Nord-Est, anche la Chiesa approva la «via catalano» di Cesare Martinetti

Nord-Est, anche la Chiesa approva la «via catalano» Intanto si prepara l'asse antileghista in vista delle regionali di primavera, e alla curia piace il quarto Polo Nord-Est, anche la Chiesa approva la «via catalano» C'è la «benedizione» del Vaticano sulla Bibbia tradotta in friulano RELIGIONE E POLITICA UDINE DAL NOSTRO INVIATO La Bibbia di Lutero riuscì a dare un pezzo di identità ai tedeschi, quella di Cirillo e Metodio alfabeto e grammatica agli slavi. La Bibbia di monsignor Corgnali potrebbe invece dare un partito ai friulani, terra di confine dell'inquieto Nordest, dove vagheggia uno stato d'animo che il rozzo Bossi sintetizza con la parola «secessione» per far paura a quelli di Roma. E invece, basta girar da queste parti, per capire che la frattura si è consumata da un bel po'. Adesso, semmai, bisogna provare a ricucire. A Udine, per esempio, oggi succede che il cardinal Paul Poupard, presidente del Pontificio consiglio per la cultura, presiederà un convegno che ha per titolo «Bibbia, popoli e lingue». L'occasione è la presentazione della traduzione della Bibbia in friulano che non è un fatto folkloristico o dialettale. Ma, come ci dice monsignor Duilio Corgnali, vicario della diocesi di Udine e regista di tutto questo movimento, è «un fatto politico», nel «senso ampio della parola», nel «senso dell'affermazione dell'identità specifica friulana». A discutere di «Bibbia e di popoli» ci saranno i catalani, con Aureli Argemi, e Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, che appena sei giorni fa ha fondato con Mario Carrara il partito «catalano», ovvero del «federalismo radicale». Monsignor Corgnali ci spiega subito che Cacciari sarà qui come «filosofo», come uno che «sa coniugare Bibbia e cultura». E naturalmente sarà di questo che si parlerà, teologia e morale, religione e storia. Ma questo inaspettato mix Bibbia-catalaniCacciari ne fa un insieme inaudito e siccome le cose non capitano mai per caso, bisogna capire il perché. Anche da queste parti, come in ogni angolo del Nordest, la politica è in movimento. Anche qui in Friuli, come dice il presidente degli industriali veneti Arselhni, è «tutto un bollore». E tra le pentole che bollono ce n'è una molto speciale che per capirsi meglio tutti già chiamano il «partito della curia», oppure il «quarto polo». Monsignor Alfredo Battisti, vescovo di Udine, fa sapere che lui non c'entra. Monsignor Corgnali, invece, ammette di «non essere estraneo», come assistente spirituale di un gnippo di persone che stanno tentando un «esperimento» che potrebbe andare in porto in primavera quando ci saranno le elezioni regionali. «E' una questione che mi intriga», dice il monsignore che usa citare Paolo VI per affermare il «dovere» dell'impegno in politica dei cattolici. Il fatto è che, Bibbia o non Bibbia, le cose che dicono il monsignore e gli uomini del suo «quarto polo» sono assolutamente uguali a quelle che ha scritto Cacciari nel manifesto-del suo partito «catalano». Federalismo, «sussidiarietà» e cioè solidarietà, pluralità di poteri autonomi, autogoverno, libertà responsabile. E non basta: questi del «quarto polo» di Udine non fanno mistero di avere mi patto con Riccardo Illy, sindaco di Trieste, anche lui (seppur con qualche riserva) sulla barca di Cacciari e di altri sindaci iper-federalisti come Fistarol di Belluno. Insomma, con la benedizione del vescovo, il partito del Nordest sta rivelando una trama già abbastanza fitta. E monsignor Corgnali ci spiega le sue riflessioni da «assistente spùituale» con un doppio: «Non si può andare avanti così». Né in Friuli, «dove i tre poli della politica si equivalgono e neutralizzano», né nei rapporti con lo Stato. Corgnali, che ha un uso rotondo delle parole, non dice «secessione» parla di «tentazione a trasmigrare se le tasse continuano a salire. Dalla Carinzia già le banche vengono e vanno come se fosse uno Stato solo». Qui dal Friuli, firmata dai quattro vescovi, mi anno fa è partita una lettera diretta a Massimo D'Alema hi quanto presidente della Bicamerale per chiedere federalismo e autonomia. La risposta, simbolicamente, ci dice monsignor Corgnali, è arrivata prima dalla Chiesa che dallo Stato con l'imprimatur del cardinal Ruini alla Bibbia in friulano firmato il 18 novembre 1997. Il riconoscimento di una lingua e di una identità. Ma tutto questo movimento non dà spazio alla Lega che cresce sempre di più? «Qui sono tutti per l'autonomia. Il consenso alla Lega non viene per le sceneggiate pagane, ma perché esprime le ragioni della gente. E bisogna saperle ascoltare». Ma la vostra autonomia non assomiglia alla secessione? «Noi intendiamo autonomia non come separazione o lacerazione, ma come assunzione di responsabilità». Detto alla friulana: «Ognuno deve cominciare a fare il suo dovere». In un posto così, in un clima così, a questo punto della notte del Nordest, anche la Bibbia hi friulano aiuta a rivelare un'identità e ad esprimere una domanda. E il convegno con Cacciari e i catalani diventa una straordinaria metafora politica. Cesare Martinetti «No alla secessione violenta» E oggi al convegno di Udine ci sarà anche Massimo Cacciari Il vescovo di Udine mons. Alfredo Battisti