De Giorgi

De Giorgi De Giorgi «La mia dedica è per la Sicilia» PALERMO. Nel Palazzo Arcivescovile attiguo alla cattedrale normanna, il neo cardinale Salvatore De Giorgi assicura che dedica la nomina «a tutta Palermo e a tutta la Sicilia». E promette di donarsi sempre più alla causa dei più umili, «sino anche al sacrificio della vita». Venendo a Palermo era consapevole che avrebbe ricevuto la porpora? «Non ho mai fatto progetti. Certo, sapevo che è una sede cardinalizia, ma non necessariamente il vescovo di Palermo diventa Cardinale. In ogni caso nella logica del Vangelo c'è unicamente il servizio. La camera non esiste». Ora pensa di poter fare di più per Palermo e per la Sicilia? «L'essere cardinale in una diocesi significa mettersi al servizio della diocesi stessa e della regione con la maggiore e più generosa carità pastorale. Ogni dignità nella Chiesa va vissuta nello spirito del servizio che deve essere proporzionato all'impegno di tale dignità. Essere cardinale significa anche collaborare più direttamente con il Papa nella guida della Chiesa Universale e rinsaldare sempre più la comunione della diocesi con il Santo Padre». La Chiesa di Sicilia sembra oggi molto più impegnata. E' un'impressione che corrisponde allo stato delle cose? «E' sicuramente molto viva e attenta alle situazioni del presente eppure ha i segni dei tempi del futuro. E' una Chiesa che sa reagire alle aggressioni dei mali che nel territorio non mancano, ed è capace soprattutto di valorizzare le luci e le energie del bene». Lei, pugliese di nascita, arcivescovo di Palermo, dunque doppiamente personalità del Sud, sente prossimo il riscatto del meridione d'Italia? «Il Sud sta comprendendo sempre più che non deve attendersi dall'alto strumenti e possibilità del suo riscatto e del suo sviluppo. Chiede solo che lo sviluppo sia corrispondente alle sue vocazioni territoriali e che da parte di tutta la nazione si senta il problema del Mezzogiorno come un problema del Paese intero». E con il suo predecessore, U cardinale Pappalardo, è stato in comunicazione in questi giorni, in queste ore? «Certamente. Da sabato sera e sin dai giorni scorsi, ma riservatamente, prima che la notizia t'osse data. Del resto siamo stati assieme a pranzo in occasione del trentaduesimo anniversario della sua presenza a Palermo. Posso dire che siamo in una fraterna comunione e sintonia che data da anni. Prima di venir qui come arcivescovo, per 23 anni ho girato l'isola in lungo e in largo». Antonio Ravidà A sinistra monsignor De Giorgi arcivescovo di Palermo Al centro il papa ieri mentre libera le colombe dopo l'Angelus

Persone citate: Antonio Ravidà, De Giorgi, Pappalardo, Salvatore De