li Patriarcato di Mosca resta chiuso a Wojtyla di Giulietto Chiesa

li Patriarcato di Mosca resta chiuso a Wojtyla Il Vaticano raggiunge un accordo soltanto sulla necessità di comporre la vertenza Uniati li Patriarcato di Mosca resta chiuso a Wojtyla Di nuovo fallite le trattative per un incontro con Alessio II MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Non è andato bene il piccolo vertice moscovita tra Vaticano e Chiesa ortodossa russa, il primo contatto ufficiale dopo l'annullamento in extremis, l'anno scorso a giugno, dello storico incontro tra Giovanni Paolo II e Alessio II che avrebbe dovuto tenersi a Vienna. La delegazione cattobea era guidata dal cardinale Edward Cassidy, presidente del Consiglio pontificio per la promozione dell'unità dei cristiani; il suo dirimpettaio era il «ministro degli Esteri» del Patriarcato di Mosca, il metropolita di Smolensk e di Kaliningrad, Kirill. Al centro dei colloqui, formalmente, la questione dei rapporti tra le due chiese «in Russia e negb altri Paesi della Comunità di Stati Indipendenti». Dietro la formula di rito, però, c'erano due questioni delicate e irrisolte: il «proselitismo» dei cattolici in ca¬ sa ortodossa (faccenda che Mosca vede come il fumo negli occhi) e la situazione in Ucraina, dove gli uniati greco-cattolici, specie nelle regioni di Leopob e Ivano-Frankovsk, avrebbero letteralmente portato via al Patriarcato di Mosca chiese e proprietà, con la compiacente copertura delle autorità ucraine che non perdono occasione di dimostrare ostihtà verso Mosca in generale e la Chiesa moscovita in particolare. Questo, per lo meno, è quanto sostiene il Patriarcato. I colloqui, durati due giorni, non hanno prodotto granché. Le parti, dopo aver «constatato» che la situazione «non è cambiata in meglio» dall'ultimo incontro tenutosi a Bari nel maggio del 1997, hanno deciso di inviare nella zona di più acuta tensione una delegazione congiunta, per spegnere l'incendio. Ma niente di più. Di «proselitismo» non vi è cenno - né avrebbe potuto esserci, perché non vi è accordo nemme¬ no sul termine - nel succinto comunicato finale. Dove si mantiene il silenzio più completo anche sull'eventualità - remotissima di un incontro al vertice tra Papa e Patriarca. Un'altra fonte, anonima, del Patriarcato ha addirittura ricordato a Roma l'insegnamento delle Sacre Scritture, facendo sapere, attraverso Interfax, che «San Paolo fu il primo a rifiutare di pregare là dove il nome di Cristo era già conosciuto, per non costruire sulle fondamenta scavate da altri». E un'altra fonte ufficiosa del Patriarcato ha comunque fatto sapere che la posizione russa non è mutata rispetto al giugno scorso, quando fallì l'idea del «vertice di Vienna»: e cioè che l'incontro tra Alessio II e Giovanni Paolo n «potrà avvenire soltanto non appena verranno risolte le complesse dispute che creano tensione nelle relazioni bilaterali e, in particolare, verranno fissate le relazioni con gli Uniati e verrà nor- malizzata la situazione religiosa nell'Ucraina occidentale». Non è escluso che l'incontro Cassidy-Kirill avesse anche il compito (da parte vaticana) di spianare indirettamente la strada a quello tra Boris Eltsin e Giovanni Paolo II, previsto nel corso della visita in Italia, dal 9 all' 11 febbraio prossimo. L'esito, comunque, non pare incoraggiante. Né il presidente russo ha ragione di essere contento dell'atteggiamento della gerarchia religiosa moscovita. In questo momento - di evidente impasse nei rapporti con l'Occidente - Eltsin ha cento e ima ragione per voler mostrare una Russia aperta anche sotto il profilo religioso. Invece l'incontro del 1998 con il Papa di Roma rischia di essere nient'altro che una ripetizione del precedente, che avvenne il 20 novembre 1991. C'era ancora l'Urss, Boris Eltsin era «solo» presidente della Repubblica Federativa Russa, e le speranze, paradossalmente, erano più grandi di quelle odierne. Giulietto Chiesa I patriarca Alessio II

Persone citate: Boris Eltsin, Cassidy, Edward Cassidy, Eltsin, Giovanni Paolo, Giovanni Paolo Ii, Patriarca, Wojtyla Di