La rivoluzione delle botteghe di Raffaello Masci

La rivoluzione delle botteghe Vìa libera dal Consiglio dei ministri al decreto legislativo sul commercio: La rivoluzione delle botteghe Basta licenze, potranno aprire senza limiti di orario ROMA. Per aprire un negozio non sarà più necessaria la licenza. Si potrà vendere di tutto fatta salva la distinzione tra alimentari e non alimentari. Gli orari di apertura saranno liberalizzati ma dovrà esserci, in ogni quartiere, almeno un negozio aperto 24 ore al giorno. Le cose più eclatanti sono queste, ma, a leggerlo bene, il decreto legislativo varato ieri dal Consiglio dei ministri, più che una riforma introduce una vera rivoluzione liberista nel commercio. I termini di queste innovazioni sono stati illustrati da Romano Prodi e dall'artefice del decreto, il ministro Bersani. I commercianti (Confcommercio e Confesercenti) non hanno apprezzato la svolta repentina e annunciano battaglie. Ma cerchiamo di capire quali sono le novità introdotte. Il DECRETO. La legge Bassanini (n. 59 del marzo scorso) che recepiva una delega votata dalla Finanziaria '97 e impegnava il governo a cedere alle Regioni una serie di materie, stabiliva anche la razionalizzazione della rete commerciale. Il governo quindi, senza bisogno di altri passaggi parlamentari, aveva facoltà di riorganizzare il commercio per vie amministrative. Ed è quello che ha fatto ieri. Il decreto legislativo abroga 20 leggi e regolamenti e consente alle Regioni di organizzarsi secondo le esigenze del territorio. LE LICENZE. Chi voglia aprire un negozio non deve più né chiedere una licenza, né comprarla da uno che ce l'abbia già, basta solo che si attenga a quanto stabilito per le seguenti tre tipologie di esercizi commerciali. Primo tipo: negozio fino a 300 metri quadri di superficie, basta una comunicazione al sindaco, possedere requisiti professionali e locali idonei. Secondo tipo: negozio dai 301 ai 2000 metri quadri, c'è bisogno di autorizzazione comunale ma non di licenza. Terzo tipo: grande distribuzione, oltre i 2000 metri quadri, bisogna avere autorizzazione comunale con parere vincolante della Regione espresso in un'apposita conferenza dei servizi in seduta pubblica. Le Regioni debbono anche disciplinare il commercio ambulan- te. Inoltre non sarà più necessaria la formazione iniziale obbligatoria e sarà abolito il Ree (registro degli esercenti di commercio), una sorta di albo. TABELLE. Oggi la materia merceologica è divisa in 14 tabelle. D'ora in avanti queste tabelle saranno solo due: «alimentare» e «non alimentare». Per cui uno che abbia l'autorizzazione per il «non aumentare» può vendere di tutto: dalle scarpe ai chiodi. TUIELA DEL CONSUMATORE. Le Regioni dovranno emanare delle norme in materia di vendite straordinarie (saldi e liquidazioni), di pubblicità dei prezzi e di forme speciali di commercio (per corrispondenza, per vie tv e telematiche). ORARI. Chi vuole può stare aperto a piacimento dalle 7 alle 22. Nelle zone turistiche questa gabbia oraria potrà essere ulteriormente allargata ed estesa alla domenica. Inoltre ci deve essere un «drug store» aperto 24 ore su 24 ogni 50 mila abitanti, praticamente uno per quartiere. CENTRI STORICI E PAESINI. Le Regioni hanno facoltà di introdurre alcune norme a tutela di attività commerciali tradizionali o volte a garantire servizi in aree disagiate del territorio (esempio: nei paesini di montagna). GLI ESCLUSI. Quattro tipi di esercizi commerciali sono sottratti a questa nuova normativa: tabacchi e generi di monopolio, bar, edicole e farmacie. La riforma di questi settori è affidata ad altrettanti disegni di legge all'attenzione del Parlamento. LA TRANSIZIONE. Il decreto entrerà a regime tra un anno. Nel frattempo, per agevolare il passaggio dal veccho al nuovo, sono state disposte alcune misure transitorie: fino all'entrata in vigore delle nuove leggi regionali sulla grande distribuzione, non si potranno aprire nuovi supermercati. Chi ha un negozio piccolo può ampliarlo fino a 300 metri quadrati e allargare l'offerta merceologica. I TRAVOLTI. Dato che chi ha comprato una licenza si trova ora in mano un pezzo di carta non vendibile, il decreto fissa un indennizzo per chi cessa l'attività o la ceda a società costituite da consorzi di settore. REAZIONI II governo ascolterà tutti i soggetti interessati prima di varare il decreto. «Non faremo il far west», ha rassicurato Bersani e Prodi ha confermato all'Associazione Comuni che non si agirà prima di averli consultati. I Verdi lamentano una scarsa tutela per i centri storici. Confesercenti chiede interventi economici a fianco di quelli normativi. Confcommercio minaccia scene da Cobas se il governo non rivedrà alcuni punti qualificanti. An assicura soccorso ai commercianti «attaccati». Raffaello Masci E in ogni quartiere ci dovrà essere un drugstore che non chiude mai Ma le Regioni avranno facoltà di introdurre norme per tutelare attività particolari

Persone citate: Bassanini, Bersani, Prodi, Romano Prodi, Verdi

Luoghi citati: Roma