«Non siamo più vigilati speciali»

«Non siamo più vigilati speciali» «Non siamo più vigilati speciali» «Qualcuno non ci ama, ma lo convinceremo» Lm AVVOCATO Agnelli non " ha dubbi: «L'Italia ha i conti in ordine, non esiste un animus anti-italiano. Esiste purtroppo, ed è ancora più grave, un animus anti-Maastricht. Se si facesse oggi un referendum sulla moneta unica in Germania, e forse anche in Francia, io temo che vincerebbero i "no"...». Carlo Azeglio Ciampi ne ha ancora di meno: «Oggi è una giornata importante, il giudizio della Commissione europea sull'Italia è eccellente. Purtroppo in Germania, per 'problemi di politica interna, c'è ancora qualcuno che ci vuole male, che vede.nell'Euro un male assoluto, e die tutt'àl più sarebbe pronto ad accettare una moneta unica "ristretta" a pochi Paesi...». Può sembrare persino inaccettabile se visto in un'ottica di sano orgoglio nazionale: ma la prima certezza del presidente d'onore della Fiat e del ministro del Tesoro (l'Italia ha ormai un bilancio pubblico sostanzialmente risanato) cresce in misura proporzionale alla seconda (i Paesi dell'area del marco non ci vogliano nel «Club»). E oggi le pacche sulle spalle di cui sicuramente Kohl sarà prodigo con Prodi durante il vertice, non basteranno a invertire i termini della questione. Altri vertici, altri incontri cordiali ci hanno già illuso in passato, da quella giocosa gita in barca sul lago di Como con Dini premier, ai pellegrinaggi a Bonn dello stesso Prodi e poi di D'Alema. Oggi, come allora, riemerge la fuorviante leggenda del Gigante e la Bambina, di questo Kohl cattivo che gli sorride in faccia e l'accoltella alle spalle, esecutore spietato della truce congiura ordita dal «compare» Tietmeyer, semi-dio della Bundesbank. Non è così. E lo conferma lo stesso Ciampi: «Senta, appena arrivato al vertice Zalm mi è venuto incontro, mi ha abbracciato e baciato, dicendomi "Carlo, tranquillo, se sarete nell'Euro io non mi dimetto, sai"?». Un bacio di Giuda, quello del ministro olandese? Ciampi lo esclude. Come pure esclude il siluro Bundesbank: ((Allora, lo scriva pure: Tietmeyer mi ha fatto sape re personalmente che la storia dell'intervista con Focus è un'invenzione, e che nel suo discorso del 16 gennaio a Herness ha parlato di rispetto dei criteri di Maastrcht, e non ha mai citato un solo Paese, nè in senso positivo, nè in senso negativo...». Questa lunga, estenuante guerra, di nervi e di posizione, non è un fat to di uomini singoli. E' un fatto di Paesi, di storia e di cultura. Nei tiri mancini dei giornali tedeschi e olandesi, che frullano ad arte notizie ve rosimili e indiscrezioni infondate, nelle intemerate di qualche membro del consiglio della Buba o di qualche banchiere di Francoforte - come so stengono Agnelli e Ciampi - parla la «pancia» di una nazione. Che non accetterà forse mai fino in fondo l'eu tanasia del suo marco, perchè non ha mai elaborato il «lutto» di Weimar, e che vede nel disordine economico e nell'inflazione i due virus sui quali si innesta una malattia che uc cide una democrazia. La classe diri gente di quella nazione, cioè i Kohl, Tietmeyer e i Waigel, trasforma fa talmente e ovviamente in politica attraverso un cordiale ma spesso contraddittorio benign neglect quel «mal di pancia» popolare. Per questo è così difficile lottare, accordarsi col Gigante tedesco, che oltre tutto si sta per cacciare in una campagna elettorale interna tra le più complicate e rischiose della sua storia post-bellica. E quindi non esita a «usare» Maastricht per il proprio equilibrio tra partiti. Il governo conosce perfettamente i pericoli che stiamo correndo, man mano che si avvicina il traguardo dell'Euro. La strategia è quella di trasformare ogni ipotetico sgambetto in un altro punto a nostro favore. E' quello che, secondo il superministro dell'Economia, è accaduto anche all'Ecofin di ieri. Convocato per dare un giudizio sulla nostra ultima Finanziaria e approvare il nostro piano di convergenza, che avrebbe potuto passare già al vertice europeo di giugno, l'Ecofin poteva rappresentare già un pre-esame per un singolo Paese, rispetto a quello di marzo che riguarderà invece tutti. Era quindi un ap¬ puntamento scivolosissimo, non a caso preceduto dai soliti «mal di pancia»: appunto, la minaccia di dimissioni dell'olandese Zalm, il «siluro fantasma» di Tietmeyer. Ciampi, portando a Bruxelles un documento sulla convergenza molto ambizioso e una Finanziaria decente anche se non eccezionale, non è scivolato. Anzi, ha attraversato il vertice di slancio. E adesso racconta: «La riunione è andata benissimo. E' chiaro che non c'è nessun disco verde all'Italia per Maastricht, non era questo l'obiettivo dell'Ecofin perchè la decisione com'è noto si prenderà solo in primavera. Ma i miei colleghi non hanno potuto esimersi dal riconoscere, come è scritto nel rapporto della Commissione europea, che l'Italia ha fatto e sta facendo fino in fondo il suo dovere. Lo dice il testo, che parla dell'importanza delle riforme fatte, a partire da quella fiscale». Critiche, a sentire Ciampi, non ne sono venute: «Tre ministri sono interventi, a chiedermi chiarimenti, io glieli ho dati, sui residui passivi e sulla sostenibilità del nostro risanamento, che del resto ci riconoscono i mercati, e che abbiamo ottenuto oltre tutto in un anno di bassa congiuntura. Nemmeno sulla previdenza hanno potuto sollevare rilievi sostanziali: gli abbiamo dimostrato, documenti alla mano, che con le riforme del '92 e del '95 abbiamo già abbattutto il tasso di crescita esponenziale della spesa pensionistica e che con la correzione del '97 l'abbiamo ulteriormente corretto». Eppure, nonostante tutto, la diffidenza del Gigante tedesco continuerà. Ciampi ne è consapevole: «Quello che conta sono i fatti: non possiamo, noi stessi, inseguire le voci». Si sfoga quasi, il ministro del Tesoro: «A volte ho l'impressione che qui non stiamo solo conducendo la battaglia per risanare i nostri conti, ma che spesso lottiamo lottiamo noi stessi contro i mulini a vento. Qualcuno ci vuole male, è vero: lei prenda la Suddeutschu Zeitung che scrive, e si inventa di sana pianta, che noi avremmo fatto una rivalutazione dell'oro. Sabotano, sperando che noi si abbocchi. Non dobbiamo farlo, mai. Dopbbiamo parlare poco, e agire tanto». Agire, per Ciampi, è anticipare il Documento di programmazione: «L'ho detto, ai ministri europei: è un progetto che tenteremo di portare avanti, perchè consideriamo quel documento importante e per noi molto lusingliiero». Ma per concludere, Ciampi ci tiene a fare una precisazione: «Proveremo a bruciare le tappe, ma sia chiaro: non è un impegno che ho preso, è un intendimento spontaneo che mi sono dato. Se riuscirò a realizzarlo tanto meglio, altrimenti non è nè può diventare, anche questo, im "peccato" del Paese, o un'arma da usare contro di noi. Le cose importanti, gli obiettivi fondamentali noi li abbiamo raggiunti, e li manterremo anche in futuro: ma la condizione di "vigilato speciale" io non l'accetto più. Nè per me stesso, nè tanto meno per il mio Paese». Prodi cercherà di farlo capire al Gigante, nel vertice di oggi. Ma c'è ancora da lottare, da qui alla primavera. Massimo Giannini «Il giudizio dei 15 è eccellente Zalm mi ha abbracciato Anche Tietmeyer ha smentito le voci» «Domani cercherò di convincere Kohl Ma da qui a aprile ci sarà ancora da combattere» LA PAGELLA DI BRUXELLES LE PROMOZIONI Apprezzabile la riforma fiscale ■ E' ok la riforma del bilancio statale ■ Completamento della riforma delle pensioni del '95 ■ Nel '98 dovrebbe essere raggiunto il rapporto del 2,8% tra deficit e Pil I TIMORI Troppi residui passivi, vanno ridotti per evitare imprevisti nel futuro ■ La riforma fiscal potrebbe portare a perdite di gettito nel breve periodo, il governo deve vigilare da combattere» Il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi abbraccia Gerrit Zalm li ministro olandése che ha minacciato di dimse l'Italia entra nell'euro IL MINISTRO DEL TESORO