«Per favore castratemi», e il giudice dice sì di Franco Pantarelli

«Per favore castratemi», e il giudice dice sì USA Ma in cambio il magistrato non promette nulla. Colletta di donatori per pagare il chirurgo «Per favore castratemi», e il giudice dice sì Condannato per due stupri spera così di evitare la prigione NEW YORK NOSTRO SERVIZIO «Meglio un musico vivo che un maschio morto», diceva il protagonista di un vecchio film sulle voci bianche della Roma papale, accettando l'operazione che avrebbe reso il suo timbro vocale adatto a certi canti religiosi. Meglio castrato che in galera, si è detto Jeffrey Morse, un trentenne di Geneva, nell'Illinois, riconosciuto colpevole di molestie sessuali su delle ragazzine. La pena prevista per il suo reato ha un «raggio» molto ampio: a seconda di quali aggravanti il giudice decide di applicare: si va da un minimo di sei anni a un massimo di oltre cento. Ma lui, già durante il processo che lo ha riconosciuto colpevole, aveva chiesto di essere castrato nella speranza che il giudice ne tenesse conto. La prima risposta era stata negativa. «Il condannato - disse il giudice Donald Hudson, quello chiamato a emettere la sentenza - non è in condizione di proporre un patto alla legge». Lui però presentò ricorso e ora il giudice della Corte d'Appello, Peter Grometer, ha accolto la sua richiesta, accordandogli un giorno di licenza dalla prigione per recarsi in ospedale e sottoporsi all'intervento chirurgico. «E' la più tangibile prova di pentimento che un individuo possa offrire», dice il suo avvocato, Paul Wharton, e deve essere riuscito a convincere parecchia gente, visto che il costo dell'operazione - circa 5000 dollari fra ricovero, anestesia, compenso al chirurgo e sorveglianza - verrà coperto grazie a una colletta cui hanno contribuito con piccole somme centinaia di persone. Non è comunque sicuro che l'operazione muova il cuore del giudice Hudson, la cui sentenza è prevista per il prossimo 24 febbraio. Gli esperti infatti sono in disaccordo sull'effettiva efficacia dell'operazione. Alcuni di loro sostengono che, una volta reso inoffensivo dal punto di vista sessuale, il pedofilo si libera delle sue ossessioni; altri dicono che non è detto, ed anzi l'impossibilità di sfogarsi sessualmente sulle sue vittime potrebbe indurre il pedofilo a «trasferire la propria perversione su altri piani», continuando imperterrito a prendere di mira i bambini. Il rappresentante dell'accusa, pago di avere ottenuto il riconoscimento della colpevolezza di Jeffrey Morse, non si è pronunciato sulla sua richiesta di essere castrato. L'unica sua possibile obiezione era quella di evitare al contribuente il costo dell'operazione. Ma poiché come si è detto quello è stato assicurato dalla colletta, ha preferito defilarsi dalla questione. In pratica, per decidere se mitigare o no la pena, il giudice Hudson dovrà stabilire quale delle due «correnti di pensiero» esistenti fra gli esperti è più convincente. Jeffrey Morse è stato arrestato nell'aprile scorso per aver tentato di violentare una ragazzina di 11 anni. Ma poi, una volta sotto interrogatorio, ha confessato che l'anno prima aveva violentato un'altra ragazzina di 12 anni. «E' più forte di me», aveva detto. Il suo processo, celebrato a luglio, era stato quindi facile, nel senso che lui era reo confesso ed anzi proprio durante un'udienza se n'era uscito con la richiesta di essere castrato. Era stato allora che il giudice Hudson gli aveva negato la possibilità di fare un patto con la legge ed aveva fatto proseguire il processo fino al riconoscimento della sua colpevolezza. Franco Pantarelli

Persone citate: Donald Hudson, Jeffrey Morse, Paul Wharton, Peter Grometer

Luoghi citati: Illinois, New York