FACCE DI BRONZO QUASI VERE
FACCE DI BRONZO QUASI VERE SEWARD JOHNSON FACCE DI BRONZO QUASI VERE Statue in stile iperrealista invadono le vie e le piazze ■ NCTJRANTI del freddo, due I anziane signore chiacchie- ■ rano sedute sulla panchina posta di fronte alla fermata del tram di via Pietro Micca, angolo via San Francesco d'Assisi. Stanno lì ferme dal 18 dicembre, da quando nello spazio mostre deil'SDA Express Courier di via Pietro Micca 18 si è inaugurata la personale di Seward Johnson, un artista americano diventato celebre per le sue sculture di bronzo che riproducono a grandezza naturale, con estrema fedeltà, comuni cittadLni intenti a svariate attività. Come quei due manager, in doppiopetto grigio che sembrano appena usciti dagli uffici della SDA dopo avere spedito un plico: e la gente irresistibilmente attratta li sfiora, li tocca, per capire se sono sculture o statue viventi. Pochi metri più in là un'elegante, giovane signora in tailleur porta a spasso il suo cagnolino, mentre al semaforo una coppia attende di attraversare la strada, e lui alza l'ombrello per proteggere lei dalla pioggia che, guarda caso, scrosciava a dirotto il giorno del vernissage. Per l'occasione, altre sculture di Seward Johnson sono state «sparse» in vari punti della città, ed è divertente scoprirle quasi fosse una caccia al tesoro. Solo così ci si può imbattere in due distinti signori intenti a leggere il giornale su una panchina di piazza Castello, proprio di fronte al Palazzo della Regione. Un'altra panchina abitata da un «replicante» è installata in piazza Carignano, e non è facile notare subito l'insolita presenza, mimetizzata com'è tra le tante altre panchine, sempre affollate di gente. Purtroppo un teppista ha già provveduto a deturparla. Una sorpresa è riservata anche ai soci del circolo sportivo «Ronchi Verdi» di corso Moncalieri 466/16. Da diversi giorni c'è un signore che sosta all'ingresso della piscina coperta, in costume da bagno, asciugamano sul braccio e telefonino all'orecchio, colto sul fatto mentre sussurra: «Se telefona mia moglie ditele che sono in riunione» (così infatti s'Intitola). Anche questa, come tutte le altre, è un'opera iperrealista si potrebbe affermare, perché a prima vista sembra concepita nell'ambito di quella tendenza artistica tipica degli Usa che trova ispirazione nella vita quotidiana e che ha tra i capiscuola lo scultore Duane Hanson, mentre tra i precursori ci sono esponenti della Pop Art come George Segai. Tuttavia, giustamente, Vittorio Sgarbi chiamato dalla SDA a inaugurare la mostra (e giunto, bontà sua, con ben due ore di ritardo) faceva notare che in queste statue il bronzo resta in evidenza nel viso, nelle mani e tutte quelle parti scoperte del corpo che non sono state dipinte. Sembra quasi che l'artista voglia dire: attenzione, sono sculture! Per questa ragione, concludeva Sgarbi, quella di Johnson deve essere definita arte concettuale. Lo confermano le statue esposte all'interno dello Spazio SDA, ispirate a capolavori della pittura dell'Ottocento, di Van Gogh, di Renoir, di Manet (L'Olymphia), e a scene di celebri film: una sensuale Marilyn Monroe con la gonna svolazzante in «Quando la moglie è in vacanza». Sono la copia fedele di un dipinto di Manet anche i due strani avventori seduti al bar Norman di piazza Solferino, serviti da un baffuto cameriere d'altri tempi. Johnson segna quindi il passaggio dalla grande scuola iperrealista statunitense ad un ironico citazionismo che trova nella dimensione della sorpresa e del mimetismo urbano la sua più adeguata comprensione. Guido Curio SDA Express Courier via Pietro Micca, 18 Tutti i giorni dalle 9,30 alle 19,30 Fino all'8 marzo. FACCE DI BRONZO QUASI VERE SEWARD JOHNSON FACCE DI BRONZO QUASI VERE Statue in stile iperrealista invadono le vie e le piazze ■ NCTJRANTI del freddo, due I anziane signore chiacchie- ■ rano sedute sulla panchina posta di fronte alla fermata del tram di via Pietro Micca, angolo via San Francesco d'Assisi. Stanno lì ferme dal 18 dicembre, da quando nello spazio mostre deil'SDA Express Courier di via Pietro Micca 18 si è inaugurata la personale di Seward Johnson, un artista americano diventato celebre per le sue sculture di bronzo che riproducono a grandezza naturale, con estrema fedeltà, comuni cittadLni intenti a svariate attività. Come quei due manager, in doppiopetto grigio che sembrano appena usciti dagli uffici della SDA dopo avere spedito un plico: e la gente irresistibilmente attratta li sfiora, li tocca, per capire se sono sculture o statue viventi. Pochi metri più in là un'elegante, giovane signora in tailleur porta a spasso il suo cagnolino, mentre al semaforo una coppia attende di attraversare la strada, e lui alza l'ombrello per proteggere lei dalla pioggia che, guarda caso, scrosciava a dirotto il giorno del vernissage. Per l'occasione, altre sculture di Seward Johnson sono state «sparse» in vari punti della città, ed è divertente scoprirle quasi fosse una caccia al tesoro. Solo così ci si può imbattere in due distinti signori intenti a leggere il giornale su una panchina di piazza Castello, proprio di fronte al Palazzo della Regione. Un'altra panchina abitata da un «replicante» è installata in piazza Carignano, e non è facile notare subito l'insolita presenza, mimetizzata com'è tra le tante altre panchine, sempre affollate di gente. Purtroppo un teppista ha già provveduto a deturparla. Una sorpresa è riservata anche ai soci del circolo sportivo «Ronchi Verdi» di corso Moncalieri 466/16. Da diversi giorni c'è un signore che sosta all'ingresso della piscina coperta, in costume da bagno, asciugamano sul braccio e telefonino all'orecchio, colto sul fatto mentre sussurra: «Se telefona mia moglie ditele che sono in riunione» (così infatti s'Intitola). Anche questa, come tutte le altre, è un'opera iperrealista si potrebbe affermare, perché a prima vista sembra concepita nell'ambito di quella tendenza artistica tipica degli Usa che trova ispirazione nella vita quotidiana e che ha tra i capiscuola lo scultore Duane Hanson, mentre tra i precursori ci sono esponenti della Pop Art come George Segai. Tuttavia, giustamente, Vittorio Sgarbi chiamato dalla SDA a inaugurare la mostra (e giunto, bontà sua, con ben due ore di ritardo) faceva notare che in queste statue il bronzo resta in evidenza nel viso, nelle mani e tutte quelle parti scoperte del corpo che non sono state dipinte. Sembra quasi che l'artista voglia dire: attenzione, sono sculture! Per questa ragione, concludeva Sgarbi, quella di Johnson deve essere definita arte concettuale. Lo confermano le statue esposte all'interno dello Spazio SDA, ispirate a capolavori della pittura dell'Ottocento, di Van Gogh, di Renoir, di Manet (L'Olymphia), e a scene di celebri film: una sensuale Marilyn Monroe con la gonna svolazzante in «Quando la moglie è in vacanza». Sono la copia fedele di un dipinto di Manet anche i due strani avventori seduti al bar Norman di piazza Solferino, serviti da un baffuto cameriere d'altri tempi. Johnson segna quindi il passaggio dalla grande scuola iperrealista statunitense ad un ironico citazionismo che trova nella dimensione della sorpresa e del mimetismo urbano la sua più adeguata comprensione. Guido Curio SDA Express Courier via Pietro Micca, 18 Tutti i giorni dalle 9,30 alle 19,30 Fino all'8 marzo.
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