«Non sarà un Far West»

«Non sarà un Far West» abrogati 20 leggi e regolamenti, autonomia agli enti locali. Prodi: svolta europeista «Non sarà un Far West» Bersani: ma c 'è molto di americano SROMA ENZA offesa, ministro Bersani; da un governo di centrosinistra quasi non me lo aspettavo. «Ah, lo capisco. Perché questo decreto legislativo sul commercio è davvero l'atto politico più autenticamente riformista che questo governo abbia fatto fino ad oggi». Una svolta all'americana? «Non vorrei sembrare un po' sentimentale, ma in questa svolta io ci vedo anche un modo un po' più "giovane", per affrontare i nodi dell'economia di questo Paese. Americano fino a un certo punto, però: perché io non penso che il risultato di questa riforma del commercio debba essere il todos caballeros, o il Far West legalizzato. Certo, è una rivoluzione, e come è ovvio sarà scomoda per molti: un po' sarà pure americana, ma ha anche caratteristiche che io definirei italiche». Per esempio? «Noi non scommettiamo tutto sulla grande distribuzione, sui discount che ammazzano i piccoli e desertificano i centri cittadini. Puntiamo a un modello distributivo più efficiente, quello sì, nel quale però la grande distribuzione può convivere cqjjj piccoli esercizi, più liberi di muoversi e di lavorare, in termini di merce e di orari». Spariranno un sacco di botteghe «marginali», questo lo avrete messo in con to, no? «Ma queste stanno già sparendo da un pezzo! Proprio questo è il problema: qui c'è una crisi, e questa liberalizzazione risponde alla crisi. Con un secondo elemento, che la rende più italiana: l'esaltazione delle nostre doti migliori, riconosciute e apprezzate in tutto il mondo: l'inventiva e la fantasia imprenditoriale che sappiamo esprimere. Come produttori, e anche come venditori. Questo è lo spirito della riforma: liberare risorse, far fruttare le doti. Perché, se fino ad oggi non avessimo imbrigliato e lobotomizzato il settore, con leggi e regolamenti, altro che America o Inghilterra!». Non sarà del tutto americana, questa riforma, ma un po' blairiana forse sì, per forma e contenuti. Siete sicuri di quello che avete fatto, eh? «Caspita, sono 15 anni che si discute su come cambiare il sistema distributivo in questo Paese! E adesso che l'abbiamo fatto, che abbiamo deciso di cambiare sul serio, c'è anche chi si stupisce?». Finora il modello politico e gestionale, qui in Italia, è stato più Jospin che Blair. Per questo può stupire, una svolta così liberalizzatrice, e anche repentina, no? «Da uomo di Sinistra dico che certe scelte si fanno, punto e basta». Evviva, un po' di sano decisionismo. «Non è questione di decisionismo. La disciplina del commercio in Italia è vecchia di quasi 30 anni. Prodi, io e gli altri ministri, ci siamo detti "tra poco si entra in Europa, sui conti siamo a posto, ma il Paese ha un ritardo clamoroso in tanti altri settori. Cominciamo a svegliarci, allora". Certe modernizzazioni vanno fatte, sono urgenti per rendere più competitivo il sistema econo¬ mico, e per venire incontro ai bisogni del consumatore. Quella del commercio andava fatta, perché è proprio nei servizi che siamo più lontani dall'Europa. Ma non è l'unica, mi sono già occupato della liberalizzazione nella distribuzione dei carburanti, poi mi occuperò anche di quella nelle libere professioni. Insomma, ce n'è di cose da fare». Lo sappiamo, lo viviamo ogni giorno sulla nostra pelle. «Appunto. Allora una Sinistra riformatrice, moderna, quella che noi vogliamo rappresentare, questi problemi li risolve con concretezza, convinta delle sue idee ma disponibile a confrontarle con tutti, a partire dai diretti interessati. E qui sta il terzo elemento di "italianità", di questa riforma». Che vuol dire? Si rimangerà tutto, se scoppieranno derive cilene, tipo «tax day»? «Non mi rimangio proprio niente, ma non ho un atteggiamento giacobino. Abbiamo un anno per attuare legge, regime transitorio e tutto il resto». Che vuol dire? «Vuol dire che dialogherò all'emiliana, cioè fino all'estenuazione. Con tutti, con le associazioni di categoria, perché nell'idea di democrazia che ho in testa gli organismi intermedi della società sono fondamentali: Blair può pure andare bene, ma la Thatcher no, la Thatcher che diceva "io non riconosco categorie, tratto con individui"» . Ma Bilie dice che... «Prendo atto delle critiche della Confcommercio, anche se registro con soddisfazione che si inseriscono in un percorso di dialogo, e non di rottura. Ma detto questo, cosa altro dovevamo scoprire, che già non conoscessimo, sulla crisi del com¬ mercio in Italia?». Beh, loro, i commercianti, dicono che liberalizzare le licenze renderà ancora più caotico un mercato già inflazionato, e che in Italia già abbiamo un negozio ogni 99 abitanti contro i 1220 della Germania e i 1230 della Francia.. «Le rigiro il discorso. Qualcuno mi dimostri che non è stato un totale fallimento l'idea dominante degli ultimi decenni, cioè quella di difendere il commercio dalla crisi con i vincoli e le barriere amministrative. Parlano i numeri: con questo sistema siamo andati a colpi di 15 mila espulsioni di esercizi commerciali ogni anno. Dovevamo dare una svolta, altro che! Adesso, piuttosto, voglio vedere dove stanno i veri liberalizzatori, in questo Paese: i veri "cultori" del libero mercato». Ce l'ha con la Destra, immagino, che paradossalmente ha già criticato la riforma? «Indovinato». Non era difficile... «No, ma finora ho visto solo le reazioni di Tremoliti e di Taradash. Aspetto con interesse le posizioni ufficiali dei leader di Forza Italia e An, che ogni giorno ci accusano di soffocare l'economia, di ingessare il mercato. Cos'hanno da dire, al di là delle polemiche tra parrocchiette, di questa liberalizzazione del commercio? Secondo loro era un passo che dovevamo fare o no?». Dipende da come reagiranno le categorie: la Destra ha più «feeling» di voi, con il popolo delle partite Iva, no? «Non prevedo conflitti tipo Cobas del latte. Alle categorie dico: questa riforma non deve far paura. E' una riforma del commercio, ma anche per il commercio. Quanto alla Destra, ripeto: aspetto il giudizio dei "veri liberisti", aspetto Fini e Berlusconi». Massimo Giannini I NUMERI DEL COMMERCIO IN ITALIA NEGOZI SUPERMERCATI IPERMERCATI 1991 757.732 1991 3465 1991 182 1992 737.594 -2,7% 1992 3 6 96 +6,7% 1992 182 1993 686.647 -6,9% 1993 3906 +5,7% 1993 203 +11,5% 1994 622.147 -9,4% 1994 4198 +7,5% 1994 2 1 0 +3,4% 1995 569.602 .8,4% 1995 4787 +14,0% 1995 225 +7,1% 1996 502.813 -11,7% 1996 5 2 07 +8,8% 1996 2 25 + 2,2% 1996/1991 -33,6% 1996/1991 +50,3% 1996/1991 +26,4% NB. I dati relativi al 1997 saranno disponibili ad agosto 1998 wmmmmmmmmmmmmmmmmmmm «La grande distribuzione non ucciderà i piccoli negozi Convivranno» APRIRE UN NEGOZIO OGGI nm8 ISCRIZIONE AL REC (REGISTRO ESERCENTI COMMERCIO) REQUISITI: DIPLOMA DI SCUOLA MEDIA INFERIORE. FREQUENZA DI CORSI SPECIALIZZATI. OPPURE: PRATICA COMMERCIALE COME DIPENDENTI. ALCUNI DIPLOMI DI SCUOLA MEDIA SUPERIORE POSSONO SOSTITUIRE, PER ALCUNE CATEGORIE, LA FREQUENZA E LA PRATICA. ORARIO DI APERTURA FISSATO PER OGNI CATEGORIA MERCEOLOGICA. CONCESSIONE DELLA LICENZA SI OTTIENE SU RICHIESTA AL, COMUNE. PER ALCUNE CATEGORIE, IL NUMERO DEGLI ESERCIZI E CONTINGENTATO. LE CATEGORIE MERCEOLOGICHE # PRODOTTI ALIMENTARI (ESCLUSI ORTOFRUTTICOLI E CARNI) # PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI # DOLCIUMI # CARNI, SALUMI, PRODOTTI A BASE DI CARNI 0 UOVA # CARNI DI BASSA MACELLERIA # CARNI EQUINE # PESCI GRANDI MAGAZZINI PER PRODOTTI ALIMENTARI E NON (ECCETTO CARNI) ABBIGLIAMENTO # TESSUTI PREZIOSI MOBILI, CASALINGHI ELETTRODOMESTICI RADIO, TV # LIBRI ALTRI - ABOLIZIONE DEL REC - NESSUN OBBLIGO DI LICENZA PER I NEGOZI FINO A 300 METRI QUADRATI - LIBERTA' DI ORARIO DALLE 7 ALLE 22 LE CATEGORIE MERCEOLOGICHE H PRODOTTI ALIMENTARI # PRODOTTI NON ALIMENTARI LE CATEGORIE DI NEGOZI - NEGOZI DI VICINATO (FINO A 300 MQ) E' SUFFICIENTE LA COMUNICAZIONE AL SINDACO -NEGOZI MEDI (301-2000 MQ) E' NECESSARIA L'AUTORIZZAZIONE COMUNALE - NEGOZI GRANDI (OLTRE 2000 MQ) SONO NECESSARI L'AUTORIZZAZIONE COMUNALE E IL PARERE VINCOLANTE DELLA REGIONE Sdm«dmpcf«ssdfqunr Il ministro dell'Industria Pierluigi Bersani