11 no di Bilie: così rischiamo una deregulation selvaggia

11 no di Bilie: così rischiamo una deregulation selvaggia IL PRESIDENTE DELLA CONFCOMMERCIO 11 no di Bilie: così rischiamo una deregulation selvaggia AVVOCATO Bilie, come giudica la Confcommercio - che lei presiede - la riforma varata dal governo con il decreto legislativo di ieri? «La filosofia complessiva ci piace. Il merito non ci piace affatto. Mi spiego: la sburocratizzazione del sistema, la fine di un meccanismo fortemente incrostato da stratificazioni legislative e da vincoli, ci piace. Ad una riforma del settore, peraltro, si stava lavorando da oltre vent'anni e abbiamo salutato con entusiasmo il fatto che una legge delega consentisse di intervenire per vie amministrative». D'accordo sulla «filosofia», avvocato. Ma lo dica chiaramente: tutto il resto è da buttare? «Abbiamo serie riserve su alcune scelte specifiche operate dal governo». Per esempio? «La liberalizzazione sarà anche una bella cosa, ma dobbiamo considerare che abbiamo alle spalle una tradizione di commercio fortemente vincolata. Spezzare repentinamente questa tradizione, significa esporre il commercio ad una deregulation selvaggia che sortirà come effetto solo una accelerazione verso il baratro. Altro che storie. Penso specialmente agli alimentari, già in forte crisi da anni per effetto del calo demografico: chiuderanno battenti uno dopo l'altro». E che cosa avrebbe dovuto fare il governo, secondo lei? «Puntare ad una politica di recupero dell'esistente, ad una politica di incentivazioni per consolidare imprese già attive e portatrici di una esperienza. Altro che spalancare in maniera indiscriminata: ci sarà magari un boom del commercio, nei tempi brevi, ma poi sarà una Caporetto. Senza alcun dubbio». Ma l'ipotesi Caporetto si può arginare considerando che si potrà vendere di tutto, e quindi la possibilità di riconvertirsi per una azienda commerciale sarà altissima, non crede? «Per niente affatto. Qui si va verso una despecializzazione assoluta. Il presidente Prodi ha parlato di un allineamento agli standard europei, proponendo la sostituzione delle 14 tabelle merceologiche (troppe in effetti) solo con due: alimentare e non alimentare. Vorrei spiegare ai nostri legislatori che vendere una cosa o un'altra richiede competenze specifiche, e non bisogna essere del settore per capirlo. Questa despecializzazione coatta mi sembra una follia. E poi non esiste in nessuna parte del mondo la suddivisione in sole due tabelle. Altro che standard europei». Non sarà, presidente, che lei ha paura perché questa riforma chiederà ai suoi iscritti di riconvertirsi, e alla svelta, abbandonando un certo andazzo consolidato? «I commercianti sono professionisti che si debbono reinventare il mestiere continuamente, quindi non sono i cambiamenti a spaventarli. Però non possono ricevere delle indicazioni contraddittorie. Per esempio: fino a ieri si diceva che l'unica salvezza stava nella specializzazione, nei mercati di nicchia. Oggi si dà il contrordine: l'importante è mettere su bottega, poi quello che si vende si vende. E' pazzesco o no?» Presidente, i commercianti stavano diventando, specie nelle grandi città, una casta chiusa in cui le aziende si trasmettevano solo per eredità. Non crede che servisse un allargamento degli accessi? «Non c'è dubbio che servisse. Io non contestò il principio. Io non nego che ci fosse un sistema clientelare e nepotista in certi settori. Però, qualunque professione richiede un minimo di competenze e quindi un minimo di formazione. Se questo vale per qualunque mestire perché per il commercio no? Il governo ha stabilito invece che non ci debbano essere più né la formazione d'ingresso né il registro degli esercenti di commercio (detto Ree). Tradotto sa cosa vuol dire questo? Nessun filtro, di nessun genere, nessun patentino, nessuna verifica di professionalità a garanzia del consumatore. E poi, me lo faccia dire: questa deregulation di fatto sarà una pacchia per tutta la criminalità che da sempre cerca di mettere le mani sulla distribuzione». Vuol dire che il racket avrà la meglio sui commercianti onesti? «Spero di no. Ci mancherebbe. Ma certo è che queste regole gli aprono un varco». Adesso dunque dobbiamo aspettarci una stagione calda di agitazioni dei commercianti? «Quello che dobbiamo aspettarci è, per intanto, un anno buono di caos. E se il governo non ci ascolterà anche una stagione di umori infuocati. Non faremo come i cobas del latte, ma non ci provochino». [raf. mas.]' «La filosofìa ci piace ma non considerano che la nostra categoria ^ha una tradizione di commercio e vendita r fortemente vincolata» § «La liberalizzazione sarà una bella cosa 1 ma guai a spalancare indiscriminatamente Al primo boo'm seguirà i , „una vera Caporetto» Si* ^ CASS/ r §J 1 i , ;S d Si.*.. >■■■■ Il presidente della Confcommercio Sergio Bilie pSi.*.. >■■■■ , ;S

Persone citate: Prodi

Luoghi citati: Caporetto