PAGINE PIEMONTESI
PAGINE PIEMONTESI VIGLONGO PAGINE PIEMONTESI La trentesima edizione del celebre «Armanach» PUNTUALE come i giorni del calendario, ecco 1'«Almanacco Piemontese-Armanach Piemontèis 1998», trentesimo della serie, 288 pagine, 33 mila lire. Poco più di cento lire a pagina per un intrattenimento con cui Giovanna Spagarino Viglongo e la figlia Franca corrispondono ostinate alle consegne del fondatore. Fittissima la carrellata degli anniversari: dai sedici secoli del «severo San Massimo» al secolo e mezzo dello Statuto albertino al secolo dell'Esposizione cinquantenaria del '98 (1898), di cui parla Maria Luisa Tibone Moncassoli, al mezzo secolo della Costituzione repubblicana e della morte di Filippo Burzio, già direttore de «La Stampa» in tempi gravidi e gravosi, come tocca ricordare a Pier Franco Quaglieni. Certo non è im caso che quest'anno la prima sezione sia intitolata «Piazzetta Viglongo e dintorni». Il 4 aprile 1997 è stata infatti dedicata ad Andrea Viglongo una piccola piazza assai propria che s'insinua nel cuore della vecchia Torino di vicolo Santa Maria e via Stampatori, uno dei luoghi in cui la nostra città, per dirla con Augusto Monti, appare più «falsa magra» che mai. Tutta una sezione che accanto ai due interventi di Diego Novelli e Aldo A. Mola, cerimonieri ufficiali del rito di dedicazione, comprende una bella serie di svaghi dotti e spesso spiritosi (di Sandro Doglio e di Pino Biroglio) sulla toponomastica cittadina. Alcune sezioni resistono, al- tre mutano a seconda delle circostanze e delle occasioni. Venuta meno quest'anno la consueta sezione salgariana (di Salgari Viglongo fu editore sagace), ne troviamo mia che s'intitola - Augusto Monti ancora una volta - «Quel Quarantotto! (e dintorni)»: da Luigi Einaudi che parla dello Statuto nell'anno (1948) della Costituzione, a Raffaello Barbiera che racconta il passaggio spiritosamente proditorio della frontiera lombardo-piemontese da parte di Giovanni Visconti-Venosta, autore del «Prode Anselmo». Troviamo le sezioni «Interpretazioni e rievocazioni» torinesi e «Personaggi piemontesi più o meno noti». Troviamo la sezione «Voci e cose del Piemonte vecchio e nuovo» (e indichiamo fra tutte almeno le pagine di Gianna Baltaro sulla «Gazzetta del Popolo dei bambini» oppure quelle di Giuseppe Colli su Salvator Gotta e di Agostino Barolo su pane e vino nei detti piemontesi). Ma tra le 288 pagine da filare giorno dopo giorno (un libro che dura un anno intero) troviamo soprattutto i «Moderni poeti e prosatori in piemontese». Da Oreste Gallina traduttore di Leopardi ad Antonio Bodrero, cantore dei bei giochi d'antan, è grazie a loro che 1'«Almanacco Piemontese» giustifica il bilinguismo della copertina. E' grazie air «Armanach Piemontèis» che con ^(Almanacco Viglongo», leopardianamente, ripiglia quest'anno (come ogni anno) «la vita febee». Giovanni Testo PAGINE PIEMONTESI VIGLONGO PAGINE PIEMONTESI La trentesima edizione del celebre «Armanach» PUNTUALE come i giorni del calendario, ecco 1'«Almanacco Piemontese-Armanach Piemontèis 1998», trentesimo della serie, 288 pagine, 33 mila lire. Poco più di cento lire a pagina per un intrattenimento con cui Giovanna Spagarino Viglongo e la figlia Franca corrispondono ostinate alle consegne del fondatore. Fittissima la carrellata degli anniversari: dai sedici secoli del «severo San Massimo» al secolo e mezzo dello Statuto albertino al secolo dell'Esposizione cinquantenaria del '98 (1898), di cui parla Maria Luisa Tibone Moncassoli, al mezzo secolo della Costituzione repubblicana e della morte di Filippo Burzio, già direttore de «La Stampa» in tempi gravidi e gravosi, come tocca ricordare a Pier Franco Quaglieni. Certo non è im caso che quest'anno la prima sezione sia intitolata «Piazzetta Viglongo e dintorni». Il 4 aprile 1997 è stata infatti dedicata ad Andrea Viglongo una piccola piazza assai propria che s'insinua nel cuore della vecchia Torino di vicolo Santa Maria e via Stampatori, uno dei luoghi in cui la nostra città, per dirla con Augusto Monti, appare più «falsa magra» che mai. Tutta una sezione che accanto ai due interventi di Diego Novelli e Aldo A. Mola, cerimonieri ufficiali del rito di dedicazione, comprende una bella serie di svaghi dotti e spesso spiritosi (di Sandro Doglio e di Pino Biroglio) sulla toponomastica cittadina. Alcune sezioni resistono, al- tre mutano a seconda delle circostanze e delle occasioni. Venuta meno quest'anno la consueta sezione salgariana (di Salgari Viglongo fu editore sagace), ne troviamo mia che s'intitola - Augusto Monti ancora una volta - «Quel Quarantotto! (e dintorni)»: da Luigi Einaudi che parla dello Statuto nell'anno (1948) della Costituzione, a Raffaello Barbiera che racconta il passaggio spiritosamente proditorio della frontiera lombardo-piemontese da parte di Giovanni Visconti-Venosta, autore del «Prode Anselmo». Troviamo le sezioni «Interpretazioni e rievocazioni» torinesi e «Personaggi piemontesi più o meno noti». Troviamo la sezione «Voci e cose del Piemonte vecchio e nuovo» (e indichiamo fra tutte almeno le pagine di Gianna Baltaro sulla «Gazzetta del Popolo dei bambini» oppure quelle di Giuseppe Colli su Salvator Gotta e di Agostino Barolo su pane e vino nei detti piemontesi). Ma tra le 288 pagine da filare giorno dopo giorno (un libro che dura un anno intero) troviamo soprattutto i «Moderni poeti e prosatori in piemontese». Da Oreste Gallina traduttore di Leopardi ad Antonio Bodrero, cantore dei bei giochi d'antan, è grazie a loro che 1'«Almanacco Piemontese» giustifica il bilinguismo della copertina. E' grazie air «Armanach Piemontèis» che con ^(Almanacco Viglongo», leopardianamente, ripiglia quest'anno (come ogni anno) «la vita febee». Giovanni Testo
Luoghi citati: Piemonte, San Massimo, Torino
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