DIETRO LA QUESTIONE ITALIANA di Mario Deaglio
DIETRO LA QUESTIONE ITALIANA DIETRO LA QUESTIONE ITALIANA LA moneta è troppo importante per essere lasciata ai banchieri, agli economisti, ai contabili nazionali e, genericamente, ai tecnici del settore; la moneta è forse l'istituzione-chiave attorno alla quale ruotano le società basate sul mercato e, pur fondandosi necessariamente sui tecnicismi, li trascende del tutto. La creazione di un'Unione monetaria, come quella che si è deciso di realizzare in Europa, non è, quindi, un atto di virtuosismo economico ma un processo politico: è il tentativo di dar vita a una nuova entità nazionale senza usare né sopraffazioni né la forza delle armi. Come tutti i processi politici, anche quello che conduce all'euro contiene, per chi li mette in moto, elementi di incertezza, implica la volontà di scommettere, di rischiare, di impegnarsi, di dar qualcosa in cambio: la scommessa europea è che la moneta unica porti con sé benessere, sviluppo, stabilità sociale e garantisca la sopravvivenza dell'Europa e dei suoi valori nel mondo, economicamente turbolento, che si preannuncia per i prossimi decenni. Quando tale scommessa è stata fatta, i nostri partners sapevano chiaramente delle debolezze strutturali italiane e in particolare dell'elevato livello del debito pubblico, nonché dell'impossibilità di curarle in tempi brevi; hanno implicitamente accettato di cedere qualcosa della cristallina sicurezza delle loro monete in cambio dello sforzo dell'Italia per ridurre l'abissale insicurezza della propria. Se si voleva soltanto formalizzare l'area del marco, adeguando tut- Mario Deaglio CONTINUA A PAG. 7 SETTIMA COLONNA
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