LA CIVILTA' DELLO SHOPPING

LA CIVILTA' DELLO SHOPPING LA CIVILTA' DELLO SHOPPING POCHI luoghi sono più tristi d'una lunga strada in cui tutti i negozi sono chiusi, magari a giorno ancora alto. E pochi aspetti della vita urbana sono più deprimenti del contrasto fra il movimento, le voci, la sfilata dei volti, i colori, gli odori di una moderna zona commerciale, e lo scenario di appena un quarto d'ora dopo, quando tutte le saracinesche sono state abbassate insieme per legge: silenzio, la folla sparita nel nulla, un cane che rincorre una cartaccia, il furgone delle pulizie che arranca in fondo alla strada. E' possibile che un po' di queste tristezze ci vengano risparmiate se verrà attuata, senza essere snaturata nel tragitto parlamentare, la proposta di riforma del commercio approvata ieri dal governo. I tratti salienti della riforma sono noti. Tutti gli esercizi potranno rimanere aperti dalle 7 alle 22, ritagliandosi eventualmente entro tale spazio di tempo un orario più ridotto quando non vi sia la possibilità di tenere aperto per quindici ore consecutive, com'è ovvio nel caso di negozi condotti da una sola persona. In ogni quartiere vi dovrà essere almeno un negozio aperto ventiquattro ore su ventiquattro. Fino a superfici di 300 mq non sarà necessario ottenere una licenza: una semplificazione che dovrebbe attirare i giovani desiderosi di mettersi in proprio, ma che sono allergici ai labirinti della burocrazia. Nel complesso, oltre che ad immettere più vita negli scenari urbani, l'introduzione di orari dei negozi più lunghi e variabili dovrebbe contribuire a migliorare un poco la qualità della vita anzitutto delle donLuciano Gallino CONTINUA A PAG. 2 TERZA COLONNA

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