Turchia, fuorilegge il partito islamico

Turchia, fuorilegge il partito islamico L'ex premier Erbakan ai fan: state calmi, risorgeremo dalle ceneri. L'Ue: libertà a rischio Turchia, fuorilegge il partito islamico La Corte Suprema contro URefah ANKARA. La Corte costituzionale turca ha messo ieri fuori legge il Refah, il partito islamico di maggioranza relativa, segnando una nuova vittoria dei generali nei confronti del potere politico e civile in Turchia. La Corte, la cui nomina è politica e di cui fanno parte tre giudici militari (ma i voti sono stati ben 9 contro 2), ha deciso la messa al bando di Refah, la confisca dei suoi beni immobili e l'esclusione per cinque anni dalla vita politica del suo leader Necmettin Erbakan e di altri cinque esponenti islamici accusati di aver favorito attività fondamentaliste contrarie ai princìpi secolari dello Stato fondato da Kemal Atatùrk Erbakan ha bollato la sentenza come «politica», l'ha qualificata come «un grave errore» e ha detto che contro la chiusura del partito si appellerà alla Corte europea per i diritti umani. Ha tuttavia invitato i suoi seguaci alla calma e al rispetto della sentenza assicurando che il partito, come già in passato, «riemergerà dalle sue ceneri per governare il Paese». Una condanna della decisione è venuta anche dall'ex primo ministro Tansu Ciller che è ritenuta il numero 2 sulla lista nera dei militari (è stata infatti al governo con gli islamici). Refah (che significa «Benessere») è il ventunesimo partito politico chiuso dalle autorità in Turchia dagli Anni Sessanta e la terza formazione islamica a fare questa fine. Sono stati banditi, fra gli altri, tre partiti curdi: di questi, l'ultimo fu il partito «Dem», quattro deputati del quale stanno scontando pene a 15 anni per collaborazione con i ribelli curdi turchi del Pkk (c'è anche il premio Sakharov per la pace Leyla Zana). Il primo ministro Mesut Yilmaz ha definito «una cosa triste in democrazia» la chiusura di un partito, sottolineando però che la sentenza va rispettata. La messa fuori legge di Refah è il culmine di una campagna, istigata dai militari, che portò nel giugno dello scorso anno alla caduta del primo governo a guida islamica della storia repubblicana turca, con Erbakan come premier. Gli effetti della scomparsa del partito islamico, una forza sostanzialmente moderata che conta 147 deputati in Parlamento, sono difficili da valutare: potrebbe seguirne una stabilizzazione o invece un grave disordine negli equilibri interni turchi; quasi certamente favorirà elezioni anticipate quest'anno, se non altro per spartirsi i seggi lasciati vuoti dagli islamici. Sul piano internazionale la dissoluzione di Refah potrebbe risultare un altro duro colpo all'immagine della Turchia quale moderno Paese democratico e rischia di inceppare il meccanismo di una ripresa del dialogo politico con l'Europa in vista di una futura adesione turca all'Ue. Già in giornata la presidenza britannica dell'Unione europea ha espresso da Londra la sua preoccupazione per la messa al bando del partito islamico: «Siamo consapevoli della decisione della Corte costituzionale turca, e riconosciamo che è stata presa in conformità con la Costituzione di quel Paese - ha detto un portavoce -. Ma siamo preoccupati per le implicazioni che essa ha per il pluralismo democratico e la libertà di espressione e esamineremo la chiusura del "partito del Benessere" con i nostri partner europei». La Corte Suprema ha emesso anche un'altra sentenza, che potrebbe aprire la strada per prò- cessare la Ciller. Ha infatti confermato la condanna per truffa (sei anni e tre mesi) contro Selcuk Parsadan, che in dichiarazioni alla stampa aveva affermato di aver ricevuto da Tansu Ciller il corrispettivo di 71.000 dollari durante la campagna elettorale del 1995: spacciandosi per un generale della riserva, Parsadan aveva assicurato all'allora premier 30.000 voti in cambio della somma. Ora la magistratura turca accusa la leader del partito conservatore «Retta via» di aver usato fondi segreti disponibili per il governo per interessi privati. [Ansa-Agi] Erbakan, leader del partito islamico messo fuori legge

Luoghi citati: Ankara, Europa, Londra, Turchia