«Tangentopoli non è conclusa»

«Tangentopoli non è conclusa» L'allarme lanciato dal pg Garrì. Altre emergenze: ritardi nelle pensioni, burocrazia e gestione del denaro pubblico «Tangentopoli non è conclusa» La Corte dei conti: l'Italia soffre di malgoverno ROMA. Cattiva gestione del denaro pubblico, ritardi nei pagamenti, opere realizzate e mai ultimate, falsi invalidi, debiti fuori bilancio. Ma soprattutto il perpetuarsi di una corruzione diffusa, con buona pace di quanti vorrebbero archiviare gli anni bui di Tangentopoli A lanciare l'allarme - in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 1998 - è la Corte dei conti attraverso la denuncia del procuratore generale Francesco Garrì. La cerimonia si è così tradotta in un brusco richiamo alla realtà di un Paese non ancora «normale», proiettato nel futuro eppure per molti versi ancorato ad un passato che ne condiziona le svolte coraggiose, gli sforzi per guadagnarsi l'ingresso in Europa. Un'analisi che non ha mancato di suscitare reazioni. «Condivisa pienamente» dal Guardasigilli Flick, è interpretata da Enrico Micheli, sottosegretario alla Presidenza, come un richiamo «ad accentuare il rinnovamento». Polemico Maurizio Pieroni, Verdi: «Il vero conflitto è fra continuità e discontinuità con i metodi della prima Repubblica. E' dall'inizio del nuovo anno che mi chiedo se stiamo sostenendo un esecutivo di coalizione dell'Ulivo o un esecutivo tecnico di matrice democristiana». Ecco, in sintesi, i punti salienti della requisitoria. I DANNI DELLA BUROCRAZIA. Il malessere della pubblica amministrazione va individuato «nella lentezza, nel lassismo, nel disinteresse che investono l'azione amministrativa» e che «producono danni tanto al cittadino tanto aU'anuninistrazione stessa chiamata poi a risarcire». TANGENTOPOLI VIVE. L'esperienza dimostra che la corruzione perdura, complici le «tolleranze o volute cecità» di funzionari pubblici. Si tratta di un fenomeno «da valutare in una prospettiva non di interventi di emergenza, ma di un'azione quotidiana di tutti gli organi di giustizia». I LIMITI DELLE INCHIESTE. La corruzione si combatte con la prevenzione e la sinergia fra tutte le componenti interessate. Quanto alle indagini, non dovrebbero essere ridotte «ad una sorta di attività di polizia»: si impone un controllo capillare e costante a tutti i livelli della pubblica amministrazione. Non solo: «Va anche studiato un meccanismo che permetta al danneggiato dalla corruzione di opporsi all'azione del corruttore». D'accordo Gerado D'Ambrosio, coordinatore del Pool milanese, fatta salva qualche precisazione: «Il compito di prevenire è demandato al Parlamento che deve fare le leggi. Alle Procure spetta il compito di perseguire i reati. L'unica prevenzione che possono fare è quella data dall'avvio delle indagini». GESTIONE DQ DENARO PUBBLICO. Molte le zone d'ombra nelle prime applicazioni delle nuove regole su chi e come risponde di danni alle casse pubbliche. Fra l'altro, il carico di la¬ voro degli uffici locali del pm contabile continua ad essere pesante, mentre l'attenzione delle procure regionali è focalizzata su «situazioni di avanzo solo apparente di molte gestioni, di dissesto potenziale di molti enti locali» ed irregolarità nel settore sanitario. Per quanto riguarda il controllo delle gestioni pubbliche, invece, occorrono «verifiche interne, condotte in base a parametri di efficienza, efficacia ed economicità». Inoltre va dato più peso alle osservazioni della magistratura contabile, visto che «non risulta essere ancora proprio della cultura delle pubbliche amministrazioni lo spontaneo adempimento degli obblighi di autocorrezione». EMERGENZA PENSIONI. Preoccupa l'entità delle cause in materia di pen¬ sioni, aumentano le condanne da parte della Corte di giustizia europea per ritardi nella definizione dei giudìzi. Le cifre parlano da sole: beni sotto sequestro per 10.600 miliardi, 152 mila indagini in corso per danno erariale, oltre 63 mila nuove denunce in un solo anno, 238 mila ricorsi pensionistici ancora pendenti. In particolare, degli oltre 10.600 miliardi di beni sequestrati a fronte di possibili danni subiti dalle Casse dello Stato, 530 sono stati effettuati nel '97. Delle 152 mila vertenze aperte presso le procure regionah, il 40% sono state aperte nell'anno appena concluso: 63.559. Vanno ad aggiungersi alle 88.810 aperte negli anni precedenti. Le sentenze emesse nel '97 hanno portato a condanne per 65 miliardi e 200 mihoni. [ale. moii.] «L'esperienza insegna come la corruzione perduri anche oggi nei pubblici uffici» Il procuratore generale della Corte, Francesco Garrì, con il presidente Scalfaro

Persone citate: D'ambrosio, Enrico Micheli, Flick, Francesco Garrì, Maurizio Pieroni, Scalfaro, Verdi

Luoghi citati: Europa, Italia, Roma