti. «Non accetteremo di essere trattati come cittadini di seconda classe», ha detto Adams uscendo dal numero 10. Ma McGuinness ha rassicurato: «Il Sinn Féin non abbandona il negoziato». L'incontro - non più con l'etichetta «storico» di quello del 9 dicembre ma non per questo meno cruciale - è durato poco più di un'ora, sotto la lunga ombra dei fatti di Belfast sui quali Blair ha espresso «condanna e disgusto». «Siamo preoccupati dai recenti sviluppi - ha detto Adams - ma la situazione può ancora essere rettificata, purché affrontata con realismo. Quello che noi voghamo è la fine di tutte le uccisioni». Ma il presidente del Sinn Féin ha ben sottolineato che lo stesso realismo è necessario sul piano negoziale: «Chiunque ritenga che un'assemblea nordirlandese può funzionare non vive nel mondo reale». E ha denunciato «la mancanza di un trattamento delle parti su base d'uguaglianza»: il sospetto, insomma, che la lobby lealista stia prevalendo. Da Downing Street, anche se Adams ha precisato che «la responsabilità cade su entrambi i governi, soprattutto quello britannico», vengono segnali distensivi: «Nessuno dice che il documento anglo-irlandese sia perfetto, ma è una base di discussione concreta». La prima uccisione di ieri non aveva fatto che peggiorare una situazione già tesa. Mancavano pochi minuti alle 11, e Gerry Adams stava per lasciare Belfast diretto a Londra, quando due uomini uno con una vistosa parrucca sono entrati nel negozio di tappeti di Jim Guiney, alla periferia di Belfast, e lo hanno abbattuto sparando oltre il bancone. La vittima, 38 anni e noto personaggio nel mondo del lealismo protestante nonché amico personale di uno dei negoziatori dell'Ulster Democratic Party, è morto poco dopo, in ospedale. La rivendicazione da parte dell'Inla, ala dell'estremismo cattolico ben distinta dall'Ira, è stata quasi immediata. Il breve comunicato fatto pervenire alla Bbc, con i soliti codici di riconoscimento, parla di «esecuzione». Il linguaggio è lo stesso usato dall'Inla il 27 dicembre, dopo l'uccisione di Billy Wright, leader delle forze paramilitari protestanti della Loyalist Volunteer Force, nel carcere di Maze. Per quell'uccisione la Lvf, che come l'Inla cattolica non ha mai aderito alla tregua dichiarata dagli altri gruppi paramilitari, ha attuato una sanguinosa serie di rappresaglie, uccidendo quattro esponenti cattolici: l'ultimo domenica. La replica dell'estremismo cattolico era nell'aria. Ma non era finita: poche ore dopo la tragica logica nordirlandese del «pan per focaccia» è nuovamente prevalsa: un tassista cattolico di 52 anni è stato ucciso ieri sera, colpito da quattro proiettili, mentre era seduto nella sua auto davanti all'ufficio della Enterprise Taxis, la ditta per cui lavorava Belfast trema. Fabio Galvano Uccisi a Belfast un cattolico e un protestante csrpet Agenti sul luogo dell'ultimo omicidio

Persone citate: Adams, Billy Wright, Gerry Adams, Jim Guiney, Martin Mcguinness, Maze, Tony Blair