I giorni del miracolo a Cuba

I giorni del miracolo a Cuba Affittare case senza pagare tasse, suonare l'Ave Maria, dare interviste a uno dei 3 mila reporter I giorni del miracolo a Cuba Tutto diventa lecito per l'arrivo del Papa L'AVANA DAL NOSTRO INVIATO Si aspetta l'arrivo della Storia e si guardano le storie svoltare, almeno per due settimane. Si sente l'evocazione del Miracolo e si assiste a un susseguirsi di piccoli miracoli di vita quotidiana, destinati a durare quindici giorni. Da ieri, 15 gennaio dell'anno 1998, qui contrassegnato come quarantesimo dalla battaglia decisiva della guerra di liberazione, e fino al 30 gennaio prossimo, L'Avana non è più L'Avana. Tutto è uguale, niente è come prima. Dicono che in questo luogo si celebrerà il più simbobco degli incontri che questa fine secolo poteva inscenare: due uomini carichi di storia e carisma, anni e malattie, eppure portatori sani di utopie dalla salute variamehte critica, si confronteranno in un'arena torrida, davanti agli occhi, a forma di telecamera, del mondo intero. ' Ci sarà tempo e luogo per capire il senso e l'esito di questo «duello all'Avana»; per ora e da ieri, negli sguardi e nelle vite della gente di questa città è cominciata la «fiesta grande». Invitati paganti: tremila giornalisti di tutto il mondo; migliaia di turisti decisi a votare le prossime giornate al sacro e le notti al profano; sciami di borseggiatori, prostitute e contrabbandieri; truppe speciali di polizia piazzate nei punti nevralgici; uomini e donne dei servizi in divise da camerieri, uscieri, accompagnatori, a ogni angolo di strada, piano di albergo, bordo di piscina, perché nulla di quanto accadrà in queste due settimane resti segreto. La sigla d'apertura della «fie sta grande» viene suonata dagli altoparlanti dell'hotel Nacional, in una mattina di sole: dapprima irriconoscibili, poi incre dibili salgono le note dell'Ave Maria di Schubert. Laddove si annunciava senza soste la «querida presencia» del «comandante Che Guevara» si diffondono le note di un inno di fede. Sarà così ogni mattina, per due settimane, finché il cielo che lo recapiterà non si sarà portato via il «Gran Viejo Bianco» e il ricordo della sua venuta. Nell'attesa, il solo annuncio del suo arrivo regala all'isola un piccolo miracolo economico e due settimane di inattese libertà. Il debito pubblico ne trarrà beneficio, i bilanci privati, anche. Ufficialmente e per decreto del governo, dal 15 al 30 gennaio scatta l'inflazione a beneficio del popolo. Gli alberghi e i ristoranti hanno triplicato i prezzi. Le agenzie di noleggio auto praticano un rincaro del 30 per cento che consente di affittare uno scatolino chiamato Tico al prezzo di una Plymouth nel Dakota. I cellulari, prenotati dalle troupe americane fin dall'estate, sono reperibili solo al mercato nero e a cifre mai sentite sul pianeta. Raddoppiate, con sentito dolore dei turisti italiani, le tariffe delle «chicas» e, per sovrattassa, anche le mance da consegnare ai portieri (o agenti dei servizi che siano) perché le lascino sabre nelle camere da cui escono di soppiatto all'alba. E' già leggendario il tecnico Rai che, nella hall del Nacional, cercava di liberarsi della compagna di una notte spiegandole, in perfetto romanesco: «Ora tenedcvidannà, perché, capisci, io sò n'attore e min me posso l'avvede co' una. Qui è ppieno de ggiornalisti, poi lo scriveno: l'attore era co' una, chissarà, chi non sarà? Se vedemo». E lei via, delusa ma paga. Tutti, in questa città tappezzata dalle fotografie di un uomo che nessuno conosce, hanno l'occasione per guadagnare di più e versare di meno. Eccezionalmente è stato perfino concesso di affittare le case a pellegrini venuti dall'isola o dall'estero senza dover pagare alcuna tassa allo Stato. La felicità por questo permesso è stata paragonabile a quella per la (non altrettanto inattesa) «Victoria colossal» del partito unico alle elezioni di domenica scorsa. Stordita da tante attenzioni e opportunità, la gente dell'Avana ringrazia e porta a casa. Poco importa se sulla soglia incontra l'ennesimo giornalista che, minacciandola con un microfono, pone le ferali domande: «Lei crede in Dio?», «Più in Dio o più in Castro?», «E secondo lei Castro crede in Dio?». E Dio in Ca- stro, no? Quien sabe: è «fiesta grande». Anche e soprattutto per Enrique Lopez Oliva, massimo storico delle religioni a Cuba, che a ogni ora riceve una televisione differente, conduce gli operatori in giro per chiese e quartieri spiegando e dissertando, incassa una buona mancia rubricata sotto la voce «spese di rappresentanza» e poi ricomincia il giro e il discorso: «Ci sono stati molti anni di secolarizzazione sull'isola e una ferrea educazione marxista, ma...... Ma ora è tempo di spiritualità e la vedi affiorare in tutte le forme. Nei vicoli dell'Avana Vecchia circolano le sacerdotesse della «santeria» in abiti bianchi, dirette a riti di purificazione in attesa dell'Evento. Tutte le decine di sette più o meno segreto dell'isola hanno indetto celebrazioni per la circostanza. Ognuno dei piccoli messia ha chiesto, inascoltato, udienza al Papa. La sua venuta è benedetta perfino all'undicesimo e ultimo piano del gran palazzo della massoneria, il più trasparente della specie, con i nomi degli iscritti incisi nel marmo, dove il «gran secretarlo» apre la porta in braghette, richiude, riapre in calzoni kaki e camicia a fiori, si scusa, spiega che ha il cuore malandato, non regge il caldo e, con le parole scompigliate da un ventilatore sopra la testa, impartisce anche la benedizione delle logge alla venuta di Giovanni Paolo II. «Juan Pablo Segundo!», il nome rotola di bocca in bocca, s'arrota e cresce, in potenza e mistero. Chi sia, nessuno lo sa veramente. Un uomo grande, lontano, vecchio e bianco. Juan Pablo Segundo, un torero stanco alla penultima corrida: da mercoledì 21 e per 5 giorni nell'arena di Cuba. Un uomo di fede, un patriota, ha cercato di spiegare con parole semplici il cardinal Ortega nel messaggio televisivo, dopo aver usato parole complesse per dire di quale fede sia portatore e nunzio. Ma questo toccherà a lui spiegarlo, davanti alla folla e alla Storia, ai campesinos che preparano il calesse su cui caricare moglie e figli e progettano il viaggio a cavallo, nell'alba di una domenica di fine gennaio, fino a Plaza de la Revolución e alla soglia del Mistero che potrà diventare Rivelazione o rimanere semplice motivo di gita. «Vamos a vèr»: arrivano all'Avana i grandi scrittori del Sudamerica e gli intellettuali di Spagna. Manuel Vàsquez Montalbàn fissa la cena con Gabriel Garcia Màrquez: sceglierà lui il menù. Sarà un altro duello a cui assistere, qui all'Avana, in una notte di «fiesta y spiridualidad», con sottofondo di salsa e Ave Maria, aspettando di vedere se i «miracoli» del Papa e di Fidel durano più di due setti mane. Gabriele ."lomagnoli «Fiesta grande» di due settimane anche per scippatori e «chicas» che raddoppiano le tariffe Plymouth nel Dakota. I cellulari, prenotati dalle troupe americane fin dall'estate, sono reperibili solo al mercato nero e a cifre mai sentite sul pianeta. Raddoppiate, con sentito dolore dei turisti italiani, le tariffe delle «chicas» e, per sovrattassa, anche le mance da consegnare ai portieri (o agenti dei servizi che siano) perché le lascino sabre nelle camere da cui escono di soppiatto all'alba. E' già leggendario il tecnico Rai che, nella hall del Nacional, cercava di liberarsi della compagna di una notte spiegandole, in perfetto Manovali preparano l'altare per il Papa nella città di Camaguey Pure «santeros» e capi setta chiedono udienza al Papa ragonabile a quella per la (non altrettanto inattesa) «Victoria colossal» del partito unico alle elezioni di domenica scorsa. Stordita da tante attenzioni e opportunità, la gente dell'Avana ringrazia e porta a casa. Poco importa se sulla soglia incontra l'ennesimo giornalista che, minacciandola con un microfono, pone le ferali domande: «Lei crede in Dio?», «Più in Dio o più in Castro?», «E secondo lei Castro crede in Dio?». E Dio in Ca- Cartelloni e giornali murali con «notizie biografiche» per l'arrivo del Papa a Cuba Manovali preparano l'altare per il Papa nella città di Camaguey Pure «santeros» e capi setta chiedono udienza al Papa

Persone citate: Enrique Lopez Oliva, Gabriel Garcia, Giovanni Paolo Ii, Guevara, Juan Pablo Segundo, Ortega, Schubert