«Lo steward ucciso un mese fa» di Flavia Amabile

«Lo steward ucciso un mese fa» Primi esiti dell'autopsia. Il giallo dei soldi trovati nelle tasche. Nuovi interrogatori per i due romeni «Lo steward ucciso un mese fa» Unica traccia, l'impronta di una scarpa CAMPAEGLI (Roma) DAL NOSTRO INVIATO Uno strano pasticcio il sequestro e romicidio di Giuseppe Cannassi, steward dell'Alitalia in pensione da un anno, ucciso con uno o piti colpi alla testa provenienti da un oggetto contundente dalla superfìcie piuttosto stretta, forse un martello, o ima spranga, o una mazza o persino un tondino. Uno strano pasticcio, privo di movente, ma già ricco di due romeni sotto torcliio e di molti dubbi sulle indagini condotte. Sarà l'autopsia a stabilire la data certa della morte, ma il medico legale, il professor Umani Ronchi, ha già affermato che dovrebbe risalire «a 20-30 giorni fa», la causa «un trauma cranico». Il dubbio della famiglia - afferma il suo portavoce, Poppe Mascara - e che «il corpo fosse nel garage fin dall'inizio del sequestro, e che gli inquirenti, travolti dal vortice di competenze tra le diverse caserme di carabinieri impegnate nelle indagini, siano entrati per la prima volta nel garage dove è stato trovato Cannassi soltanto sabato». Un dubbio rafforzato dal fatto che nessuno aveva le chiavi del lucchetto del box, se non Cannassi e Stefano Tocci, il custode del residence «L'Aquilone» che sabato ha accompagnato la moglie di Cannassi e i carabinieri nel corso della perlustrazione. E dal fatto che sul lucchetto non vi sono segni di effrazione. Tocci è stato interrogato per oltre 12 ore, poi ieri mattina ò tornato nella sua casa di Cervara di Roma. In attesa dei risultati dell'autopsia gli inquirenti sembrano aver concentrato le proprie attenzioni su due persone, entrambe romene. Si tratta di Dorino Stoyka, l'aiuto falegname finora entrato nella vicenda con il molo di testimone unico del sequestro, e il cugino. Delle 12 persone ascoltate come testimoni presso il nucleo operativo dei carabinieri di Roma, i due romeni sono gli unici a essere rimasti per l'intera giornata a disposizione degli inquirenti. Di Dorino Stoyka non convince proprio quella testimonianza, già modificata una volta. Stoyka, ad esempio, ha raccontato di aver visto Cannassi legato e imbavagliato su un Ford Transit blu, che nessun altro ha mai visto passare nelle strade di Campaegli. Ha raccontato di aver ricevuto dai sequestratori un numero di telefono che si è poi rivelato un numero di un'utenza romena. Perché i sospetti possano diventare qualcosa di più gli mquirenti stanno scavando nella vita di Cannassi, alla ricerca eh un movente. E' rimasta fino alle 3 della notte tra sabato e domenica nella caserma dei carabinieri di Subiaco la signora Gisella, collaboratrice di Giuseppe Di Gregorio, titolare dell'agenzia immobiliare e dell'unico albergo di Campaegli e datore di lavoro dei due romeni Una testimonianza preziosa per ripercorrere gli ultimi 15 anni di vita della località turistica dei monti Simbruini, ma anche i movimenti avvenuti nell'ultima settimana. E' ancora presto per dire quanto sarà utile il racconto della signora Gisella e che fine farà Stoyka. Di certo il romeno dovrà cambiare lavoro: «Gli ho detto di cercarsi un'altra occupazione - ha detto Di Gregorio - e di chiedere una protezione partico¬ lare». Gli inquirenti, nel frattempo, sono alle prese con un altro mistero: come mai Cannassi, ufficialmente sequestrato, in tasca aveva 700 nula lire? E sono a caccia di una scalpa. Nella pozza di sangue in cui giaceva il coipo è stata trovata un'impronta lasciata probabilmente da chi in quel garage è giunto con Cannassi ed è andato via solo. Flavia Amabile I dubbi dei parenti «Forse il corpo è sempre stato in quel garage» m&Jm A sinistra la vittima l'ex steward dell'Alitalia Giancarlo Carmassi A destra il figlio Alessandro fotografato dopo il riconoscimento del cadavere del padre

Persone citate: Di Gregorio, Dorino Stoyka, Giancarlo Carmassi, Giuseppe Di Gregorio, Stefano Tocci, Tocci, Umani Ronchi

Luoghi citati: Cervara Di Roma, Roma, Subiaco