Scuola e Mezzogiorno, Prodi rilancia

Scuola e Mezzogiorno, Prodi rilancia Da Tricase, dove nel '95 partì l'avventura, il presidente avverte: basta personalismi nell'Ulivo Scuola e Mezzogiorno, Prodi rilancia «Fase-2 nel governo, il Quirinale non m'interessa» TRICASE DAL NOSTRO INVIATO Con un pizzico di autocompiacimento il Professore ricorda: «Quel giorno di tre anni fa i pronostici di successo variavano tra lo 0,1 e lo 0,0001 per cento...». L'«amarcord» di Prodi va indietro fino al 13 marzo 1995: quel giorno il pullman dell'Ulivo partì da Tricase per il suo viaggio nelle «cento città». Diluviava quel giorno sul tacco dello Stivale, veniva giù un acquazzone che agli occhi di un popolo scaramantico come il nostro non lasciava presagire nulla di buono. Dopo 20 mesi di governo che hanno trasformato Prodi nel personaggiocardine della politica italiana, il Professore è voluto tornare proprio nel piccolo cinema Aurora, qui dove era iniziata la sua «carriera» politica. In questo ritorno alle origini c'era un intento autocelebrativo, ma soprattutto l'ambizione di lanciare alcuni messaggi politici forti. Il primo, il più importante, riguarda l'Ulivo. Prodi, sia pure senza far nomi, ha chiesto di farla finita con i «personalismi». D'ora in poi, le leadership e le grandi scelte politiche - ha fatto capire - dovranno essere più collegiali, filtrate magari da un nuovo organismo dell'Ulivo, una «super-segreteria» del centro-sinistra. Certo, Prodi ha usato parole più sfumate, ma la sostanza non cambia: per il capo del go- verno se^e «una puntuale definizione delle aree di sovranità tra partiti e coalizioni, decidendo forme e regole nella formazione della politica e delle leadership». Certo, Prodi dice di non pensare «ad un nuovo partito», ma fa capire che il baricentro delle scelte fondamentali deve allontanarsi dall'asse Botteghe Oscure-piazza del Gesù: sia pure «con la necessaria gradualità», «non possiamo fermare lo sviluppo dell'Ulivo verso la formazione di un sogget¬ to politico del tutto nuovo». Prodi ha spiegato che lui da Tricase non «inizia una lunga campagna presidenziale», rispondendo così a quei giornali che nei giorni scorsi avevano ipotizzato un suo nuovo interessamento alla scalata per il Quirinale, magari in vista di un ulteriore potenziamento dei poteri presidenziali. Quella di Prodi è l'ultima di una lunga serie di smentite sulle sue ambizioni presidenzialiste, ma a chi gli ha chiesto, in questi giorni, cosa pensasse di un rafforzamento dei poteri presidenziali, Prodi ha preferito glissare. E sulla fase-2 del governo, il Professore ha indicato due priorità nell'azione del governo: Mezzogiorno e scuola. Per Prodi «se riusciamo a chiudere la ferita del Mezzogiorno», «questo Paese diventa irresistibile». E quanto alla scuola «essa è la nuova grande questione nazionale» e in «termini strategici è l'impegno più importante» del governo «assieme alla riforma della pubblica amministrazione». Ulivo, scuola, Mezzogiorno ma non solo. Il presidente del Consiglio è entrato nel cinema Aurora con un intervento scritto, ma poi ha improvvisato e ne è venuto fuori un mix di battute, citazioni storiche ed economiche che hanno trasformato il «discorso di Tricase» in uno degli interventi più efficaci da quando Prodi è in politica, anche se qua e là non è mancato l'autocompiacimento: «Abbiamo lavorato duramente in mezzo alla gente, essendo noi stessi la gente», «Il governo ha mantenuto le promesse e l'Ulivo ha meritato la fiducia che ha ricevuto». La verve polemica più esplicita Prodi la riserva a Bossi: «Sono stato rimproverato perché non mi sono innervosito davanti agli atteggiamenti leghisti...». E poi, alzando la voce: «Ricordatevi: davanti ad un buon governo la Lega non può aprire bocca». Nel piccolo cinema di Tricase - pieno di fan affettuosi e rispettosi ma senza pathos - sale un lungo applauso e Prodi insiste: «Uscire dall'aula o far dispetti: questi sono giochini, ma la politica è costruzione, è proposta. La Lega aveva scommesso sulla rottura del Paese, ma noi il Paese l'abbiamo unito, non l'abbiamo rotto». E poi tanti spunti. L'immigrazione clandestina: «L'Italia non è un colabrodo». Il nuovo orgoglio italiano: «Per me è un'umiliazione sentir dire: è bravo, ma non sembra italiano. Adesso voglio che si dica: siete bravi perché siete italiani». I residui passivi denunciati da alcuni partner europei: «Vi metteremo mano, per evitare le strumentalizzazioni». Sul liberismo? «Lo applicano le forze riformiste, le sole che spaccano i monopoli di strutture associative che impediscono agli associati di crescere». I sindaci: «Saranno la nuova classe dirigente del Pae~ .E al Mezzogiorno Prodi dedica, an affresco meno oleografico del solito: «La Puglia nel passato aveva davanti a sé un buco nero: l'Albania, la Bulgaria... Noi invece dobbiamo ricostruire l'antica strada che i Romani ci avevano indicato, quella che da Durazzo arrivava nel Mar Nero, a Costantinopoli. Ridiamo fiato al Mezzogiorno, rimettendolo nel giro del mondo che si muove». IL SUD «Se riusciamo a chiudere la ferita del Meridione il nostro Paese diventa irresistibile». La scuola tra gli impegni più importanti LA LEGA «Abbandonare l'aula e fare dispetti sono giochini. Davanti a un buon esecutivo anche Bossi starà zitto» L'ORGOGLIO «Mi umilia sentir dire: "E' bravo, ma non pare italiano". Invece voglio che si dica: "Siete bravi perché siete italiani"» IL SUD «Se riusciamo a chiudere la ferita del Meridione il nostro Paese diventa irresistibile». La scuola tra gli impegni più importanti LA LEGA «Abbandonare l'aula e fare dispetti sono giochini. Davanti a un buon esecutivo anche Bossi starà zitto» L'ORGOGLIO «Mi umilia sen"E' bravo, ma italiano". Inveche si dica: "Sperché siete itIl presidente del ConsiRomano Prodi nel comA destra il pullman ele Hl«lì, #ouliatn< Il presidente del Consiglio Romano Prodi nel comizio di ieri A destra il pullman elettorale dell'Ulivo