« lo malato? Faccio le corna»

« lo malato? Faccio le corna» « lo malato? Faccio le corna» Cavaliere-show al «ritiro spirituale» del Polo Tutto ha inizio alle 10 del mattino: siamo davanti alla medievale chiesa di San Giovanni e Paolo al Celio e qui l'ex ministro Antonio Guidi ha invitato i leader del centrodestra e tanti luogotenenti per una mattinata di meditazione sotto la guida spirituale di uno dei personaggi più vitali e colti (e ciarlieri) della Chiesa italiana, il cardinale Ersilio Tonini. Ma alle 10,20 la grande chiesa è semivuota ci sono 51 persone - e prima di iniziare la messa, padre Augusto invita i pochi presenti «a spostarsi un po' anche a destra», per colmare i vuoti. I politici si contano sulle dita di due mani: Rocco Buttiglione, Adolfo Urso, Gustavo Selva, qualche peone, Gianfranco Fini è in Campidoglio dal Papa, ma la sostanza non cambia: quando Tonini salo sull'altare per la sua omelia dedicata ai politici, parlerà davanti a pochissimi di loro, a conferma di un rapporto difficile, inter¬ mittente, mai risolto tra il Polo e la Chiesa. Un bella omelia, colma di citazioni, quella di Tonini che ricorda Pier Paolo Pasolini, cita ad esempio Benigno Zaccagnini, ricorda i soldati riuniti sotto lo stesso comando in Bosnia «dopo secoli di guerra», ammonisce sui temi della bioetica. La messa continua, sotto le navate barocche ci si scambia un «segno di pace», la funzione finisce e solamente alle 12,10, con due ore di ritardo, arriva Silvio Berlusconi. Il Cavaliere si infila nella chiesa dove lo attende Tonini e in una stanzetta appartata i due parleranno per un quarto d'ora. ((All'inizio Berlusconi sembrava un po' angosciato», rivelerà più tardi padre Augusto. Non è dato sapere cosa si siano detti in privato Berlusconi e Tonini, se il Cavaliere si sia confessato, sta di fatto che Berlusconi appena rimetterà piede all'aperto rivelerà: «In questo ultimo periodo non c'è un solo momento che io non viva dolorosamente. Sento la responsabilità di rappresentare milioni di italiani e questo fa parte dell'angoscia del mio fare politica. E parlando di angoscia so di dire una cosa assolutamente reale, credo sia la parola giusta. Con angoscia spero di dare un contributo al mio Paese». Uno sfogo umanamente toccante, soprattutto perché pronunciato da un uomo reduce da una malattia e al termine di un colloquio con un personag- gio come Tonini. Ma Berlusconi riveste rapidamente i panni del politico, del combattente e così, a chi gli chiede se si fosse fatto confessare, il Cavaliere ha risposto con lo sguardo serio: «Io non ho peccati da farmi perdonare. Ho la coscienza molto tranquilla. Se non avessi la serenità totale di uomo e imprenditore, non potrei resistere agli attacchi che mi vengono rivolti ogni giorno». Ma il clou della giornata si consuma davanti all'assem¬ blea dei sindaci del Polo. Sta parlando Gianfranco Fini: ((Abbiamo qui un Berlusconi in grande forma, si vede e questo mi fa piacere». Berlusconi si alza e non usa perifrasi: «Sai, per la verità ci sono tanti bravi giornalisti, ma c'è anche chi dice che dovrò morire tra qualche mese. Allora, scusate, ma faccio gli scongiuri!». Uno scroscio di applausi avvolge il Cavaliere che a questo punto sfodera le corna. [f. mar.] «Scusate, ma c'è chi dice che devo morire presto» Gli scongiuri di Silvio Berlusconi «Sto benissimo, alla faccia vostra»