Prima ammissione di Clinton 5

Prima ammissione di Clinton 5 Il Presidente per sei ore a feccia a faccia con la donna che lo accusa di molestie sessuali Prima ammissione di Clinton 5 «Potrei anche avere incontrato la Jones» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Lei è arrivata per prima, elegante nel suo completo beige, ma visibilmente frastornata di fronte alla folla di fotografi e giornalisti. Lui è entrato pochi minuti più tardi dalla porta di servizio, cappotto scuro, espressione grave, neanche l'ombra del suo solito sorriso sornione. Il faccia a faccia tra Bill Clinton e Paula Jones nello studio dell'avvocato del Presidente, a due isolati dalla Casa Bianca, è durato molto più del previsto. Sei ore sotto torchio, durante le quali il Presidente ha negato ancora una volta di aver chiesto un rapporto orale alla Jones sette anni fa nella suite dell'albergo Excelsior a Little Rock. Ma per la prima volta il Presidente non ha escluso che i due si siano effettivamente trovati nella stessa stanza. Non era mai successo -he un presidente in carica fosse costretto a deporre sotto giuramento. E per di più su un argomento così imbarazzante. Clinton aveva chiesto di poter essere processato dopo la fine del suo mandato. Ma l'anno scorso la Corte suprema consegnò un verdetto unanime: nessuno era al di sopra della legge e nulla nella Costituzione giustificava un rinvio. Così, alle dieci e trenta di ieri mattina, sotto un cielo grigio e freddo, la limousine presidenziale ha percorso i due isolati dalla Casa Bianca e si è infilata in un parcheggio sotterraneo. Il Presidente, che la notte prima aveva trascorso diverse ore a ripassare le risposte da dare al giudice oggi, è salito nello studio del suo avvocato Robert Bennett dall'ascensore di servizio. Il suo portavoce Mike McCurry: «E' pronto, e farà quel che sa di dover fare. Anche se oggi è sa bato e preferirebbe essere al trove». Pochi minuti prima Paula Jones era entrata dal portone principale. Una mareggiata di reporter e cine-operatori l'a veva letteralmente sommersa, ed era scappata via senza fare dichiarazioni. Per lei ha parlato la solita Susan Car penter-McMillan, una biondona californiana che le fa da consulente, portavoce e gran protettrice: «Paula mi ha detto di dirvi che è orgogliosa di essere americana, e di sapere che il nostro sistema giudizia rio funziona, che i diritti di una semplice ragazza dell'Arkansas non sono inferiori a quelli del Presidente». La Jones era accompagnata da una squadra di sei avvocati pagati dal Rutherford Institu te, l'associazione fondata dal libertario-conservatore John Whithehead che si è offerta di pagare i suoi costi legali. Il Presidente si è sistemato dal l'altra parte del tavolo, davanti alla Jones. Era fian¬ cheggiato da Bennett, altri avvocati e i suoi più stretti collaboratori politici (Hillary, la cui presenza era stata ventilata in un primo tempo, non era presente). A capo tavola, il giudice Susan Webber Wright, «arbitro» dell'incontro tra Clinton e la Jones. Si era detto che avrebbe ascoltato la deposizione al telefono da Little Rock. Invece il giudice Wright, che fu studentessa di Clinton nella breve stagione negli Anni Settanta quando il Presidente insegnò diritto alla facoltà di legge dell'Università dell'Arkansas, ha voluto esserci di persona. Che cosa si sono detti il Presidente e la Jones per oltre sei ore? Il giudice Wright, che ha fissato la data del processo per il 27 maggio, ha imposto il riserbo assoluto sulla deposizione. Ma fonti vicine alla Casa Bianca hanno dichiarato al Washington Post che la linea portata avanti finora dal Presidente e i suoi legali è cambiata. La Jones ha sempre sostenuto che quel giorno all'Excelsior venne chiamata da una guardia e accompagnata nella stanza di Clinton. Dopo qualche rapido preambolo Ì'allora governatore dell'Arkansas si calò i pantaloni e le chiese una prestazione di sesso orale. Lei si rifiutò e se ne andò, sdegnata e sotto choc. Il Presidente aveva finora sostenuto di non aver mai incontrato la Jones. Pare che sotto giuramento abbia invece dichiarato di non poter escludere che la Jones fosse stata portata nella sua stanza e che i due si fossero incontrati. Ma che non può garantirlo perché non ricorda con esattezza. Andrea di Robilant Non era mai successo che un leader della Casa Bianca in carica fosse costretto a deporre sotto giuramento L'accusatrice: sono orgogliosa di un Paese dove i diritti di una ragazza dell'Arkansas valgono quelli del Presidente 5 Paula Jones scortata dalla polizia all'arrivo all'aeroporto di Washington A destra, il presidente Clinton

Luoghi citati: Arkansas, Little Rock, Washington