Bicamerale in alto mare Gli azzurri con D'Alema di Antonella Rampino

Bicamerale in alto mare Gli azzurri con D'Alema Bicamerale in alto mare Gli azzurri con D'Alema detto anche Massimo D'Alema l'altro giorno: ci ha invitati a mantenere gli emendamenti indispensabili, e ad eliminare entro il 2 febbraio quelli che ammazzano le riforme». Il nodo di cui si parla è quello, polemicamente sollevato dal sindaco di Roma Rutelli non molto tempo fa, dei poteri del Presidente della Repubblica. Oscar Luigi Scalfaro è stato un «re», e cioè ha ricoperto e ricopre la propria funzione come «una carica monocratica», ma l'ha fatto - su questo sono d'accordo sia Marini sia Veltroni sia Urbani - per riempire, nel nome del bene del Paese, il vuoto lasciato da un sistema politico che si andava scollando, dal 1992, con il crollo della Prima Repubblica, nella crisi delle istituzioni. Insomma, Scalfaro ha guidato il Paese verso la transizione, e questo è un bene. Ma - ha tenuto a distinguersi Urbani - «desta inquietudine quando un traghettatore si dirige verso una sponda che è avvolta dalle nebbie». Quindi, ci vorrebbe maggiore definizione, nel sistema semipresidenziale delineato dalla Bicamerale, dei compiti, e soprattutto delle responsabilità, del Capo dello Stato. Veltroni su questo punto concorda con Urbani. «Il fine della riforma istituzionale deve essere la stabilità pohtica». La correzione che Veltroni fa alle posizioni sin qui espresse in favore del premierato è lieve, e formulata con la consapevolezza di ricoprire una carica istituzionale. Ma Marcello Sorgi, il direttore del Tgl che di fi a poco andrà a colazione dal presidente della Rai Siciliano per affrontare i problemi dell'informazione in una giornata che per viale Mazzini è nera, se ne accorge, e la rileva. Veltroni precisa meglio il proprio pensiero, punzecchiando Sorgi. La stabilità - dice in buona sostanza il vicepresidente del Consiglio - è un bene primario, ed è ciò che occorre al Paese: se le riforme istituzionali saltassero, il Paese si troverebbe riportato di molti, molti anni indietro. «Dichiarazione ottima», la giudica, non appena la sente, il colonnello di Botteghe Oscure alla Camera, Fabio Mussi. E quanto sia periglioso il cammino che le riforme hanno davanti lo dice anche l'eco che ha avuto, in Parlamento, la proposta del senatore Bertoni, ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati, lanciata nella forma di una lettera aper¬ ta a Massimo D'Alema: «Stralciamo il problema giustizia dalle riforme istituzionali, per agevolarne il cammino». Pollice verso da Marco Boato, relatore sulla giustizia in Bicamerale, che ben sa quanto sia stato difficile determinare quell'accordo, e come sia uno snodo delicato di tutto l'impianto. E ieri è stata anche la giornata nella quale la conferenza delle regioni ha approntato un pacchetto per dare un'impronta «maggiormente federalista» ad un altro comparto di riforme, quello della forma di Stato. Scalfaro, comunque, passa l'esame a pieni voti tanto che, a diretta domanda di Sorgi, Marini e Urbani a sorpresa si dichiarano d'accordo su un punto: «Non saremmo dispiaciuti se ci dovessimo trovare a favorire la proroga al settennato del Capo dello Stato». Antonella Rampino Popolari e Forza Italia sono d'accordo «Non saremmo dispiaciuti se nell'attesa dovessimo prorogare il settennato del Capo dello Stato»

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