VAL CHIUSELLA

VAL CHIUSELLA VAL CHIUSELLA «Nella fucina di mio padre si facevano i chiodi a mano...» LA foto deve essere del 1938, più o meno; chi l'ha mandata non è sicuro della data. Rappresenta la bottega di ferramenta e casalinghi di Giulio Marra (1885-1974), a Traversella, in vai Chiusella, valle un tempo di soli montanari e minatori. L'edifico non esiste più. «Mio padre, al centro nella foto col berretto bianco racconta il figlio Giovanni, del '26 - aveva anche una fucina con i magli ad acqua, in riva alla Chiusella, nella frazione Frant di Meugliano, servita da una roggia che faceva andare anche un mulino, una segheria e un frantoio dove facevano l'olio di noci. Noi facevano attrezzi per la campagna e anche i chiedi a mano, e io ho ancora la ciudera, cioè la forma che serviva a fare i chiodi, uno per uno a caldo, a martellate...». Giovanni Marra, pensionato, celibe, abita ad Alice Superiore, e passa gran parte del tempo nel suo «laboratorio», pieno di migliaia di ferrivecchi e dei resti del piccolo commercio di ferramenta di quando faceva i mercati a Vico, Rueglio, Traversella. Un fratello, Piero, abita pure ad Alice, una sorella Rita ha tenuto per decenni un panetteria a Torino in corso Giulio Cesare, un'altra abita a Carema. Giovanni ha cominciato a lavorare nella fucina del padre a 12 anni, appena finite le elementari e non ha mai più smesso. <(Aìlora non c'erano soldi, poi per continuare le scuole bisognava andare fino a Ivrea e non c'fjrauo i trasporti, dopo è venuta anche la guerra, insomma bisognava andare a lavora re...». Il vecchio opificio della famiglia, che risaliva alla meta del '700, e dove hanno lavorato anche il nonno e il bisnonno, venne chiuso alla fine degli Anni 50; oggi è una rovina, restano soltanto i muri, il tetto è crollato, la grande ruota che dava movimento ai magli l'hanno rubata anni fa. Marra recupera e aggiusta un po' di tutto, basta che sia di ferro o altri metalli, ed è, tra l'altro, imo specialista nella riparazione di antiche serrature che costruiva quando faceva il fabbro, e passa quieti inverni lavorando in silenzio nella sua tana ferrosa, rimettendo perfettamente in sesto vecchi meccanismi inceppati e arrugginiti. «La memoria per me è una malattia - racconta - non butto via niente, ed è un peccato che in valle non si faccia niente, non so, un piccolo museo, un centro, per conservare le memorie dei nostri vecchi e di tutto il lavoro che si è fatto». Una malattia che ha attaccato anche a una giovane, Maddalena Bracco, di Lessolo, nella bassa valle, neo laureata in architettura con una brillante tesi su «L'immaginario come forma di strutturazione del territorio in vai Chiusella», pensando a percorsi fantastici e insieme reali, legati e nati dall'architettura spontanea e dal paesaggio. Marra, che è conosciuto da tutti in valle, ha accompagnato la studentessa per mesi in tutte le frazioni e borgate, raccontandole tutto quello che sapeva, facendo da guida e interprete. E Maddalena, dopo la laurea, innamorata della «sua» valle, ha anche proposto un piccolo progetto alla Comunità Montana una «Proposta di intervento per un centro di documentazione e ricerca in Valchiusella», ma il suo entusiasmo e la voglia di fare, per ora, si sono scontrati con l'indifferenza della politica. Peccato. VAL CHIUSELLA VAL CHIUSELLA «Nella fucina di mio padre si facevano i chiodi a mano...» LA foto deve essere del 1938, più o meno; chi l'ha mandata non è sicuro della data. Rappresenta la bottega di ferramenta e casalinghi di Giulio Marra (1885-1974), a Traversella, in vai Chiusella, valle un tempo di soli montanari e minatori. L'edifico non esiste più. «Mio padre, al centro nella foto col berretto bianco racconta il figlio Giovanni, del '26 - aveva anche una fucina con i magli ad acqua, in riva alla Chiusella, nella frazione Frant di Meugliano, servita da una roggia che faceva andare anche un mulino, una segheria e un frantoio dove facevano l'olio di noci. Noi facevano attrezzi per la campagna e anche i chiedi a mano, e io ho ancora la ciudera, cioè la forma che serviva a fare i chiodi, uno per uno a caldo, a martellate...». Giovanni Marra, pensionato, celibe, abita ad Alice Superiore, e passa gran parte del tempo nel suo «laboratorio», pieno di migliaia di ferrivecchi e dei resti del piccolo commercio di ferramenta di quando faceva i mercati a Vico, Rueglio, Traversella. Un fratello, Piero, abita pure ad Alice, una sorella Rita ha tenuto per decenni un panetteria a Torino in corso Giulio Cesare, un'altra abita a Carema. Giovanni ha cominciato a lavorare nella fucina del padre a 12 anni, appena finite le elementari e non ha mai più smesso. <(Aìlora non c'erano soldi, poi per continuare le scuole bisognava andare fino a Ivrea e non c'fjrauo i trasporti, dopo è venuta anche la guerra, insomma bisognava andare a lavora re...». Il vecchio opificio della famiglia, che risaliva alla meta del '700, e dove hanno lavorato anche il nonno e il bisnonno, venne chiuso alla fine degli Anni 50; oggi è una rovina, restano soltanto i muri, il tetto è crollato, la grande ruota che dava movimento ai magli l'hanno rubata anni fa. Marra recupera e aggiusta un po' di tutto, basta che sia di ferro o altri metalli, ed è, tra l'altro, imo specialista nella riparazione di antiche serrature che costruiva quando faceva il fabbro, e passa quieti inverni lavorando in silenzio nella sua tana ferrosa, rimettendo perfettamente in sesto vecchi meccanismi inceppati e arrugginiti. «La memoria per me è una malattia - racconta - non butto via niente, ed è un peccato che in valle non si faccia niente, non so, un piccolo museo, un centro, per conservare le memorie dei nostri vecchi e di tutto il lavoro che si è fatto». Una malattia che ha attaccato anche a una giovane, Maddalena Bracco, di Lessolo, nella bassa valle, neo laureata in architettura con una brillante tesi su «L'immaginario come forma di strutturazione del territorio in vai Chiusella», pensando a percorsi fantastici e insieme reali, legati e nati dall'architettura spontanea e dal paesaggio. Marra, che è conosciuto da tutti in valle, ha accompagnato la studentessa per mesi in tutte le frazioni e borgate, raccontandole tutto quello che sapeva, facendo da guida e interprete. E Maddalena, dopo la laurea, innamorata della «sua» valle, ha anche proposto un piccolo progetto alla Comunità Montana una «Proposta di intervento per un centro di documentazione e ricerca in Valchiusella», ma il suo entusiasmo e la voglia di fare, per ora, si sono scontrati con l'indifferenza della politica. Peccato.

Persone citate: Frant, Giovanni Marra, Giulio Marra, Maddalena Bracco, Marra, Vico

Luoghi citati: Alice Superiore, Carema, Ivrea, Lessolo, Meugliano, Rueglio, Torino, Traversella