Non si fanno saldi nella vetrina Europa di Aldo Rizzo

Non si fanno saldi nella vetrina Europa OSSERVATORIO Non si fanno saldi nella vetrina Europa OMAN! arriva in visita a Roma il cancelliere tedesco Helmut Kohl. Arriva dopo l'odierna riunione deil'Ecofin a Bruxelles, nella quale i ministri economici dell'Unione europea devono dare il ;oro parere sulla Finanziaria 1998. dopo il voto positivo, ma con riserve, della Commissione, e dopo l'ennesimo intervento critico del presidente aella Bundesbank, Hans Tietmeyer (seguito a una sene di «provocazioni» olandesi, secondo alcuni pilotate da Bonni. Il cancelliere dira una parola risolutiva, o almeno rassicurante, per fugare i dubbi residui sull'Italia nell'euro? Più in generale, sono in gioco i rapporti italo-tedeschi. Perche questi rapporti non sono più quelli di un tempo, anche al di là della pur cruciale questione della moneta unica? La previsione e che Kohl non darà giudizi troppe impegnativi. Dira che apprezza i grandi risultati della finanza pubblica italiana, ma che gli sforzi devono continuare, per tutti, e che a maggio si vedrà. A maggio a Bruxelles cioè ai decisivo vertice dei capi di Stato o di governo. Kohl ha le sue ragioni II clima interno tedesco è sempre più teso La Corte costituzionale di Karlsruhe si accinge a esaminare un ricorso contro l'euro, basato sulla pretesa che i criteri di Maastricht non siano rigorosamente rispettati e che quindi l'euro non sia stabile e affidabile quanto il marco (condizione fissata dalla stessa Corte). La stabilita delia futura moneta europea è diventata mi incubo pei il tedesco medio, gli ultimi sondaggi sono molto preoccupanti. E a settembre ci sono le elezioni generali. Kohl spera di vincerle per la quinta volta dal 1982, ma, come dice 1'«Economisti», è un «guidatore stanco». Non può assumersi rischi eccessivi, favorendo i concorrenti più o mene euroscettici. Proprio per questo, che sia lui a vincerle non è irrilevante per nessuno, in Germania e in Europa. Gli italiani possono e devono capire le ragioni ni Kohl ma non fino al punto da trascurare le proprie. Del resto, come dicevo, c'è un'incrinatura più ampia nelle relazioni italo-tedesche. Inutile nasconderlo. Non c'è più la sintonia di un tempo sugli stessi temi generaI li dell'integrazione europea. Al I vertice di Amsterdam, nel giù- gno scorso, Kohl fu decisivo per l'abbandono dei traguardi più ambiziosi, come il voto a maggioranza, non appoggiò Prodi e Dini, ma piuttosto Blair. Nel successivo e recente vertice di Lussemburgo, fu evidente uno strabismo italo-tedesco sugli orizzonti geografici dell'Ue: Bonn sostenne un sostanziale veto antiturco. Sembra che alla Germania non interessino le tempeste del Mediterraneo, presa com'è dall'allargamento al Centro-Est per motivi d'influenza nazionale. E infine c'è il contrasto oggettivo, non imputabile a nessuno, sui nuovi seggi permanenti nel Consiglio di sicurezza dell'Orni. Di fronte a ciò, l'Italia ha contromanovrato accostandosi alla Francia. Ma, oltre un certo lùnite. è una mossa rischiosa. Come certe mogli trascurate, la Francia può concedersi mi giro di valzer per ingelosire il marito tedesco, tuttavia sapendo che non lo abbandonerà mai. Ed è giusto, per l'Europa, che sia cosi. L'Italia, allora, che deve fare? Deve mantenere, nonostante tutto, uno stretto contatto con la Germania, perché e la Germania il Paesechiave, quello più potente e influente, pur con le sue difficoltà e ùicertezze attuali. Deve farlo con dignità, difendendo le proprie ragioni accanto a quelle del grande alleato. Come si sta facendo, per esempio, all'Onu. Ma anche con la consapevolezza dei propri compiti e dei propri doveri. Il risanamento dei nostri conti pubblici è clamoroso, e questo va ribadito, ma non è ancora concluso. Dobbiamo meritarci fino in fondo l'adesione immediata all'euro, con una serie di ùnpegni rigorosi. Sapendo che ormai nessuno fa sconti a nessuno, per la bontà dei propositi o degli ideali, e che l'Europa della moneta unica non sarà un parco dei divertimenti, ma una palestra faticosa, da frequentare ogni giorno. Aldo Rizzo :zo^|

Persone citate: Bonni, Dini, Hans Tietmeyer, Helmut Kohl, Kohl, Prodi