Mogadiscio, in piana contro gli italiani di Francesco Grignetti

Mogadiscio, in piana contro gli italiani Manifestazione davanti a un'organizzazione umanitaria. Voci: sequestrati dei marinai Mogadiscio, in piana contro gli italiani Primi segnali di tensione dopo l'arresto del somalo ROMA. Primo segnale di nervosismo a Mogadiscio, dopo la svolta nell'inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Un centinaio di contestatori, mobUitati dal clan di Hashi Omar Hassan, che proprio ieri è stato interrogato in carcere e s'è visto convalidare l'arresto dal gip Francesco Monastero, hanno manifestato davanti alla sede di un'organizzazione italiana di assistenza a Mogadiscio. Nelle stesse ore, miliziani somali sequestravano un grosso peschereccio battente bandiera taiwanese nelle acque della Somalia settentrionale. Pare che tra gli 83 sequestrati ci siano degli italiani, anche se un portavoce del Fronte considera «altamente improbabile» la notizia. Ben difficilmente, però, le due storie sono collegate. Il clan de- gli Abgal ha infatti urlato la sua rabbia contro l'Italia in una manifestazione pubblica. I guerriglieri del Fronte democratico di salvezza della Somalia, con base nella Migiurtina, sarebbero intervenuti perché le licenze di pesca non erano state adeguatamente rispettate. Comunque si sono riaccesi i riflettori sulla Somalia. E la Farnesina sconsiglia gli italiani dall'entrare nel Paese fintanto che la situazione non si sia chiarita. Non si è affatto chiarito, infatti, il caso del presunto assassino dei giornalisti italiani. Ieri mattina lo ha interrogato il giudice Monastero. Lui, il giovanotto, difeso dall'avvocato Douglas Duale, si è difeso nella più classica delle maniere: contrattaccando. «Non io sono l'assassino di Ilaria Alpi ma il mio accusatore, Ahmed Jelle. E' lui che possiede una Land Rover blu. In tutta Mogadiscio Nord, l'avevano solo lui e una signora al di sopra di ogni sospetto». Come riferisce l'avvocato difensore, Duale, il presunto assassino, ha negato tutto. Pure di essere slato a Mogadiscio in quei giorni. «Era andato al Nord ad assistere suo nonno, molto malato. Questa storia è l'ennesimo depistaggio», dice l'avvocato. Il legale lascia intendere che il suo assistito è caduto in una trappola legal-diplomatica. Da una parte, si scaglia contro l'ambasciatore Ino Cassini, inviato speciale della Farnesina per la Somalia, che si sarebbe prestato a un complotto. «Faccio un appello alla comunità somala di non confondere l'Italia con il dottor Cassini. E' da censurare il comportamento di un diplomatico che si presta ai giochi e giochetti dei servizi segreti». Dall'altra, sostiene che 0 principale complottatore sarebbe proprio quel Jelle che sta collaborando con la giustizia. «Jelle consigliò Hassan di confessare, dietro pagamento, di esser uno dei colpevoli dell'uccisione di Ilaria Alpi. Hassan però ha respinto questa proposta perché non aveva alcuna intenzione di autoaccusarsi di un delitto. Allo stesso tempo, Jelle presentò Hassan a Cassini. Apparentemente perché era mia delle vittime di sevizie. Ma separatamente gli aveva già spiegato che era lui uno degli assassini. Cassini gli ha creduto». Anche ieri, la Farnesina è intervenuta a difesa di Cassini, negando qualsiasi azione di «supplenza» nei confronti della magistratura o della polizia. «Totalmente prive di fondamento» le accuse di aver dato denaro in cambio di false testimonianze. E secondo il sottosegretario Rino Serri, «l'accertamento rigoroso di eventuali responsabilità di militari italiani impegnati in Ibis è destinata a rafforzare i legami di amicizia tra Italia e Somalia, così come l'azione della magistratura italiana per accertare le responsabilità nell'assassinio di Ilaria Alpi». Francesco Grignetti Hashi Omar Hassan, accusato dell'assassinio di Ilaria ^'oi Ieri è stato di nuovo interrogato dal giudice