«Me la chemioterapia funziona»
«Me la chemioterapia funziona» «Me la chemioterapia funziona» «Sui linfomi battaglia vinta al 70per cento» oiéuiwmòlomì IL PRESIDENTE GTORINO IUSEPPE Di Bella ammette che la cura a base di somatostatina non è universale, ma aggredisce soprattutto alcuni tipi di tumori. Come esempio dei suoi maggiori successi cita spesso un tumore del sistema immunitario, caratterizzato dalla crescita continua e irreversibile delle cellule linfatiche, il linfoma non-Hodgkin. «Con la mia terapia reagisce in maniera magnifica», dice. Una frase che ha spalancato promesse di guarigione totale e ha inquietato molti oncologi, a cominciare dal professor Alessandro Pileri, presidente della Società italiana di ematologia e direttore della divisione di ematologia dell'università di Torino: è lo scopritore con il professor Massimo Gianni, dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano, della cura più avanzata al mondo della medicina ufficiale, la «hds», adottata di recente anche negli Usa. «Le nostre guarigioni - spiega - arrivano fino al 70% dei casi, per i linfomi a non alto grado di malignità, com'è stato pubblicato sul "New England Journal of Medicine"». Professore, si sente di escludere qualunque efficacia della cura Di Bella? «Premetto che Di Bella non ha mai pubblicato lavori su riviste scientifiche accreditate a livello internazionale e, quindi, non posso non esprimere preoccupazione per il fatto che un certo numero di pazienti sia stato dirottato da terapie efficaci e consolidate per seguire questa nuova cura, scientificamente e clinicamente non ancora convalidata. E' una decisione impensabile, sul piano etico oltre che scientifico». Non dà speranze neanche Eli risultati della sperimentazione? «Dato che vi è ormai, come ha sostenuto il ministro Rosy Bindi, una reale emergenza pubblica e una contrapposizione tra medicina ufficiale e alternativa, nessuno scienziato - e di conseguenza neanche la Società di ematologia - vuole essere tacciato come retrogrado: quindi, ci vuole uno sforzo collettivo per definire la fattibilità e le modahtà della sperimentazione. Così, finalmente, si darà chiarezza all'opinione pùbblica, evitando allarmismi infendati, profonde delusioni e il rifiuto delle terapie efficaci, accreditate a livello mondiale». Compresa, quindi, la chemioterapia, «bestia nera» di Di Bella? «Certo. Nelle forme aggressive di non-Hodgkin, cosiddette ad alto grado, la chemioterapia tradizionale ottiene almeno tm 40% di guarigioni e noi, con la chemioterapia sequenziale ad alte dosi "hds", che prevede anche l'autotrapianto, siamo arrivati fino al 70%. Per i linfomi a basso grado, poi, l'orientamento fino a poco tempo fa si limitava alla logica del "vedere e aspettare", adottando unicamente terapie di contenimento della malattia, senza speranze di guarigione: a Torino, invece, abbiamo elaborato - grazie ai finanziamenti dell'Aire e del comitato regionale piemontese Gigi Ghirotti - una nuova terapia, la "hds intensificata", che prevede la somministrazione di singoli farmaci ad alte dosi, con la successiva mobilizzazione delle cellule madri dal midollo nel sangue periferico». E in questo caso qual è il livello di successi? «Riusciamo a ottenere quella che chiamiamo la decontaminazione tumorale nel 65% dei pazienti. I nostri dati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista americana "Blood" e ora la "hds" è applicata in una ventina di centri italiani e in molti ospedali d'Europa e degli Stati Uniti». Gabriele Beccaria Parla lo scopritore di una nuova cura contro i tumori non-Hodgkin che Di Bella dice di aver sconfìtto
Persone citate: Alessandro Pileri, Blood, Di Bella, Gabriele Beccaria, Gigi Ghirotti, Rosy Bindi
Luoghi citati: Europa, Milano, Stati Uniti, Torino, Usa
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