Intermetro: Romiti a giudizio
Intermetro: Romiti a giudizio La decisione del gip, che lo aveva già prosciolto nel precedente procedimento Intermetro: Romiti a giudizio / suoi legali: già assolto tre volte ROMA. Nonostante tre assoluzioni, Cesare Romiti sarà processato per la vicenda Intermetro. Ieri il gip Adele Rando lo ha rinviato a giudizio con l'accusa di concorso in corruzione. Insieme con il presidente della Fiat (all'epoca dei fatti amministratore delegato) sarà processato anche Umberto Beliazzi, responsabile della sede romana dell'azienda. Francesco Mattioli, ex direttore finanziario, ha patteggiato una condanna a venti giorni di reclusione. I legali di Romiti e Beliazzi avevano chiesto il non luogo a procedere e non hanno nascosto la loro sorpresa per l'inatteso provvedimento. «Siamo stupiti e increduli - hanno dichiarato gli avvocati Franco Coppi e Vittorio Chiusano - che si riapra una vicenda giudiziaria che, in cinque anni, ha già ottenuto ben tre sentenze di proscioglimento, fino alla Cassazione». Lo stesso gip Rando, infatti, aveva assolto Romiti «per non aver commesso il fatto nell'udienza preliminare del 25 luglio 1994. La sentenza era stata confermata il 28 marzo '95 dalla corte di appello di Roma, e il 15 novembre dello stesso anno la Cassazione aveva respinto il nuovo ricorso del pg contro l'assoluzione di Romiti. La sentenza di non luogo a procedere del gip Adele Rando era stata successivamente re- vocata dallo stesso magistrato, che l'8 maggio '96 aveva concesso sei mesi per ulteriori indagini. La riapertura del procedimento - chiesta dal pm di Roma Francesco Misiani il 26 gennaio '96 - nasce da una richiesta che la procura di Torino aveva inviato a Roma il 6 dicembre dell'anno prima: la sentenza di proscioglimento, per il principio del ne bis in idem, costituiva infatti una preclusione processuale all'esercizio dell'azione penale dei pm nel processo Fiat di Torino. Al termine delle nuove indagini, Misiani aveva nuovamente chiesto il rinvio a giudizio per il presidente della Fiat e per gli altri due imputati. L'accusa a Romiti, Mattioli e Beliazzi fa riferimento a presunte tangenti per tre miliardi e 230 milioni che i tre imputati - in concorso, tra gli altri, con Antonio Mosconi ed Enzo Papi avrebbero promesso e consegnato a Bettino Craxi, Luciano Scipione (amministratore delegato di Intermetro), Crescenzo Bernardini (un commercialista ritenuto dagli inquirenti un collettore di tangenti), Giorgio Moschetti (tesoriere della de romana) e Vittorio Sbardella per l'ottenimento di appalti che riguardavano lavori di costruzione della metropolitana di Roma. Tutti questi, ad eccezio¬ ne di Sbardella, nel frattempo deceduto, sono ancora coinvolti nel processo Intermetro in corso di svolgimento davanti alla seconda sezione penale del tribunale di Roma. «Siamo dispiaciuti perché a nostro avviso la situazione è identica a quella originaria - ha commentato l'avvocato Franco Coppi dopo la decisione del gip -. Non ci sembrava che ci fossero stati degli apporti probatori negativi, tenendo conto che il procedimento era circoscritto alla sola ipotesi di corruzione. Confidavamo in una sentenza di proscioglimento identica a quella che originariamente era stata emessa. Non resta che aspettare la fissazione dell'udienza e ricominciare daccapo». La data del processo, non ancora fissata, sarà comunicata dal gip nei prossimi giorni. «Non vogliamo polemizzare con i giudici - aggiunge l'avvocato Vittorio Chiusano, altro difensore di Romiti - ma riteniamo la decisione sbagliata perché la revoca si basava su un elemento che riguardava la consulenza tecnica consegnata a Torino in relazione a un falso in bilancio che a Roma era stato stralciato. Non riusciamo a comprendere in base a quali motivi il giudice abbia capovolto la sua precedente decisione», [r. i.] A sinistra il presidente della Fiat A sinistra il presidente della Fiat Cesare Romiti Qui sopra l'avvocato Franco Coppi
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