Ma è una scelta che divide
Ma è una scelta che divide Ma è una scelta che divide La sociologa: è solo un aborto prolungato TORINO. Piccoli eroi inconsapevoli o vittime di una strana miscela fatta di altruismo e progresso scientifico? Le storie di Gabriele e Roberto sono accomunate dall'eccezionalità. Per Francesco D'Agostino, presidente del Comitato Italiano di Bioetica, «le scelte deha madre di Gabriele, bimbo con la stessa dignità di qualsiasi altro, sono nobili. Bambini colpiti da questo raro e gravissimo handicap sopravvivono al massimo qualche giorno e non sempre i loro organi possono essere utilizzati». Aggiunge: «Spero solo che la donna sia stata informata del rischio, data la sua speranza di sublimare il lutto con la donazione. Sarebbe un errore considerare questi bambini come potenziali donatori. Innescherebbe la dinamica, eticamente inaccettabile, di indurre le donne a pensarsi come gestanti di bimbi adatti solo a produrre organi». n teologo Gino Concetti loda la mamma del piccolo anencefalico. Ma mette in guardia: «Sarebbe illecito uccidere il bambino, anche se con parte del cervello leso, per trapiantarne gh organi. La donazione è lecita quando il bimbo non è più in grado di sopravvivere, neppure con ausilio di mezzi tecnologici». Padre Giordano Muraro, teologo morale e presidente del consultorio Punto Familia, riflette sulla scelta di far nascere un bambino che non potrà vivere per donarne gh organi. «I genitori hanno generato per amore - spiega - ma la natura non h ha aiutati a realizzare pienamente il loro progetto di amore e si trovano di fronte a un essere umano incompiuto. Loro però possono ipotizzare di interpretare la volontà di questo piccolo che, se potesse, metterebbe se stesso a disposizione di altri. E' la logica dell'amore». Interamente dalla parte dei bambini, che nella loro menomazione potrebbero non essere insensibili al dolore, è la sociologa Chiara Saraceno deh'Università di To¬ rino. «Non ci si interroga a sufficienza - dice - sulla sofferenza di questi due neonati. Non sono solo corpi, ma esseri relazionah. Forse, se i medici avessero lasciato Roberto ai suoi genitori, se i suoi genitori avessero potuto cullarlo, avrebbe vissuto meno ma megho. E il caso di Gabriele in che cosa è diverso da un aborto? Avendolo fatto nascere lo si è fatto soffrire ancora un po'». «Il problema dei neonatologi è decidere se attaccare la spina, non staccarla» spiega il prof. Giuseppe Ferrari, primario di Pediatria al Mauriziano di Torino e segretario del Forum di Bioetica deh'Lnfanzia (che in dicembre ha promosso un convegno sugli "eccessi terapeutici"). «Non ci siamo dati linee guida. Il fatto è che intervengono talmente tanti fattori: religiosi, morali...». E poi, nel caso del piccolo Roberto, «un pretore potrebbe accusarci di non aver fatto tutto il possibile». Marta Teresa Martinengo
Persone citate: Chiara Saraceno, Francesco D'agostino, Gino Concetti, Giordano Muraro, Giuseppe Ferrari, Marta Teresa Martinengo
Luoghi citati: Torino
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