Previti sospeso al filo della Lega di Antonella Rampino

Previti sospeso al filo della Lega Ma ieri a Montecitorio i deputati hanno disertato il dibattito sul «caso politico» dell'anno Previti sospeso al filo della Lega Oggi si decide sull'arresto, voto segreto opalese? ROMA. Alle quattro del pomeriggio appena passate, quando il presidente Luciano Violante apre il dibattito parlamentare col quale si dovrà decidere se consentire che vengano messe le manette a Cesare Previti, in aula ci sono tanti deputati quanti non ne basterebbero per una partita di pallone. E anche in seguito non andrà meglio. E' il caso politico dell'anno, il nome di Berlusconi riecheggerà alcune volte nell'aula, le voci del Transatlantico hanno a lungo rimandato l'idea che la richiesta d'arresto di Previti possa essere in qualche modo la prova generale di un analogo prowedimento contro il leader di Forza Italia, ma Berlusconi oggi non c'è, è al Consiglio comunale di Milano. Nessun leader politico a parte Franco Marini, e Bertinotti e Cossutta che per essere presenti hanno interrotto la direzione nazionale del partito. Unico assente giustificato Gianfranco Fini, per l'improvvisa morte del padre. Ma Cesare Previti c'è, entra al braccio di Beppe Pisanu, il colonnello di Berlusconi. Parla il relatore Carrara, illustra il diniego all'arresto espresso dalla maggioranza della giunta, «dobbiamo entrare nel merito della richiesta avanzata dalla magistratura», e in aula fa la sua apparizione il vero protagonista del pomeriggio, il fumus persecutionis, «quella serie di elementi e indizi per cui si valuta falsa un'accusa, oppure il rigore ingiustificato esercitato da un magistrato verso un parlamentare, e dovuto alla sua attività politica». No, dice Carrara, il nostro collega non va arrestato, bisogna preservare l'integrità numerica del Parlamento, e difenderlo da un «eccesso d'accusa». Intanto, Cesare Previti che se ne stava seduto di sguincio in uno scranno di terza fila, si alza e allungando il passo sulle rampe delle scale che sale a mento alzato, tanto da rischiare quasi d'inciampare, si va a sedere in un banco in cima. Nessuno lo ha ancora salutato, finché Tiziana Maiolo non lascia il suo posto accanto a Luciano Violante, e va a stringergli la mano. E' come un segnale. Previti è tenuto d'occhio da due teleobiettivi degni di Lady Diana, che scattano come mitragliatrici: Previti e Gasparri, che arriva, lo saluta e se ne va. Previti e Pisanu. Previti e Mancuso. «L'arresto di un parlamentare è traumatico, la carcerazione preventiva può ripu¬ gnare, ma daremmo un colpo alle istituzioni se valutassimo che i giudici hanno agito in modo difforme dal loro rigore» dice il relatore di minoranza Meloni, compagno di partito di Bertinotti, che ancora una volta si è ieri schierato per l'arresto di Previti. Intanto, Previti ride e scherza, riceve gli omaggi dei deputati che si arrampicano fino alla penultina fila dell'emiciclio per rendergli omaggio. Ecco Martino, ecco Lucio Colletti che poco prima, davanti a un manipolo di giornalisti, aveva dichiarato pubblicamente di «essere favorevole all'arresto per motivi di estetica parlamentare». Per lui Previti si alza, e i due conversano a lungo, Colletti è un brillante affabulatore. Intanto, Borghezio che aveva chiesto di parlare per conto delia-Lega, non si presenta neppure in aula: in giunta ha votato per l'arresto, poco dopo è stato contraddetto da Bossi, e quel che farà la Lega è la grande incognita. Se ne stanno occupando, nella stessa fila dell'emiciclo in cui siede Previti, Beppe Pisanu e Filippo Mancuso, con il giovane Elio Vito: si scambiano foglietti, un pallottoliere di carta con la conta dei prò e dei contro, e probabilmente i 30 nomi dei deputati che domani, «all'ultimo minuto prima del voto» come dice Fabio Mussi, potrebbero chiedere che sia espresso in forma segreta. L'unica possibilità, si dice, di salvare Previti dalle manette. Poco dopo, Pisanu se ne va, e il giovane Vito porta a Previti quei foglietti, che li legge, e annuisce. Si saprà poi che sarà proprio Previti, oggi, a decidere se Forza Italia chiederà o meno il voto segreto. Intanto, il dibattito va avanti, di qua deputati della maggioranza che evocano «privilegi odiosi», di là parlamentari del Polo contrari al tintinnar di manette. Pochi interventi. Vanno in scena due voci indignate, quella di Nando Dalla Chiesa che dice «qui è sotto inchiesta il pool di Milano, mentre la richiesta d'arresto ci è venuta da un giudice terzo». E la pidiessina Izzo: «Ero decisa a votare contro l'arresto di Previti, ma ho visto e vedo la sua arroganza, e in questo dibattito c'è il tentativo di colpire il Parlamento, costringendolo ad atti politici contro la magistratura». Fuori dall'aula, invece, si fa il conto alla rovescia, e si contano gli schieramenti. L'incertezza sul voto finale è grande, i due schieramenti, alla fine, rischiano di essere alla pari. Oggi si ricomincia alle 16; e si vota. In aula ci saranno i big. A cominciare da Previti, che pronuncerà in aula la propria autodifesa. Antonella Rampino Sopra: Cesare Previti durante il dibattito a Montecitorio

Luoghi citati: Milano, Roma, Vito