STATUTO I nostri mod all'Avana
STATUTO I nostri mod all'Avana STATUTO I nostri mod all'Avana In questo articolo Oskar Giammarinaro, il leader della mod band torinese Statuto, racconta la spedizione del gruppo all'Avana in occasione del «Meeting di solidarietà» con Cuba. CHE dovesse diventare un evento «storico» lo si era capito da due particolari significativi. 1) L'aereo che portava Modena City Ramblers e Statuto (più 400 compagne e compagni del Prc) era della Egyptair, ed erano più di vent'anni che a Cuba non veniva consentito ad un aereo egiziano di atterrare... 2) Il concerto nella Plaza de la Revolución si doveva tenere il 27 dicembre, ma una pioggia e un vento tutt'altro che «tropicali» hanno obbligato gli organizzatori del «Meeting di solidarietà Italia/Cuba» a spostare il tutto al giorno seguente. Le prove dell'impianto si svolgevano al pomeriggio intorno alle 14, con un service valido ma con una «situazione elettrica» molto avventurosa: qui in Italia la commissione di vigilanza avrebbe vietato di accendere l'impianto in quelle condizioni. Sia i Modena, sia noi avevamo qualche difficoltà a raggiungere un'efficienza sonora soddisfacente, sul palco specialmente, ma ci siamo convinti che in una kermesse del genere, con ben 5 complessi, non si poteva pretendere più di tanto. Quando alla sera arriviamo con il pullman spettacolare, messoci a disposizione dalle autorità cubane, i Modena hanno già iniziato a suonare, sono i secondi della scaletta e sono le 22. La gente applaude, è il contingente italiano a essere più caloroso con canti e urla da veri fans. Dopo, ecco una splendida cantante cubana che si esibisce con basi pre-registrate. Sono ormai le 23,30, nella mitica Plaza de la Revolution ci sono circa 200 mila persone, fa abbastanza caldo ma non si soffoca, l'immagine di Ernesto Guevafa, l'immenso «Che», con la scritta «Hasta la Victoria siempre» e la bandiera cubana a fianco, vengono iUuminati e coprono l'enorme «Casa del Che» (o «albergo del Che») che si trova alla sinistra dell'enorme palco. Tocca a noi. La presentatrice annuncia «Da Italia: Estatuto!». S aliamo emozionatissimi ma molto orgogliosi, convinti di meritare questo riconoscimento che ci hanno dato Prc e Pc cubano: sono an™ che il nostro impegno politico-sociale non conosce sosta, nonostante il nostro genere sia molto pop e le nostre canzoni non abbiano ritornelli con puri slogan «politici», che potrebbero, alla fine, sembrare subdole ruffianate. Il pensiero va alla nostra piazza, Piazza Statuto. H ponte è immediato, noi veri proletari orgogliosi della nostra classe, metropolitani, mods che vivono di «pane e cemento» da circa 20 anni, portiamo il nostro stile, la nostra musica, il nostro messaggio a 200 mila splendide persone proprio come noi: orgogliosi con una vita dura da affrontarci con tanto coraggio e caparbietà, riescono a divertirsi, a incontrarsi, sanno che il bene di uno è il bene di tutti gli altri, non esiste prevaricazione, non esistono scorrettezze, non si vergognano a chiamare la loro terra «pa- tria», così come non ce ne siamo mai vergognati noi. Rispettano e amano la loro Cuba, così da poter amare e rispettare ogni altra patria, Italia compresa. Com'è lontana la bestialità razzista di alcuni squilibrati delle nostre parti. I pensieri sono troppi e viaggiano velocissimi. Siamo eleganti, Bumba ha un completo Anni 60 nero lucido e camicia rasa con pizzo, io indosso il vestito di Sanremo e gli altri sono perfettamente mod in abiti 60, stretti e curati. Si parte con «Abbiamo vinto il Festival» (usata negli spot televisivi della tivù cubana per promuovere il concerto) e il boato della folla è impressionante, ogni volta che mi esibisco nel balletto-ska ormai decennale (copiato da Smash dei Madness) la gente urla e si agita, è ima sensazione bellissima. Segue un brano abbastanza conosciuto anche qui, cioè «Quando, quando, quando» di Tony Renis in versione ska, e poi arriva «Qui non c'è il mare», introdotta da un mio pietoso tentativo in spagnolo di spiegare il carattere monolitico - sia culturale, sia politico, sia economico, sia sportivo - della nostra amata Torino. Incredibile: sembra che la gente conosca il brano, nello special dove cantiamo «No!» tutti rispondono, alla fine è una vera ovazione! E' la volta di «Pugni chiusi», brano in stile mod rock, scritto e suonato col cuore, prima del quale ricordo ai presenti che tutti i diritti Siae del brano sono devoluti alla SAC.S. (Società Artisti Comunisti dello Spettacolo) e cito tutti gli artisti che vi aderiscono (Claudio Lolli, Contromano, Capuano, Pueblo Unido e i torinesi Cantovivo). Il pubblico non capisce il testo ma si adegua applaudendo e salutando a pugno chiuso, copiando dagli italiani presenti nel pubblico. E' U momento di chiudere, lo facciamo con «Piera», ed è un'emozione eccezionale riuscire a far cantare a tutta la Plaza de la Revolución «Piera / non sei sincera / da questa sera / non t'amo più», un coro pazzesco, incredibile. Salutiamo, augurando buona fortuna a uno splendido popolo, colto, evoluto e orgoglioso; ferito gravemente dall'ormai insostenibile embargo americano ma fiducioso, e sicuro che anche questa volta il Grande Fidel riuscirà a farlo uscire dalla crisi, nell'unico Paese del Terzo Mondo dove tutti sono uguali, dove i musicisti sono bravissimi, tantissimi e pagati dallo Stato e guadagnano come un ministro, dove la sanità è meglio di quella europea, dove mancano tante cose, ma nessuno muore di fame e invidia un padrone o un ricco possidente. La Cuba del Duemila non potrà essere la Cuba del periodo del muro di Berlino, ma non sarà neanche quella delle leggi speciali del ''òWàl. Buona fortuna, isola/paradiso; e grazie per aver dato agli Statuto l'opportunità di ricordare il concerto nella vostra terra, come il concerto più indimenticabile della nostra lunga attività. Il modernismo è arrivato anche a Cuba. Da Piazza Statuto a Plaza de la Revolución con rabbia, stile e amore. Oskar degli Statuto Nella foto gli Statuto sullo sfondo del lungomare dell'Avana La band si è esibita il 28 dicembre difronte a 200 mila spettatori in Plaza de la Revolución Al concerto hanno partecipato anche i Modena City Ramblers STATUTO I nostri mod all'Avana STATUTO I nostri mod all'Avana In questo articolo Oskar Giammarinaro, il leader della mod band torinese Statuto, racconta la spedizione del gruppo all'Avana in occasione del «Meeting di solidarietà» con Cuba. CHE dovesse diventare un evento «storico» lo si era capito da due particolari significativi. 1) L'aereo che portava Modena City Ramblers e Statuto (più 400 compagne e compagni del Prc) era della Egyptair, ed erano più di vent'anni che a Cuba non veniva consentito ad un aereo egiziano di atterrare... 2) Il concerto nella Plaza de la Revolución si doveva tenere il 27 dicembre, ma una pioggia e un vento tutt'altro che «tropicali» hanno obbligato gli organizzatori del «Meeting di solidarietà Italia/Cuba» a spostare il tutto al giorno seguente. Le prove dell'impianto si svolgevano al pomeriggio intorno alle 14, con un service valido ma con una «situazione elettrica» molto avventurosa: qui in Italia la commissione di vigilanza avrebbe vietato di accendere l'impianto in quelle condizioni. Sia i Modena, sia noi avevamo qualche difficoltà a raggiungere un'efficienza sonora soddisfacente, sul palco specialmente, ma ci siamo convinti che in una kermesse del genere, con ben 5 complessi, non si poteva pretendere più di tanto. Quando alla sera arriviamo con il pullman spettacolare, messoci a disposizione dalle autorità cubane, i Modena hanno già iniziato a suonare, sono i secondi della scaletta e sono le 22. La gente applaude, è il contingente italiano a essere più caloroso con canti e urla da veri fans. Dopo, ecco una splendida cantante cubana che si esibisce con basi pre-registrate. Sono ormai le 23,30, nella mitica Plaza de la Revolution ci sono circa 200 mila persone, fa abbastanza caldo ma non si soffoca, l'immagine di Ernesto Guevafa, l'immenso «Che», con la scritta «Hasta la Victoria siempre» e la bandiera cubana a fianco, vengono iUuminati e coprono l'enorme «Casa del Che» (o «albergo del Che») che si trova alla sinistra dell'enorme palco. Tocca a noi. La presentatrice annuncia «Da Italia: Estatuto!». S aliamo emozionatissimi ma molto orgogliosi, convinti di meritare questo riconoscimento che ci hanno dato Prc e Pc cubano: sono an™ che il nostro impegno politico-sociale non conosce sosta, nonostante il nostro genere sia molto pop e le nostre canzoni non abbiano ritornelli con puri slogan «politici», che potrebbero, alla fine, sembrare subdole ruffianate. Il pensiero va alla nostra piazza, Piazza Statuto. H ponte è immediato, noi veri proletari orgogliosi della nostra classe, metropolitani, mods che vivono di «pane e cemento» da circa 20 anni, portiamo il nostro stile, la nostra musica, il nostro messaggio a 200 mila splendide persone proprio come noi: orgogliosi con una vita dura da affrontarci con tanto coraggio e caparbietà, riescono a divertirsi, a incontrarsi, sanno che il bene di uno è il bene di tutti gli altri, non esiste prevaricazione, non esistono scorrettezze, non si vergognano a chiamare la loro terra «pa- tria», così come non ce ne siamo mai vergognati noi. Rispettano e amano la loro Cuba, così da poter amare e rispettare ogni altra patria, Italia compresa. Com'è lontana la bestialità razzista di alcuni squilibrati delle nostre parti. I pensieri sono troppi e viaggiano velocissimi. Siamo eleganti, Bumba ha un completo Anni 60 nero lucido e camicia rasa con pizzo, io indosso il vestito di Sanremo e gli altri sono perfettamente mod in abiti 60, stretti e curati. Si parte con «Abbiamo vinto il Festival» (usata negli spot televisivi della tivù cubana per promuovere il concerto) e il boato della folla è impressionante, ogni volta che mi esibisco nel balletto-ska ormai decennale (copiato da Smash dei Madness) la gente urla e si agita, è ima sensazione bellissima. Segue un brano abbastanza conosciuto anche qui, cioè «Quando, quando, quando» di Tony Renis in versione ska, e poi arriva «Qui non c'è il mare», introdotta da un mio pietoso tentativo in spagnolo di spiegare il carattere monolitico - sia culturale, sia politico, sia economico, sia sportivo - della nostra amata Torino. Incredibile: sembra che la gente conosca il brano, nello special dove cantiamo «No!» tutti rispondono, alla fine è una vera ovazione! E' la volta di «Pugni chiusi», brano in stile mod rock, scritto e suonato col cuore, prima del quale ricordo ai presenti che tutti i diritti Siae del brano sono devoluti alla SAC.S. (Società Artisti Comunisti dello Spettacolo) e cito tutti gli artisti che vi aderiscono (Claudio Lolli, Contromano, Capuano, Pueblo Unido e i torinesi Cantovivo). Il pubblico non capisce il testo ma si adegua applaudendo e salutando a pugno chiuso, copiando dagli italiani presenti nel pubblico. E' U momento di chiudere, lo facciamo con «Piera», ed è un'emozione eccezionale riuscire a far cantare a tutta la Plaza de la Revolución «Piera / non sei sincera / da questa sera / non t'amo più», un coro pazzesco, incredibile. Salutiamo, augurando buona fortuna a uno splendido popolo, colto, evoluto e orgoglioso; ferito gravemente dall'ormai insostenibile embargo americano ma fiducioso, e sicuro che anche questa volta il Grande Fidel riuscirà a farlo uscire dalla crisi, nell'unico Paese del Terzo Mondo dove tutti sono uguali, dove i musicisti sono bravissimi, tantissimi e pagati dallo Stato e guadagnano come un ministro, dove la sanità è meglio di quella europea, dove mancano tante cose, ma nessuno muore di fame e invidia un padrone o un ricco possidente. La Cuba del Duemila non potrà essere la Cuba del periodo del muro di Berlino, ma non sarà neanche quella delle leggi speciali del ''òWàl. Buona fortuna, isola/paradiso; e grazie per aver dato agli Statuto l'opportunità di ricordare il concerto nella vostra terra, come il concerto più indimenticabile della nostra lunga attività. Il modernismo è arrivato anche a Cuba. Da Piazza Statuto a Plaza de la Revolución con rabbia, stile e amore. Oskar degli Statuto Nella foto gli Statuto sullo sfondo del lungomare dell'Avana La band si è esibita il 28 dicembre difronte a 200 mila spettatori in Plaza de la Revolución Al concerto hanno partecipato anche i Modena City Ramblers
Persone citate: Capuano, Claudio Lolli, Ernesto Guevafa, Hasta, Oskar Giammarinaro, Smash, Tony Renis
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