la coscienza e i calcoli di Augusto Minzolini
la coscienza e i calcoli la coscienza e i calcoli Giustizia e politica, vince la tattica E pensare che a detta di tutti doveva essere un voto di coscienza. Ma le tattiche si sprecano e i discorsi che si fanno sono addirittura peggio se il pidiessino Cesare Salvi, anche se non potrà votare in quanto senatore, ci tiene a far sapere il suo sì per l'arresto e nel contempo teorizza: tutta la sinistra è colpevolista mentre il centro è innocentista perché è figlio di Tangentopoli. Bella tesi per spiegare il compito di un Parlamento chiamato a decidere se è necessaria la custodia cautelare per una persona che, anche se è un parlamentare (ormai è un'ulteriore colpa), anche se ha «la faccia» di Previti (ormai anche i connotati comportano delle aggravanti), è già in attesa di processo. Se Salvi parla a quel modo non deve meravigliare, quindi, che l'imputato Previti si faccia i suoi calcoli parlando con Lucio Colletti nell'aula di Montecitorio. «Cesare • è il resoconto che il filosofo di Forza Italia fa della conversazione - è convinto come me che il voto si deciderà al fotofinish. Mi ha detto: "Io sarei favorito dal voto segreto, ma si tratterebbe solo di una vittoria personale. Se, invece, la Camera respingesse la richiesta d'arresto a voto palese sarebbe un successo politico del garantismo"». Purtroppo nell'Italia di oggi la giustizia si confonde spesso con la politica, e viceversa. «I migliori politici - osserva Clemente Mastella - sono quelli del pool di Milano. Come finisce, per loro va bene. Se Previti viene arrestato dimostrano di essere ancora i più forti. Se la Camera dice "no" ci additano all'ira giustizialista. Hanno fatto bene i loro calcoli, per questo mi spaventano». I politici, quelli veri, continuano a maneggiare in maniera maldestra argomenti così complessi, che dovrebbero definirsi, appunto, casi di coscienza. In determinate circostanze il silenzio dovrebbe essere più un obbligo che uno stile. E, invece, a sinistra c'è chi indulge all'umore - supposto o meno - delle piazze. E a destra c'è chi punta a trasformare un giudizio sulla sussistenza o meno di esigenze di custodia cautelare in un'assoluzione tout court. Insomma, nell'aula di Montecitorio il caso Previti si confonde con tante altre vicende che hanno ben poco a che fare con esso. Basta guardare al calendario della Camera di oggi pomeriggio. Dopo il voto su Previti i deputati - su richiesta del capogruppo della Lega, Domenico Cornino - dovranno valutare 1'«insindacabilità» di alcune affermazioni fatte nei mesi scorsi da Umberto Bossi e Roberto Maroni. Quell'ermetica espressione, tradotta dal lessico istituzionale, significa che il Parlamento dovrà decidere se i leader della Lega dovranno rispondere davanti alla legge per quel che dicono nei loro comizi. E, ovviamente, già solo l'inserire le due vicende nella stessa seduta può dare l'impressione che tra la lega e il Polo possa esserci un patto di mutua assistenza. Tanto più che qualcuno degli interessati neppure lo smentisce: «Avete messo - ammette con il sorriso Luigi Grillo, altro deputato azzurro grande amico di Cesare Previti - il dito nella piaga». Altri discorsi, altri aneddoti sul caso Previti e altre interfe¬ renze. In un discorso tenuto tra Natale e Capodanno all'hotel Savoia di Cortina, Bossi ha posto questo dubbio ai suoi seguaci: «Prendiamo il caso che un importante leader politico voglia mettere in galera Previti, far saltare le riforme e trovare in questo modo la ragione per andare alle elezioni a giugno. Elezioni che vincerebbe sfruttando l'ingresso dell'Italia in Europa...». Inutile dire che il nome del leader politico che è dietro a questo diabolico piano è quello di Massimo D'Alema. Un discorso più o meno simile faceva l'altro giorno nel Transatlantico di Montecitorio Franco Marini per convincere i suoi deputati più restii a votare no a favore di Previti. «Se viene arrestato - spiegava - saltano le riforme e insieme alle riforne cade la legi- slatura. E voi andate tutti a casa. Salvi dice che siamo figli di Tangentopoli? Si faccia i cavoli suoi, capirà col tempo». Siano veri o meno, questi discorsi dimostrano quanto possano essere strumentali gli approcci al caso Previti. Non c'è protagonista nella politica italiana e fuori che non si faccia i suoi conti, i suoi calcoli. C'è chi valuta le conseguenze politiche, chi pensa solo all'immagine. La vicenda, per quello che è, la valutano in pochi. Forse nessuno. La fotografia è quell'aula semivuota che ha accompagnato l'inizio di un dibattito che dovrebbe concludersi con quella che può essere definita quasi una sentenza. Per non parlare delle argomentazioni che vengono usate dall'accusa e dalla difesa, «lo - ha confidato ieri alla buvette Lapo Pistelli del Ppi - ho maturato il no all'arresto, ma a sentire la relazione di Carmelo Carrara mi è venuto qualche dubbio. Se fossi stato Previti gli avrei detto: "avvoca... si fermi che qui mi danno l'ergastolo"». Qualunque sia l'epilogo, questa vicenda - dentro e fuori il palazzo della politica - non sarà un bel ricordo. L'ennesima rappresentazione dell'anomalia italiana. Per colpa di tutti, nessuno escluso. Augusto Minzolini COME ANDRA' A FIN SUE? SB mmmnmmMtf^ll* ■ ■ INCERTI lega Nord 58 + altri incerti nel gruppo misto Sinistra democratica 6-7 Silvio Berlusconi leader di Forza Italia
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